Morti sul lavoro e il circo di chi è "più a sinistra"

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Morti sul lavoro e il circo di chi è "più a sinistra"

 
Qualcuno faceva notare che ogni giorno tre persone salutano la famiglia per andare a lavoro. Immaginate la scena: bacio al compagno, bacio ai genitori, ai fratelli e le sorelle, ai figli. E poi non tornano più: puff, spariti. Letteralmente inghiottiti da un sistema spietato e interessato solo al più bieco sfruttamento, al profitto più sfrenato.

È giusto farlo notare, ci mancherebbe altro, ma come al solito si percepisce una certa ipocrisia di fondo che rende il tutto insostenibile.

Perché parlarne adesso? Il fenomeno è stato molto simile nel 2021 (io nel mio piccolo ad esempio ne ho scritto tante volte): abbiamo contato 1071 morti sul lavoro. 1071 diviso 360 fa esattamente 2.9, quasi 3.

Forse se ne parla adesso perché ora davvero la situazione è insostenibile? E questo pure non va bene perché significherebbe dire che i morti del 2021, del 2020 e così via si potevano invece accettare.

L'ipocrisia sta nel far scoppiare la bomba mediatica a piacimento, peraltro dimenticando di attribuire le doverose responsabilità.

Questi sono anche (soprattutto) morti di precarietà e pure questo (nel mio piccolo) l'ho scritto decine di volte: la gente muore perché non può pretendere il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza per paura di essere allontanata dal lavoro. Il ragionamento è semplice: meglio un lavoro pericoloso che niente lavoro e morire di fame. Soprattutto se hai familiari a carico.

Oggi contiamo in Italia il più alto tasso di precarietà sul lavoro mai registrato prima: quasi tutte le assunzioni vengono realizzate con contratti a termine.

In un contesto del genere come si fa a immaginare un miglioramento della situazione? E di chi è la colpa? Proprio di chi è in piazza a protestare.

Le forze progressiste (parola odiosa, arbitraria, etnocentrica) di questo paese malandato hanno aggredito i lavoratori per trent'anni: hanno strappato a morsi dalle loro ossa i diritti uno dopo l'altro, direttamente o sostenendo governi "tecnici" (politici, neoliberalisti). Il tutto con la complicità di un sindacato ormai decadente, morto.

E ora scoppia la bomba mediatica della banalità, del sensazionalismo ad orologeria: superficiale, improduttiva, a breve termine. Perché bisogna dimenticare che ci staccheranno la luce, che siamo in guerra, che i salari sprofondano nel pantano inflattivo.

E tutti a fare a gara su chi è più di sinistra: il circo continua.

Savino Balzano

Savino Balzano

Savino Balzano, nato a Cerignola nel 1987, ha studiato Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Perugia. Autore di "Contro lo Smart Working" (Laterza, 2021) e di "Pretendi il Lavoro! L'alienazione ai tempi degli algoritmi" (GOG, 2019). Sindacalista, si occupa di diritto del lavoro, collabora con diverse riviste.

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