Leonardo, sciopero contro 3400 provvedimenti di CIG negli stabilimenti del Mezzogiorno
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Centinaia di lavoratori del gruppo Leonardo, azienda a partecipazione statale, sono scesi in piazza a Roma provenienti da vari stabilimenti italiani per protestare contro la decisione aziendale di mettere in cassa integrazione 3400 dipendenti degli stabilimenti di Nola e Pomigliano d'Arco in provincia di Napoli e Foggia e Grottaglie(Taranto).
Una protesta direta non solo contro i vertici aziendali, ma anche contro il Governo: "Non si capisce quale è la linea generale. Del PNRR non sappiamo nulla, non c'è un piano industriale. Chiediamo chiarezza su investimenti e prospettive. Leonardo è un asset strategico del nostro Paese", sottolinea la leader della Fiom, Francesca Re David.
Molta preoccupazione per gli stabilimenti del Mezzogiorno dove si concentra la CIG, la mancanza di commesse e piano industriale per questi siti, in particolare a Pomigliano, dove c'è una vocazione che dura quasi da un secolo per il settore aeronautico, per la mancanza di un piano produttivo.
Ci si aspettava una crisi del settore legato alla pandemia, ma è tangibile nel mezzogiorno dove ci sono impianti legati all'aeronautica civile, in quelli del Nord Italia, dove c'è una produzione militare, non sembrano sentirsi venti di crisi. Strane coincidenze.
La crisi dell'ex Alenia per gli stabilimenti del sud Italia parte da almeno 10 anni, quando la gestione della Lega Nord portò all'acquisizione dell'Aermacchi, legata alla famiglia di Roberto Maroni, spostando la sede legale da Pomigliano d'Arco a Venegono in provincia di Varese e alla chiusura del sito di Casoria, alle porte di Napoli.