Normalizzazioni delle relazioni con la Turchia? Il ministro degli esteri siriano precisa le condizioni di Damasco
La scorsa settimana la Siria, dopo 12 anni, è rientrata nella Lega Araba, un ritorno sancito in grande stile, con la partecipazione del Presidente Bashar al Assad, al vertice di Gedda, accolto in maniera calorosa da tutti i leader arabi presenti, soprattutto dal padrone di casa, il principe ereditario Mohamed Bin Salman.
Mentre il mondo arabo, l’Asia occidentale, compresa anche l’Iran, sembra che abbiano presa una nuova direzione, basata sul respingimento di ogni ingerenza interna da parte dell’occidente, il Ministro degli esteri siriano Faisal Mikdad delinea quali saranno le relazioni con i principali pilastri della Lega Araba, ovvero Egitto, Arabia Saudita e Qatar.
Il capo della diplomazia siriana, ieri, in un’intervista rilasciata a RT, ha sottolineato che “l'incontro tra il presidente Bashar Al-Assad e il principe ereditario del Regno dell'Arabia Saudita, Muhammad bin Salman, è stato molto caloroso e ha rispecchiato le relazioni storiche tra i due paesi.”
"Dalle parole del principe ereditario sentiamo che il futuro delle relazioni è promettente e torneranno a tutti i livelli", ha detto.
Sul rapporto con il Qatar, paese che non ha ripreso le relazioni diplomatiche con la Siria ma che comunque non ha ostacolato il suo rientro nella Lega araba, il Ministro siriano ha precisato: “Non dobbiamo tornare al passato. Noi, come ha affermato il presidente al-Assad, viviamo nel presente e dobbiamo guardare al futuro, e speriamo di superare questo".
Per quanto riguarda il rapporto con l'Egitto, Mekdad ha chiarito che l'obiettivo è quello di procedere al ripristino di relazioni piene, ma a volte le questioni diplomatiche richiedono tempo.
“Il presidente Bashar al-Assad e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi hanno parlato al telefono dopo il recente terremoto, e ci sono contatti in corso tra loro, e su questa base non dovrebbero essere considerate solo le immagini televisive o le notizie. Nelle relazioni diplomatiche c'è una cosa che si dice e un'altra che non si dice", ha ricordato il cancelliere siriano.
Ha aggiunto che "siamo di fronte a una situazione promettente in termini di approfondimento delle relazioni tra i paesi arabi, tenendo conto delle condizioni peculiari di ciascun paese arabo".
Nel corso dell’intervista, Mekdad ha menzionato il tema delle sanzioni e il loro principale sponsor: gli stati Uniti d’America. Per il ministro siriano, le misure coercitive unilaterali imposte dagli Stati Uniti contro la Siria sono contrarie al diritto internazionale.
Ha negato che gli Stati Uniti sono in Siria per combattere il terrorismo, al contrario sono parte integrante di questo terrorismo, ed è quello che muove e gestisce questi terroristi secondo i loro programmi e interessi.
D'altra parte, ha accusato i paesi occidentali di essere responsabili della mancanza di un ambiente o di condizioni adeguate per il ritorno dei rifugiati siriani. "Sono responsabili della distruzione delle infrastrutture, delle fabbriche, dei quartieri e delle istituzioni economiche in Siria attraverso il loro sostegno e l'armamento dei terroristi", ha sottolineato.
In questo nuovo corso distensivo nella regione, manca un tassello, forse quello determinante: il ripristino delle relazioni tra Turchia e Siria, deterioratesi in questi anni di guerra.
Su questo punto, Mekdad è stato fermo e chiaro: la Repubblica araba siriana non normalizzerà le relazioni con la Turchia fintanto che quest'ultima continuerà a occupare gran parte dei territori siriani.
"L'incontro del presidente siriano Bashar al-Assad con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, dipende dal ritiro delle forze turche dal territorio siriano", ha precisato il capo della diplomazia siriana.