Le ultime sul sabotaggio del North stream e la stupidità (galoppante) europeista

Le ultime sul sabotaggio del North stream e la stupidità (galoppante) europeista

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di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Tra un mese esatto, a cavallo tra Bruxelles e Bürgenstock, si riuniranno dapprima (13-14 giugno) i Ministri della guerra dei paesi NATO, coinvolgendo anche il Consiglio Ucraina-NATO e, quindi (15-16 giugno), si svolgerà in Svizzera il “summit per la pace in Ucraina”, secondo la cosiddetta “formula Zelenskij”, che prevede espressamente la non partecipazione della Russia, cui verrebbero successivamente dettate le “regole di pace”.

Regole di “pace” a senso unico, cui fanno da sfondo, tra le altre cose, i metodi operativi CIA-NATO per “prescrivere” al mondo l’agenda degli interessi politici, economici e militari USA: criteri così furbescamente esaltati da quel premio Nobel in astuzia del (vecchio e nuovo) Ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski, le cui uscite di cronaca spicciola - «Thank you USA» per l’attentato al North Stream - vanno a braccetto con le “disamine storiche” della di lui consorte, la famigerata Anne Applebaum.

Ebbene, si dà il caso – la cosa va ovviamente presa un po’ con le molle, per il “pulpito da cui viene la predica”; oltretutto, non aggiunge molto a quanto saputo ormai da tutti e negato solo dalle parti del PD – che qualcuno, a Kiev, si sia messo a spifferare nomi e cognomi dei protagonisti di quelle “gesta” che nel settembre 2022, secondo il consueto “spirito pratico americano”, misero la parola fine alle ubbie europeiste sulle forniture energetiche al vecchio continente: non avrete altro gas che quello di scisto yankee e, se non lo avete capito con le buone, ci pensiamo noi a convincervi, facendo saltare i condotti nemici.

E non tirate in ballo “indagini internazionali sotto egida ONU”, dissero due anni fa da Washington: non sono altro che tentativi del Cremlino di «screditare l’indagine competente condotta da Svezia, Danimarca e Germania». Chiuso. Infatti: quella “indagine competente” è stata chiusa con un nulla di fatto.

Ora dunque, l’ex deputato della Rada Andrej Derkach racconta alla bielorussa BelTA che i sabotatori del gasdotto si erano addestrati un po’ nella regione ucraina di Žitomir (nella cava di Sokolov, a una profondità di 110 metri) e un po’ in Romania, nei dintorni della base NATO di Mangalia. Siamo stati noi a mettere insieme l’intero gruppo di sabotaggio, dice Derkach: Andrej Burgomistrenko, Roman Cervinskij, Sergej Kuznetsov, Oleg Varrava, Ruslan Rudenko e Marina Sitalo, che si prepararono nel mar Nero, presero quindi un’imbarcazione, che trasferirono in Polonia e, dopo, una più piccola, la “Andromeda”, di cui a suo tempo avevano parlato anche i media occidentali, con cui eseguirono l’azione.

L’intero addestramento e la fase successiva, afferma Derkach, si svolse sotto il controllo di Chistopher Smith, all’epoca numero due dell’ambasciata USA a Kiev e oggi assistente del Segretario di stato per Europa e Asia.

Insomma, scrive Aleksandr Grišin su Komsomol’skaja Pravda, servizi segreti ucraini o esercito, servizi segreti rumeni, leadership NATO (senza il cui consenso, semplicemente, i sabotatori non avrebbero potuto accedere a una base militare dell'Alleanza), un ufficiale dei servizi segreti americani sotto copertura diplomatica che, chiaramente, non agiva di propria iniziativa, ma su ordine dei propri superiori della CIA: si sta cioè parlando di «un vero e proprio atto di terrorismo internazionale, pianificato e realizzato dalle principali strutture governative di diversi paesi e organismi interstatali. E va ricordato che la CIA può condurre operazioni di questo tipo e portata solo con l’approvazione personale del Presidente».

Dunque, “non avrai altro gas che quello mio di scisto”, per cui in Polonia, ad esempio, si stavano già da tempo allestendo i terminali d’approdo. Si trattava di fermare a ogni coso la penetrazione russa in occidente: ricordate quando, anche in Polonia o nei Paesi baltici, si tuonava contro i gasdotti russi che, insieme al gas, avrebbero portato “la propaganda del Cremlino” in Europa? In quell’Europa in cui, nei decenni, si è passati, per dire, da una visione “gaullista” di contrappeso all’egemonia yankee, che non escludeva proficui rapporti con l’allora Unione Sovietica e l’ex campo socialista, a un’espansione, proprio verso est, inglobando man mano i paesi di quel campo, inghiottendoli nel “dio mercato” e trasformandoli in cordone sanitario tutt’intorno alla Russia capitalista.

C’è da dire che, nonostante l’allargamento a est della NATO; nonostante la conclamata russofobia della maggior parte dei paesi di quell’ex “campo socialista”, fino a un certo punto, sul piano energetico le cose sono andate avanti abbastanza tranquillamente, pur con alti e bassi (l’altolà americano al South stream, per esempio) e linearmente, visto soprattutto il reciproco vantaggio in termini finanziari; si era arrivati addirittura a ventilare la possibile abolizione dei visti.

Poi si arrivò a una prima svolta, nel 2009, con il programma UE di “Partenariato europeo”, per attirare maggiormente Bielorussia, Ucraina, Caucaso, Moldavia nell’orbita europeista, staccandoli da Mosca. Quindi: majdan. Tutto chiaro.

Imperativo “europeista” è quello di «contenere le ambizioni neoimperiali russe». Ecco che, ricorda Vadim Trukhacëv sulla russa Vzgljad, paesi quali «Germania, Francia, Italia, Austria, Olanda, Finlandia, rimasti per anni principali partner commerciali della Russia, hanno cominciato a varare sanzioni. E ogni concessione alla Russia veniva percepita come “concessione a un paese autoritario e revanscista”. E ora hanno iniziato a chiedere a tutti i candidati all'adesione all'UE una dura politica anti-russa».

Quindi, aggravandosi sempre più la crisi economica e di egemonia USA e temendo a Washington una troppo acuta concorrenza industriale franco-tedesca, i “pratici” yankee hanno agito alla loro maniera: qui comandiamo noi, l’industria che ha da essere sviluppata è solo la nostra e i prezzi delle risorse energetiche di cui voi vi servite per farci concorrenza lo decidiamo noi. Punto.

Oggi, la vice capo della Commissione europea, la ceca Vera Jourova, arriva a proclamare che l’allargamento della UE, vent’anni fa, ha rappresentato «la garanzia del fatto che la Russia imperialista non ci sottometterà più».

Quale migliore “garanzia” del sabotaggio del North stream?

Ma, da inguaribili ottimisti, siccome diamo sempre per scontata l’intelligenza delle persone, a fronte di una loro stupidità solo di facciata, non pensiamo che essi credano veramente a quello che ci raccontano su “valori europeisti”, “indipendenza e sovranità”, “libertà occidentali”. La vicenda del North stream dice tutto.

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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