Non difendo Francesca Albanese, la strega

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Non difendo Francesca Albanese, la strega

 

 

di Patrizia Cecconi

 

È strano trovarsi all'estero, lontano da TV e connessione internet a godere l'ultimo sole su

Una spiaggia balcanica ed essere riportati a forza nella realtà politica da un interlocutore che, paradossalmente, è più lontano dalla politica di quanto io non lo sia dal Polo Nord.

Tutto nasce dalla mia richiesta di raggiungere l'isolotto di Sazan che è di fronte ai miei occhi, nella baia di Valona, e sentirmi rispondere che non si può più perché da un paio di mesi l'isola appartiene a un ricco immobiliarista ebreo, un certo Kushner, genero di Trump, che ne farà un resort di gran lusso solo per turismo d'élite.

In un attimo il pensiero vola a Gaza e alle mire di certi immobiliaristi, tanto sporche da aver creato sconcerto perfino in qualche buon filo-sionista nostrano. Poi il pensiero corre dall'altra parte del Canale d'Otranto, dove si sta realizzando il piano coloniale CORAL 37 di un'altra imprenditrice ebrea-israeliana la quale sta progettando la "Israeli Colony in Salento". Ma anche a Cipro sta succedendo qualcosa di simile. 

Mi chiedo se sia il sionismo che si sta incistando spazialmente nel mondo o se siano semplici semplici acquisti di ricchi imprenditori per caso israeliani o per caso di religione ebraica.

Apro il web per un primo aggiornamento su questo inquietante fenomeno immobiliare e mi trovo di fronte una notizia che mi costringe ad accantonare per il momento questa ricerca.

Scopro, infatti, che tre giorni fa, all'Assemblea generale dell'ONU, il rappresentante israeliano Danny Danon, discepolo ideale dell'IRGUN, una delle organizzazioni terroristiche più sanguinarie del sionismo pre-istaelianp, poi riciclatosi politicamente nel partito di estrema destra LIKUD, non avendo argomenti per contestare il lavoro della Relatrice speciale ONU, la giurista Francesca Albanese, ed avendo forse poca fiducia nella ripetizione delle solite menzogne, ormai screditare dalla realtà che grazie al digitale è sotto gli occhi di tutti, ha pensato di poter colpire Albanese definendola "strega", più precisamente "strega fallita".

Fallita poiché, per indubbio merito della servile complicità degli oltre 60 Stati citati nel rapporto, i suoi "malefici" non raggiungono l'obiettivo di fermare né i crimini né i criminali.

Non ritengo abbia senso difendere la Relatrice ONU dalle tanto miserabili quanto ridicole accuse dell'ometto che rappresenta Israele alle Nazioni Unite, mentre sarebbe la stessa ONU a dover essere difesa dall'invasione di sostenitori di pratiche criminali che tendono a distruggerne autorità e autorevolezza rendendola un'organizzazione fantasma i cui nobili principi restano lettera morta schiacciati dall'arroganza di chi, in virtù di una rete di complicità militari, finanziarie, politiche mediatiche sa di essere impunito. 

Quindi, dopo aver ascoltato le dichiarazioni che insultavano Albanese umiliando in contemporanea quella che dovrebbe essere la sede della diplomazia internazionale, riaffermo la mia convinzione che Francesca Albanese, raro orgoglio dell'attuale realtà italiana, non ha bisogno di altra difesa che quella che emerge dalla dignità delle sue risposte, dalla serietà del suo lavoro e dal suo assoluto coraggio.

Sembrerà strano a chi mi legge, ma mi verrebbe da difendere quel povero Maurizio Massari, rappresentante permanente per l'Italia il quale, agli insulti che il ridicolo Danon rivolgeva al ruolo oltre che alla persona di Francesca Albanese, abbassava la testa e piegava la schiena e penosamente, nonostante la sua lunga carriera di ambasciatore, vestiva l'abito di obbediente e rispettoso valletto e sconfessava "a nome dell'Italia" (!!!) la Relatrice ONU dichiarato contro ogni evidenza che il suo rapporto è "interamente privo di credibilità" accusandola inoltre - e quindi insultandola - "di mancanza di integrità e di buona fede".

Cosa avrà subito il povero ambasciatore Massari per scivolare tanto in basso e mostrare senza ritegno la sua sudditanza (e quindi quella del governo italiano) ai potenti del momento?

In sintonia con Massari e Danon si è levata solo una voce, quella della rappresentante ungherese, il che non è certo occasione di vanto.

Una scena pietosa, una vergogna sottolineata tacitamente dell'accoglimento del rapporto da parte degli altri rappresentanti. 

