Partito Comunista al Senato. Dessì: "Ho creduto per tanti anni di costruire con il M5S una forza rivoluzionaria d’ispirazione socialista"

Partito Comunista al Senato. Dessì: "Ho creduto per tanti anni di costruire con il M5S una forza rivoluzionaria d’ispirazione socialista"

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Dopo diversi anni torna al Senato il Partito Comunista. Il merito è del senatore Emanuele Dessì, ex Movimento 5 Stelle, che aderendo al partito fondato da Marco Rizzo ha riportato la falce e il martello al Senato della Repubblica. 

L’AntiDiplomatico ha intervistato il senatore Dessì per capire quali sono le motivazioni che lo hanno portato a questa scelta.

«Il passaggio è avvenuto dopo una profonda analisi politica della situazione - ha spiegato Dessì - e anche dopo essermi guardato dentro. Io vengo da quell’area, ho militati sin dalla fine degli anni ’70 fino ai primi anni duemila, dopodiché conobbi i fondatori del Movimento Cinque Stelle, e ho creduto per tanti anni di riuscire a costruire con il Movimento una forza rivoluzionaria d’ispirazione socialista. Una forza che è stata così per anni fino alle ultime scelte che ne hanno caratterizzato il riposizionamento politico in un’area di centro liberale e liberista. L’ipergovernismo li ha portati a fare il terzo governo in tre anni mettendo alla guida un uomo Draghi con cui non aver nulla a che fare, non dal punto di vista personale, ma dal punto di vista politico. E’ colui che certifica la supremazia dell’economia, della finanzia e del sistema bancario internazionale sulla politica. Per questo mi sono allontanato dal Movimento ed è nata un’interlocuzione serrata con altri movimenti. Ho ritrovato in Marco Rizzo e nel Partito Comunista la volontà e la voglia di riprendere vecchie battaglie mai sopite». 

Quali saranno quindi le iniziative legislative che intraprenderà Dessì con il Partito Comunista?

«Come Partito Comunista voglio occuparmi del diritto alla casa come diritto fondamentale dell’uomo. Un tema scottante che viene sempre messo da parte e non viene mai affrontato perché per questo nuovo capitalismo finanziario la casa deve essere di proprietà e soprattutto costruita in alcuni modi e in alcune aree. Io sono per calmierare il costo degli affitti, per ricominciare a costruire case per le fasce più disagiate della popolazione. Detto questo, c’è proprio in questo momento un tema gigantesco sul lavoro, sulla sperequazione sociale. Ormai in Italia abbiamo una classe di poverissimi, la generazione dei mille euro al mese, contro una piccolissima schiera di super ricchi che controlla tutti gangli dell’economia, della finanzia e adesso attraverso il loro emissario anche il governo dello Stato italiano e gran parte di quelli europei. Dobbiamo cercare di invertire tutto questo. Non è facile, sarà una lotta durissima, ma sono contento di ricominciare a farla».

Sul green pass c’è un rischio di deriva autoritaria giustificata dall’emergenza sanitaria?

«C’è in atto una gigantesca sperimentazione sociale - afferma Dessì - un tentativo di controllo di massa attraverso le paure della malattia calpestando quotidianamente tutti i diritti costituzionali acquisiti nel corso di decine di anni di lotte. Non ho nessun problema ad ammettere che c’è stato un farmaco che non è un vaccino, è un farmaco attinente alla medicina preventiva che ha salvato tante vite. Chi ha voluto lo ha fatto, chi era spaventato no. Io credo che uno Stato democratico che si basa su una Costituzione democratica una volta alcuni amici della sinistra definivano la Costituzione più bella del mondo, dovrebbe chiedersi dopo due anni, dopo due anni di disastri, dopo due anni di bugie, dopo due anni di scarsa credibilità da parte del sistema sanitario di questo paese, per quale motivo ci sono ancora decine di migliaia di persone che non hanno nessuna intenzione di farsi iniettare quel farmaco. Io voglio ascoltare queste persone e voglio uscire insieme a loro da questa crisi. Chi si vuole vaccinare si vaccina, chi non si vuole vaccinare non deve essere emarginato, deve rimanere integrato e deve aver garantiti i suoi diritti alla mobilità e al lavoro. Bisogna lavorare sui tamponi, bisogna lavorare sulle cure, bisogna lavorare sulle norme per evitare i contagi. Non bisogna andare avanti con minacce di ulteriori restrizioni e con la criminalizzazione di un intero pezzo della società italiana che non si merita questo tipo di trattamento. Perché non stiamo parlando di criminali, ma di persone che il più delle volte fanno un ragionamento compiuto. Sono persone mature e tante anche spaventate, perché non sono bugie gli effetti collaterali, così come il fatto che questo farmaco ha salvato tante vite e continua a salvarle. Dalle crisi di esce insieme non alimentando gli scontri e la rabbia sociale. Questo Stato si dimostra uno Stato carogna come si diceva una volta».

Sulle misure di imposizione del green pass che sono state particolarmente pesanti sul mondo del lavoro, il senatore Dessì dice che i lavoratori hanno «il diritto di essere tutelati, diritto al reddito, il diritto alla sopravvivenza onesta, perché il lavoro significa vivere onestamente, mantenere la propria famiglia, mantenere la propria socialità. Quindi qui stiamo rimettendo in discussione l’intero sistema sociale di un paese su una equazione che non funziona. Io non capisco fino a che punto voglia arrivare il governo con i suoi consulenti. Metta l’obbligo vaccinale, metta fuori legge chi non accetta l’inoculazione del vaccino. Abbia il coraggio di prendersi responsabilità. Secondo me non è giustificato. Secondo me questo provvedimento non è giustificato, grazie ai comportamenti virtuosi del popolo italiano, grazie a un farmaco che ha salvato tante vite, grazie ai tamponi che stanno allertando chi di dovere, grazie alle norme di mantenimento della distanza, l’Italia non è in una situazione di emergenza».

Adesso sono criminalizzati quelli che non si vaccinano, ma Dessì evidenzia che «in Italia è sempre stato criminalizzato il povero». Quindi vengono attaccati i percettori del Reddito di Cittadinanza. «Ora siamo arrivati al punto che il povero, secondo questa gente (Confindustria e i media ndr) deve morire di fame. Forme di sostegno ai ceti più deboli vanno date, poi possiamo decidere come, controllare che le leggi siano rispettate. Ma io non ci sto a criminalizzare socialmente un’idea perché c’è qualcuno che ne approfitta. In questo paese c’è anche l’evasione fiscale delle grandi imprese. Allora, vogliamo rendere tutto più organizzato e controllato. Benissimo. Affidiamo agli enti locali, ai sindaci, alle forze di polizia, il controllo dei comportamenti delle persone. Ma non mettiamo in discussione il progetto, non mettiamo in discussione l’idea. Perché mettere in  sicurezza i ceti più deboli e fragili del paese, significa mettere in sicurezza il paese tutto. Significa aiutare i giovani, le persone in difficoltà ad andare avanti. Significa rendere un paese socialmente più giusto e più ricco. Questo è quello che deve fare un paese civile. Invece noi continuiamo a criminalizzare il Reddito di Cittadinanza perché è frutto di una parte politica che in questo momento è sotto schiaffo. E quindi bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. Il difenderò il Reddito di Cittadinanza, così come difenderò l’idea di un sistema pensionistico giusto, che permetta ai pensionati di vivere in maniera dignitosa il resto della propria vita. Salario per tutti, reddito per tutti, nessuno deve rimanere indietro. Questi sono slogan universali non di una parte politica».  

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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