Pechino respinge le accuse di Trump: il fentanyl è un problema USA
Le parole di Trump sull'ipotesi pena di morte per i trafficanti di fentanyl respinte con fermezza da Pechino
La tensione tra Stati Uniti e Cina sul tema del fentanyl torna prepotentemente alla ribalta dopo le dichiarazioni del presidente USA Donald Trump, il quale ha affermato di attendersi che Pechino applichi la pena di morte ai produttori e trafficanti di questa sostanza, responsabile di migliaia di morti negli Stati Uniti. La risposta cinese non si è fatta attendere e arriva con toni netti e decisi.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha ribadito chiaramente che il fentanyl non è un problema originato in Cina, bensì un'emergenza sanitaria e sociale che riguarda esclusivamente gli Stati Uniti. “Il fentanyl è un problema di Washington, non di Pechino – ha detto – e la responsabilità di affrontarlo e risolverlo spetta interamente al governo americano”. Questa posizione, espressa in più occasioni, è stata reiterata con forza in seguito alle pressioni e alle accuse provenienti da Washington.
Lin Jian ha inoltre sottolineato come le recenti decisioni del governo statunitense di imporre nuovi dazi alla Cina in relazione alla questione del fentanyl abbiano avuto un impatto negativo sui rapporti bilaterali, in particolare sul fronte della cooperazione nella lotta al narcotraffico. Un settore, quest’ultimo, dove in passato le due potenze avevano trovato spazi di collaborazione, oggi compromessi da un approccio che Pechino considera unilaterale e poco costruttivo.
Secondo la diplomazia cinese, per riprendere un dialogo produttivo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare le accuse generiche e concentrarsi su un confronto basato su fatti reali, reciproco rispetto e uguaglianza. “Se Washington davvero intende collaborare con Pechino – ha concluso Lin – deve riconoscere i dati oggettivi e sedersi al tavolo con atteggiamento costruttivo, senza pressioni o ricatti”.
Le parole del portavoce cinese arrivano a poche ore di distanza dalle dichiarazioni ottimistiche di Trump, che aveva affermato di aspettarsi un impegno forte da parte della Cina, arrivando a ipotizzare l’applicazione della pena capitale per chiunque si dedichi alla produzione e al traffico del fentanyl diretto negli Stati Uniti. Un’ipotesi che Pechino, almeno ufficialmente, non sembra affatto intenzionata a prendere in considerazione.
La questione del fentanyl si inserisce in un contesto più ampio di relazioni complicate tra le due superpotenze, dove i temi commerciali, tecnologici e di sicurezza si intrecciano continuamente con quelli legati alla salute pubblica e alla lotta alle sostanze stupefacenti. E se per gli Stati Uniti il fentanyl è un'emergenza nazionale, per la Cina rimane una questione da affrontare senza strumentalizzazioni e con spirito di reciproca collaborazione.