Pepe Escobar - Putin e quello che davvero conta sullo scacchiere

È avvincente osservare come i corrispondenti di guerra russi stiano ora svolgendo un ruolo simile a quello degli ex commissari politici dell'URSS.

13068
Pepe Escobar - Putin e quello che davvero conta sullo scacchiere

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

OPPURE

 

di Pepe Escobar – Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

L'incontro del Presidente Putin con un gruppo di corrispondenti di guerra russi e blogger di Telegram – tra cui Filatov, Poddubny, Pegov di War Gonzo, Podolyaka, Gazdiev di RT – è stato uno straordinario esercizio di libertà di stampa.

Tra loro c'erano giornalisti seriamente indipendenti che possono essere molto critici nei confronti del modo in cui il Cremlino e il Ministero della Difesa (MoD) stanno conducendo quella che può essere alternativamente definita come un'Operazione Militare Speciale (OMS), un'operazione antiterrorismo (CTO – "Counter-Terrorism Operation") o una "quasi guerra" (secondo alcuni influenti ambienti economici di Mosca).

È avvincente osservare come i corrispondenti di guerra russi stiano ora svolgendo un ruolo simile a quello degli ex commissari politici dell'URSS, tutti, a loro modo, profondamente impegnati a guidare la società russa verso il prosciugamento della palude, lentamente ma inesorabilmente.

È chiaro che Putin non solo comprende il loro ruolo, ma a volte, in stile "shock", il sistema da lui presieduto attua effettivamente i suggerimenti dei giornalisti.

Come corrispondente estero che lavora in tutto il mondo da quasi 40 anni, sono rimasto piuttosto impressionato dal modo in cui i giornalisti russi possono godere di un grado di libertà inimmaginabile nella maggior parte delle latitudini dell'Occidente collettivo.

La trascrizione dell'incontro al Cremlino mostra che Putin non è affatto incline a menare il can per l'aia. Ha ammesso che nell'esercito ci sono "generali da operetta"; che c'è una carenza di droni, di munizioni di precisione e di apparecchiature di comunicazione, che ora viene affrontata.

Ha discusso della legalità dei gruppi di mercenari; della necessità di installare prima o poi una "zona cuscinetto" per proteggere i cittadini russi dai bombardamenti sistematici del regime di Kiev; e ha sottolineato che la Russia non risponderà al "terrorismo ispirato da Bandera" con il terrorismo.

Dopo aver esaminato gli scambi, una conclusione è d'obbligo: I media di guerra russi non stanno organizzando un'offensiva, anche se l'Occidente collettivo attacca la Russia 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con il suo massiccio apparato mediatico di ONG e soft power. Mosca non è – ancora? – pienamente impegnata nelle trincee della guerra dell'informazione; allo stato attuale, i media russi giocano solo in difesa.

 

Proprio fino a Kiev?

Probabilmente la citazione più importante dell'intero incontro è la valutazione concisa e agghiacciante di Putin sulla "nostra posizione sullo scacchiere":

"Siamo stati costretti a cercare di porre fine alla guerra che l'Occidente ha iniziato nel 2014 con la forza delle armi. E la Russia porrà fine a questa guerra con la forza delle armi, liberando l'intero territorio dell'ex Ucraina dagli Stati Uniti e dai nazisti ucraini. Non ci sono altre opzioni. L'esercito ucraino degli Stati Uniti e della NATO sarà sconfitto, indipendentemente dai nuovi tipi di armi che riceverà dall'Occidente. Più armi ci saranno, meno ucraini e ciò che era l'Ucraina rimarranno. L'intervento diretto degli eserciti europei della NATO non cambierà il risultato. In questo caso, però, il fuoco della guerra inghiottirà l'intera Europa. Sembra che gli Stati Uniti siano pronti anche a questo."

In poche parole: tutto questo finirà solo alle condizioni della Russia e solo quando Mosca valuterà che tutti i suoi obiettivi sono stati raggiunti. Qualsiasi altra cosa è un pio desiderio.

Tornando ai fronti, come sottolineato dall'indispensabile Andrei Martyanov, il corrispondente di guerra di prim'ordine Marat Kalinin ha illustrato in modo definitivo come l'attuale controffensiva ucraina non sia stata in grado di raggiungere nemmeno la prima linea di difesa russa (che dista ben 10 km). Tutto ciò che il miglior esercito per procura della NATO mai assemblato è stato in grado di realizzare finora è stato di essere massacrato senza pietà su scala industriale.

Ecco il Generale Armageddon in azione.

Surovikin ha avuto otto mesi per piazzare la sua impronta in Ucraina e fin dall'inizio ha capito esattamente come trasformarla in un tutta un'altra storia. La strategia è probabilmente quella di distruggere completamente le forze ucraine tra la prima linea di difesa – ammesso che la violino – e la seconda linea, che è piuttosto consistente. La terza linea rimarrà oltre il limite.

I media mainstream dell'Occidente collettivi stanno prevedibilmente dando di matto, iniziando finalmente a mostrare le orrende perdite ucraine e dando prova dell'assoluta incompetenza accumulata dagli scagnozzi di Kiev e dai loro responsabili militari della NATO.

