Lenin fuori dalla retorica

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Lenin fuori dalla retorica

 

di Roberto Gabriele e Paolo Pioppi

Con il centenario della morte di Lenin sta montando una sequela di commenti sull'anniversario decisamente sproporzionata rispetto al peso effettivo che i comunisti hanno in Italia. Certamente la spinta a commentare l'evento viene dalla statura del personaggio e dal ruolo decisivo che ha avuto nella storia e in particolare nella storia del movimento comunista. Ma quello che sorprende un po' di questa situazione è il fatto che all'esegesi dell'opera leniniana non corrisponde nei fatti una capacità di collegare il pensiero e l'azione del leader della Rivoluzione russa e rifondatore del movimento comunista al modo di agire odierno di molti di quelli che ne parlano.

È necessario, perciò, che si esca da questa logica e si riporti la questione del centenario, a cui ormai non è dato sottrarsi, alla sostanza del problema che consiste nel decidere, quando ricordiamo la figura di Lenin, se si tratta di una commemorazione storica o di un modo concreto, che ovviamente riguarda anche i comunisti italiani, di collegare l'eredità di Lenin al presente. Non avendo scelto tra le due ipotesi, coloro che si dedicano alle commemorazioni dell’anniversario non riescono a suscitare un interesse adeguato.

E' ovvio che per noi parlare di Lenin oggi deve essere fatto al di fuori di ogni intento  retorico o  agiografico  e partendo da un aspetto essenziale della sua eredità, che oggi è centrale, e consiste nel rapporto tra l'azione dei comunisti e la lotta contro l'imperialismo. A questo riguardo, sappiamo che all'epoca della Prima guerra mondiale le ipotesi di Lenin sono state verificate fino in fondo sul piano teorico e su quello dell'azione pratica. Si partiva dall'analisi dell'imperialismo (L'imperialismo fase suprema del capitalismo) per arrivare all'indicazione della trasformazione della guerra in guerra civile rivoluzionaria per la presa del potere. E su questo Lenin è stato preciso e determinato a partire dalle conferenze internazionali di Zimmerwald e di Kienthal del 1915 e 1916.

Allo schema dell'azione rivoluzionaria contro la guerra imperialista era collegata la consapevolezza del livello mondiale delle contraddizioni che la guerra imperialista portava con sè. In questo modo si dava al nascente movimento comunista un asse strategico su cui muoversi nei decenni successivi alla rivoluzione del 1917. Da questo nucleo centrale del pensiero di Lenin, la prospettiva che veniva indicata non era legata solo a una particolare congiuntura, ma spaziava su un orizzonte molto più vasto: la guerra imperialista come motore di uno sconvolgimento globale.

La fondazione della III Internazionale e il suo ruolo nella storia dimostra che il rivoluzionario Lenin indicava, come avevano fatto alla loro epoca Marx e di Engels con l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, un obiettivo che riguardava tutto l'occidente capitalista fino ad abbracciare l’oriente e il sud coloniale.

Questa visione delle cose, sostanzialmente corretta, ha subito però nei decenni successivi al 1917, articolazioni e variazioni di non poco conto. Già dai primi congressi dell'Internazionale Comunista, il rapporto tra conseguenze della Prima guerra mondiale e sviluppo rivoluzionario veniva ricalibrato in un quadro molto più articolato e aderente allo sviluppo reale delle contraddizioni.

Se andiamo a riepilogare i fatti degli ultimi decenni che sommariamente riguardano il crollo dell'URSS e del socialismo nell'Europa dell’Est, la fine dell'esperienza della III Internazionale già dal 1943, la crisi dei partiti comunisti europei, la nascita del socialismo con caratteristiche cinesi, la costituzione di un fronte imperialista mondiale, non codificato ma attivo, comprendente la Russia di Putin, la Cina, la Corea, parte del Medio Oriente e un'alleanza economica dei paesi indipendenti che fa capo ai BRICS, vediamo che lo scenario è cambiato rispetto alla dinamica imperialista dell'epoca di Lenin, ma la sostanza rimane, il tema delle guerre imperialiste rimane all'ordine del giorno anche se deve trovare la sua giusta declinazione.

Oggi partiamo dal fatto che il ruolo imperialista dell'occidente capitalistico è in crisi, ma sappiamo anche che, per contrastare la sua crisi di egemonia politica, militare e anche economica, l’imperialismo porta avanti un programma di guerre. Solo che non trova davanti a sè una prateria dove far correre i suoi carri armati, ma una resistenza dei popoli aggrediti e un circuito di solidarietà di paesi in possesso di un armamento nucleare potente e moderno come la Russia e la Cina.

A fronte di questa situazione, per capire come va raccolta l'eredità leniniana dobbiamo oggi fare un parallelo tra l'epoca rivoluzionaria in cui Lenin agì e le circostanze attuali. Il punto di  unità sostanziale  tra passato e presente, e che rappresenta il filo rosso che li attraversa, è il modo con cui i comunisti devono affrontare la situazione. Attualmente l'opposizione alle guerre imperialiste si sviluppa sul terreno della solidarietà e del movimento contro la guerra, fattori certamente importanti per condizionare gli aggressori (si veda ora il peso che sta assumendo la condanna di Israele). Ma tutto questo non deve farci dimenticare il fatto che i comunisti devono misurarsi anche con l'avversario di casa propria, coi governi occidentali che sono alleati degli USA nelle guerre. E il modo di misurarsi con questi governi è direttamente legato al livello del loro coinvolgimento. Finora le guerre imperialiste di aggressione vengono fatte per procura, come in Ucraina, o da forze armate professionali supportate da un alto livello tecnologico. I rischi per le metropoli imperialiste sono finora minimi. Ma non è detto che lo scenario non si allarghi e le popolazioni dei paesi imperialisti vengano coinvolte direttamente e a questo evento bisogna prepararsi.

L'Italia ovviamente rientra nel novero dei paesi dell'occidente capitalistico che collaborano alle guerre a guida americana. Non è solo subordinazione agli USA, ma anche un tentativo di essere protagonisti del blocco imperialista. La domanda da farci e questa: qual è l'indicazione dei comunisti e il ruolo che essi devono svolgere?

Il centenario della morte di Lenin ci offre l'occasione di ricordare il suo ruolo contro l'imperialismo e le guerre imperialiste, ma anche l'attualità del suo messaggio nella situazione presente. Se fossimo nell'Italia del 1943 potremmo dire ...scarpe rotte eppur bisogna andar!

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