Le fake news su Aleppo del documentario "Alla mia piccola Sama" e le frequentazioni del produttore-protagonista

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Le fake news su Aleppo del documentario "Alla mia piccola Sama" e le frequentazioni del produttore-protagonista


E se i nazisti avessero realizzato un film strappalacrime sui campi di sterminio? Ovviamente, sapendo chi lo ha prodotto, ci sarebbe da indignarsi.

E allora, parliamo di “For Sama” (titolo in Italiano: “Alla mia piccola Sama”): nomination agli Oscar,  già idolatrato da Repubblica e in programmazione nelle sale italiane per il 13 febbraio. Un “film-documentario” strappalacrine, prodotto da Hamza al-Kateab che racconta l’odissea di una donna di Aleppo che, nel 2016, dopo la “distruzione dell’ospedale  Al Quds, ad Aleppo, ad opera dell’aviazione russa”, non sa dove partorire la sua bambina.

Peccato che l’ospedale Al Quds – con buona pace di ONG come Medicin sans frontieres - non sia mai stato distrutto, essendo il “celebre” edificio ridotto in macerie spacciato come “ospedale” (vedi la foto diffusa in ogni dove da Medicin sans frontieres) null’altro che un deposito, anche di munizioni, di Jabhat al Nusra (filiale siriana di Al Qaeda).

E a proposito di Jihadisti, assolutamente nulla ci racconta “For Sama” sull’inferno al quale avevano condannato la popolazione di Aleppo est; un inferno - costellato da episodi raccapriccianti, come il camion-bomba all'ospedale di Al Kindi, la pubblica decapitazione di un ragazzino, il lancio dal tetto degli impiegati di un ufficio postale …. E nulla ci racconta sulla sorte dei civili che vivevano nella parte occidentale di Aleppo, controllata dal governo, sottoposta a tiri dei cecchini e continui lanci di mortai e missili che hanno provocato migliaia di morti. Per saperlo, basterebbe andare a vedere le scene di giubilo della popolazione di Aleppo est dopo la liberazione da parte delle truppe siriane (che, per evitare un ennesimo bagno di sangue, avevano concesso un salvacondotto – garantito dalla Croce Rossa Internazionale - ai Jihadisti e ai loro familiari).

Si dirà “Ma, in fondo For Sama è solo una denuncia delle tante sofferenze prodotte dalla guerra.” Non è così. È molto peggio questo film realizzato da al-Kateab. Un rifugiato di lusso in Gran Bretagna e sulle cui frequentazioni è opportuno soffermarsi dando una occhiata a queste foto, diffuse dalla giornalista Eva Bartlett che documentano la vicinanza del produttore del film a efferati Jihadisti.
 



 

(A) al-Kateab, in smoking, riceve un ennesimo prestigioso premio
(B e C) al-Kateab in festosa compagnia con il suo amico Maayouf Abu Bahr
(D) Maayouf Abu Bahr, con i suoi compari dell’ISIS, stanno per decapitare il dodicenne Abdallah Issa
 
Commuoversi per la sorte toccata, nel 2016, alla mamma di Sama? Certamente legittimo, senza dimenticarsi che OGGI sopravvivono in Siria decine di migliaia di altre donne che non sanno dove andare a partorire in una terra straziata da una guerra imposta dall’Occidente e, soprattutto, da sanzioni imposte dall’Unione Europea, con il beneplacito del Governo italiano.

Andare a vedere “Alla mia piccola Sama” per arricchire gente come i coniugi al-Kateab? Questo è davvero inconcepibile.
 
 
Francesco Santoianni

(testo, in parte, ricavato dall’articolo A Beautiful but Deceptive Documentary: “For Sama” tradotto e pubblicato in Italiano su Oraprosira)
 
 

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