Mostra per Mariupol sponsor del neonazismo. L'enorme autogol del Comune di Milano
"Uno sguardo negli occhi dei difensori di Mariupol", recita così la scritta in sovraimpressione sulla foto pubblicata per sponsorizzare l'evento. Lo sguardo del "difensore" è quello di Denys Prokopenko, suprematista bianco e comandante del Battaglione Azov:nato il 27 giugno 1991, inizia la sua militanza politica presso il gruppo ultras neonazista “White Boys Club” supporters della squadra di calcio di Kiev, la Dynamo Kyiv. Un gruppo di ultras nato prima del colpo di Stato di Maidan, di cui simbolo inziale era la croce celtica e l’aquila imperiale nazista. Il “White Boys Club” non è stato un ordinario club calcistico ma una vera e propria scuola e fucina di neonazisti che, nascondendosi dietro il tifo calcistico, diffondevano la cultura fascista, l’odio contro gli ebrei e i “negri”, contro immigrati e verso i loro stessi connazionali russofoni.
Diversi neonazisti parteciparono alle violenze a Mariupol e Odessa contro la minoranza russa, e tra loro vi erano anche quelli del “White Boys Club”. Molti di questi confluirono nella "Borodach Division" colpevole di numerosi crimini di guerra contro i civili durante il primo anno della guerra civile ucraina nel Donbass (2014). La Boradach, di cui simbolo è il Totenkopf nazista con l'aggiunta di barba e baffi da hipster, è poi confluita nel Battaglione Azov, a sua volta incorporato nella Guardia Nazionale dell’Ucraina a partire dal novembre del 2014 ma con ampi margini di autonomia.
In quella che fu denominata la capitale della Resistenza fa specie che al Municipio 1 col patrocinio comunale si dedichi spazio e visibilità ad appartenenti a formazioni esplicitamente neonaziste. La mostra, è bene ribadirlo, è stata voluta e organizzata dall'associazione UaMi, con il patrocinio del Municipio 1, del Comune di Milano e del Consolato Generale d'Ucraina a Milano.
Testate come 'La Stampa', dedicando un articolo alla vicenda, sostengono che la polemica sia nata (e circoscritta) per la scelta della foto usata sulla locandina: un ritratto in bianco e nero del volto di Denys Prokopenko. Lo scandalo ripreso a onor del vero da molte testate giornalistiche è venuto fuori grazie alla denuncia del Comitato per il Donbass Antinazista che ha fatto luce su questo ennesimo tentativo di figure filo-governative ucraine di sdoganare il neonazismo in Italia. Il Comitato ha inoltre evidenziato che il problema della foto di Prokopenko è solo la punta dell'iceberg, in quanto la stessa mostra, svoltasi tempo prima a Leopoli, era sponsorizzata proprio dall'Azov, dalla sua associazione "Azov One", che ha il compito di promuovere l'immagine del battaglione per il mondo. Nella mostra a Milano ogni riferimento all'"Azov One" sembra essere rimossa. Gli organizzatori sapevano forse che la cosa avrebbe generato polemiche? "Comunque", scrive il Comitato, "il Kvyatkovskyy Family Foundation, logo presente anche a Milano, collabora con l'Azov. Il sindaco di centro-sinistra milanese Beppe Sala è al corrente che la sua città sta patrocinando una mostra dedicata al whitewashing dei suprematisti bianchi ucraini?"
L'esposizione "doveva essere un'occasione di conoscenza della storia di questa resistenza [a Mariupol n.d.a], non una celebrazione", spiega il presidente del Municipio 1, Mattia Abdul Ismahil. Da Palazzo Marino, ad ora non trapela nessun commento ma c'è già qualche consigliere di maggioranza che prova a gettare la croce sul sindaco Beppe Sala: "Non in mio nome", scrive su Facebook Enrico Fedrighini.
Tra i primi partiti a denunciare la cosa poi Rifondazione Comunista: "Il Comune di Milano patrocina una mostra dal titolo Eyes of Mariupol. Uno sguardo negli occhi dei difensori di Mariupol. Le immagini, installate in via Dante, ritraggono soldati in uniforme appartenenti al Battaglione Azov, formazione riconosciuta a livello internazionale come neonazista. Basta dare un'occhiata in rete per vedere i militanti sfoggiare tatuaggi e simbologie naziste. È così che il Comune di Milano, tanto attento ai diritti promuove la pace? Riteniamo gravissimo questo patrocinio e chiediamo l'annullamento dell'evento che propaganda la guerra come valore e distorce la realtà. La guerra non è un servizio fotografico ma un massacro che va fermato subito."
Supportano invece, come da buon copione, la mostra i Radicali di Emma Bonino, con un articolo di Massimiliano Melley, membro della Direzione dei Radicali, pubblicato su MilanoToday. Melley, noto per aver promosso la narrazione in difesa del nazionalista ucraino Markiv, condannato e poi scagionato per l'omicidio di Andrea Rocchelli, in questo articolo da spazio al solito personaggio filo-governativo ucraino che ci racconta che i membri (neonazisti) dell’Azov per loro sono come i partigiani per noi.
La mostra inaugurata il 03 settembre si svolgerà fino al 17 settembre nel centro di Milano, in via Dante.
In un paese in cui l’antifascismo è sancito in Costituzione e soprattuto in un comune come quello di Milano, amministrato da politici di centrosinistra capeggiati dal sindaco Sala , che si dichiara antifascista, una mostra del genere dovrebbe essere subito annullata porgendo le scuse alla collettività.
Fonti e link di approfondimento:
https://mossrobeson.medium.
https://reportingradicalism.
https://www.tf1info.fr/
https://twitter.com/Voxkomm/
https://t.me/ComitatoDonbass/
https://www.lastampa.it/
https://www.farodiroma.it/
https://www.ansa.it/amp/
https://www.milanotoday.it/