Intanto in M.O. il progetto sionista avanza, supportato non solo dai tanti complici denunciati nel rapporto "Genocidio di Gaza: un crimine collettivo", ma aiutato anche dai silenzi mediatici sui crimini, comprese le prove ormai incontestabili delle torture, spesso a morte, subite da migliaia di prigionieri palestinesi; aiutato anche dalle menzogne che provano a coprire il padrone delle veline mediatiche e dei numerosi affari che hanno tessuto la sua rete di protezione: quella del sionismo mondiale.

Cerco altre notizie e scopro che ieri a Roma s'è svolta una manifestazione con la parola d'ordine "Ebrei in piazza a testa alta". Bene, sono contenta, immagino che gli ebrei romani non affetti dal razzismo sionista siano scesi in piazza. Vado a vedere e scopro (link al video) che sono i sostenitori del governo fascista di Netanyahu ad essere in piazza. Con loro ci sono gli evangelici, detti anche sionisti cristiani, alcune associazioni e fondazioni insospettabili, forse chiamate a manifestare contro l'antisemitismo ma senza accorgersi di essere accompagnati da figure che l'antisemitismo ce l'hanno nel loro DNA politico e l'hanno solo opportunisticamente nascosto. Ci sono infatti parlamentari di origine neo-fascista, ma sono mischiati con filo-sionisti leghisti e renziani e quindi meno evidenti.

Non è stata una grande manifestazione ma basta dare un'occhiata al video (qui) per rendersi conto che siamo in un momento di grande pericolo per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto dei diritti umani e nello specifico di quelli costituzionali, per il crescere della violenza sionista, e non solo quella verbale.

Siamo in un momento che vede marciare pericolosamente l'ideologia sionista e occupare ogni angolo in cui intende imporsi, siano spazi fisici da conquistare, siano spazi mediatici o culturali utili al suo avanzamento. 

La parola d'ordine vincente è "lotta all'antisemitismo", anche dove non c'è.

Così, come in Cisgiordania i fuorilegge detti coloni sono supportati dall'esercito occupante, così ieri, in forma per fortuna ridotta, abbiamo visto che mentre un manifestante violento insultava pesantemente e metteva le mani addosso alla giovane giornalista free lance Giulia Bertotto, la polizia è intervenuta ma NON in sua difesa, bensì identificando lei al posto del suo aggressore.

Per inciso, l'insulto più pesante che le è stato rivolto, segnale di una sub-cultura di violento e disgustoso maschilismo, nella città di Roma - di cui conosco bene i tratti sociali - equivale a uno STUPRO VIRTUALE, fatto per umiliare la donna cui è rivolto, in quanto donna.

È molto più che l'insulto maschilista generico di "puttana", è un vero stupro virtuale.

Cosa dirà in proposito la renziana Boschi, supporter della manifestazione e solitamente attenta alla dignità femminile? Probabilmente niente, perché quando la narrazione sionista si appropria delle menti, così come la pratica sionista si appropria delle terre, non resta più niente da dire.

O se ne capisce il pericolo per tempo e ci si dissocia, comprendendo e affermando con forza che difendersi dal sionismo non ha nulla da spartire con l'antisemitismo - forma di razzismo che ha macchiato e ancora macchia l'Italia e il mondo - o si diviene vittime o complici del progetto espansionista il quale, servendosi utilitaristicamente dell'ebraismo, sta devastando il mondo a partire dall'annientamento dei diritti umani e dalla dissoluzione sostanziale degli organismi deputati alla loro applicazione, al loro rispetto e alla loro difesa.

Il sionismo è un virus che attacca i fondamenti della vera democrazia e normalizza nell'immaginario collettivo i crimini che quotidianamente commette.

Se lo si comprende si hanno due alternative: o combatterlo o farsene complici.

Tertium non datur.

 

Patrizia  Cecconi

Patrizia Cecconi

Patrizia Cecconi. Laureata in Sociologia presso la Sapienza di Roma, tiene per alcuni anni seminari sulla comunicazione deviante. Successivamente insegna negli Istituti superiori per 25 anni. Interessata
all'ambiente e ai diritti umani ha pubblicato e curato diversi libri su tali argomenti e uno in particolare sulla Palestina esaminata sia dal punto di vista ambientale che storico-politico. Ha presieduto per due mandati
l'associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese di cui ora è presidente onoraria. Per circa 12 anni ha trascorso diversi mesi l'anno in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, occupandosi di progetti e testimonianze dirette della situazione. Collabora con alcune testate on line e un paio di riviste cartacee.

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