Non è la Russia ma Israele a intossicare l'informazione. Lo scandalo che scompare prima che sia troppo tardi
Così come è stato per l’indecente storia dei servizi segreti italiani (che, tramite mazzette, pilotavano l’opinione pubblica ), scompare prima di nascere lo “scandalo” dell’azienda israeliana (“Gli uffici di Roma e Tel Aviv sono a disposizione per offrire ai nostri clienti il massimo della creatività italiana coniugata all’innovazione israeliana”) IsayWeb - IsayBlog - IsayData scoperta ad operare su Internet con innumerevoli fake bot (account automatici, mimetizzati sui social da false identità). Fosse stata la “notizia” di un Putin che, avvelenando Internet, condizionava la vita politica italiana, state pur certi che questa bufala avrebbe campeggiato per settimane su tutti i TG. Ben altro trattamento per l’azienda israeliana per la quale si è spesa solo qualche sdolcinata ramanzina .
Ma, riepiloghiamo i fatti.
Nell’autunno 2017 comincia a girare su internet un anonimo video che denuncia le attività di, almeno, 50.000 Fake Bot creati dalla IsayWeb - IsayBlog - IsayData
Il video acquista una crescente popolarità: bisogna, quindi, correre ai ripari. Il 28 dicembre 2017 un sito vicino al PD, Giornalettismo, “denuncia” con indignazione fake bot che stanno diffondendo questo tweet: “È una notte speciale x me perché stanotte dopo oltre 5 anni dal sisma dormo x la prima volta a casa mia. E mi andava di condividerlo con voi“. Un tweet – a guardare bene - palesemente assurdo: il terremoto che ha colpito Amatrice è del 2016, non di cinque anni fa, mentre quello in Abruzzo è del 2009. Nonostante ciò subito si scatenano sui social innumerevoli proteste contro il governo (indicato come mandante occulto dei tweet) da parte di tanti che non si rendono conto di essere usate come comparse. Ad intorpidire ulteriormente le acque, lo stesso articolo di Giornalettismo, che citando di striscio la IsayData si preoccupa di evidenziare l’obbiettivo squisitamente commerciale, e non politico, dell’operazione Fake Bot:
“Chi c’è dietro l’esercito dei fake bot? Difficile saperlo. In questo caso però non sembra ci sia dietro (per ora) un rilevante attivismo politico. Anzi, dall’analisi, veloce dei vari profili emergono status neutri, molte citazioni, qualche call to action – diventate già virali – con invito a cambiare immagini profilo. (…) Obiettivo dei fake bot è conquistare il maggior numero di followers. Più followers hai più vale la tua utenza. Anche se “falsa”. I bot servono per aumentare il bacino social della tua azienda, fare recensioni e i giudizi pilotati su piattaforme come Amazon o TripAdvisor.”
Una lettura questa pienamente ripresa da Il Fatto Quotidiano il 30 dicembre. Ma è lo stesso giornale di Travaglio a pubblicare nello stesso giorno – non si sa se per una svista, dovuta alla redazione semivuota per le vacanze natalizie, o per una clamorosa inversione dalla sua linea filo-sionista – un articolo (sempre a firma La Redazione) di ben altro tenore: “Twitter, non solo i terremotati: dall’Ilva a Israele, la rete di utenti falsi porta a una società romana che dice: “Noi estranei””; articolo che documenta di recenti campagne di quei fake bot, ad esempio quella indirizzata a favorire i nuovi padroni dell’ILVA, il PD, la politica di Israele. Il Fatto quotidiano tornerà il giorno successivo con un altro articolo sull’accanimento dei fake bot nei riguardi di Salvini e, soprattutto, del Movimento Cinque Stelle. Ma in questo articolo scompare ogni collegamento tra l’azienda (che smentisce il suo utilizzo di fake bot) e Israele. Permane, invece la peana in onore di David Puente, debunker ufficiale della Boldrini, indicato come colui che avrebbe smascherato la losca operazione.
Puente che sbalordisce tutti con il suo acume, insinuando attraverso la lettura delle prime lettere “is” (che traspaiono dal resto dell’indirizzo mail di iscrizione, coperto da asterischi) che quei fake bot li ha iscritti a Twitter la IsayBlog (come se esistessero aziende così idiote da creare Fake Bot utilizzando il proprio indirizzo mail); che ci fa, comunque, notare come l’iscrizione a Twitter di alcuni di questi fake bot risale ad una data antecedente a quella della costituzione della IsayBlog (come se non esistesse, da anni, un fiorente mercato di fake bot); che riporta una sua richiesta di informazioni alla IsayBlog: (“A questo punto faccio qualche domanda a chi lavora all’interno della società: Ci siete voi dietro a questi account? Come mai i retweet ai vostri contenuti sono fatti da questi utenti? Come fate ad avere un account del 2012 se siete nati nel 2016 come società?”) della quale, ovviamente, non riporta alcuna risposta. Ma che deve essere convincente considerato, due giorni dopo, il suo responso definitivo ai tanti che si erano rivolti a lui per avere lumi sulla storia della società israeliana che diffondeva fake in Italia:
“Qualcuno ha parlato di pubblicazione di fake news governative, che ci sia dietro il PD, ho persino letto complotti del Movimento 5 Stelle per denigrare il PD. Non bastava, c’era chi metteva in mezzo il Mossad e non oso cercare se qualcuno ha messo in mezzo Soros o i Rettiliani!!! Basta, per carità! Che il gruppo “ISay” abbia avuto clienti come Ignazio Marino e il Padiglione Israele a Expo 2015 non è un mistero, ma si tratta di business fino a prova contraria, così come la Casaleggio Associati aveva i suoi clienti come Banca Intesa e altri ancora (ohibò, per quelli allora è solo business, giusto?).”
Quindi, chi osa sospettare di una operazione di intossicazione dell’informazione gestita da uno stato estero - che non è la Russia, ma Israele - è un povero complottista che crede ai Rettiliani. E una azienda che gestisce migliaia di falsi profili per colpire gli avversari politici del governo fa solo “business”.
La faccenda, allora, si chiude con il timbro del Luminare?
Crediamo di no. Lo scandalo affiorato in questi giorni (al pari del pilotaggio dell’informazione operata dai nostrani servizi segreti) meriterebbe proteste di piazza o, quantomeno, interrogazioni parlamentari. Ma con le vacanze di Natale in corso e il Parlamento ormai sciolto cosa volete che si faccia? Forse proprio per questo, per questi giorni, è stato pianificato questo “scandalo” da neutralizzare subito con un cover-up. O, come direbbero i romani: “mandando tutto in caciara”.
Francesco Santoianni