E nel caso in cui il gioco si faccia duro – per ora un'eventualità remota – Putin stesso ha consegnato la tabella di marcia. Dolcemente, dolcemente. Come a dire: "Abbiamo bisogno di una marcia su Kiev? Se sì, abbiamo bisogno di una nuova mobilitazione, se no, non ne abbiamo bisogno. Non c'è bisogno di mobilitazione in questo momento."

Le parole chiave sono "in questo momento".

 

La fine di tutti i vostri piani raffinati

Nel frattempo, lontano dal campo di battaglia, i russi sono ben consapevoli della frenetica attività geoeconomica.

Mosca e Pechino scambiano sempre più spesso in yuan e rubli. I 10 paesi dell'ASEAN stanno puntando tutto sulle valute regionali, aggirando il dollaro USA. L'Indonesia e la Corea del Sud stanno mettendo il turbo al commercio in rupie e won. Il Pakistan paga il petrolio russo in yuan. Gli Emirati Arabi Uniti e l'India stanno aumentando il commercio non petrolifero in rupie.

Ognuno e il suo vicino puntano dritto ad aderire ai BRICS+ – costringendo un Egemone disperato ad iniziare a dispiegare una serie di tecniche di guerra ibrida.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Putin ha esaminato la scacchiera nei primi anni Duemila e poi ha dato il via a un programma missilistico d'urto per missili difensivi e offensivi.

Nei 23 anni successivi la Russia ha sviluppato missili ipersonici, missili intercontinentali avanzati e i missili difensivi più avanzati del pianeta. La Russia ha vinto la corsa ai missili. Punto. L'Egemone – ossessionato dalla sua guerra fabbricata contro l'Islam – è stato completamente spiazzato e non ha fatto alcun progresso missilistico materiale in quasi due decenni e mezzo.

Ora la "strategia" consiste nell'inventare dal nulla una Questione di Taiwan, che sta configurando la scacchiera come anticamera di una guerra ibrida senza esclusione di colpi contro la Russia-Cina.

L'attacco per procura – tramite le iene di Kiev – contro il Donbass russofono, promosso dagli psicopatici neocon straussiani a capo della politica estera statunitense, ha assassinato almeno 14.000 uomini, donne e bambini tra il 2014 e il 2022. Anche questo è stato un attacco alla Cina. L'obiettivo finale di questo stratagemma Divide et Impera era quello di infliggere una sconfitta all'alleato cinese nell'Heartland, in modo da isolare Pechino.

Secondo il sogno bagnato dei neocon, tutto ciò avrebbe permesso all'Egemone, una volta ripreso il controllo della Russia come fece con Eltsin, di bloccare la Cina dalle risorse naturali russe utilizzando undici task force di portaerei statunitensi e numerosi sottomarini.

Ovviamente, i neoconservatori militari con una scarsa conoscenza della scienza non si rendono conto del fatto che la Russia è oggi la potenza militare più forte del pianeta.

In Ucraina, i neocon speravano che una provocazione avrebbe indotto Mosca a schierare altre armi segrete oltre ai missili ipersonici, in modo che Washington potesse prepararsi meglio a una guerra totale.

Tutti questi piani raffinati sono forse miseramente falliti. Ma resta un corollario: i neocons straussiani credono fermamente di poter strumentalizzare qualche milione di europei – chi saranno i prossimi? I polacchi? Gli estoni? I lettoni? I lituani? E… perché non i tedeschi? – per servire da carne da cannone… di cui gli Stati Uniti si sono avvalsi nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, quando hanno combattuto sui cadaveri degli europei (compresi i russi) sacrificati per la stessa vecchia presa di potere anglosassone di Mackinder.

Le orde di quinte colonne europee rendono molto più facile "fidarsi" della protezione degli Stati Uniti, mentre solo pochi con un quoziente intellettivo superiore alla temperatura ambiente hanno capito chi ha realmente bombardato i Nord Stream 1 e 2, con la connivenza del cancelliere tedesco, Salsiccia di Fegato.

Il punto è che l'Egemone non può accettare un'Europa sovrana e autosufficiente, ma solo un vassallo dipendente, ostaggio dei mari controllati dagli Stati Uniti.

Putin vede chiaramente come è stata disposta la scacchiera. E vede anche che l'"Ucraina" non esiste più.

Mentre nessuno ci faceva caso, il mese scorso la banda di Kiev ha venduto l'Ucraina a BlackRock per 8,5 trilioni di dollari. Proprio così. L'accordo è stato siglato tra il governo ucraino e il vicepresidente di BlackRock Philipp Hildebrand.

I due stanno creando un Fondo di Sviluppo Ucraino (UDF) per la "ricostruzione", incentrato su energia, infrastrutture, agricoltura, industria e IT. Tutti gli asset di valore rimasti in quella che sarà una nuova Ucraina saranno divorati da BlackRock: da Metinvest, DTEK (energia) e MJP (agricoltura) a Naftogaz, Ferrovie ucraine, Ukravtodor e Ukrenergo.

Che senso ha allora andare a Kiev? Il neoliberismo tossico di alto livello sta già festeggiando sul posto.

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata! di Giuseppe Masala Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti di Francesco Erspamer  Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Cosa ci dice il cambio di guardia a Repubblica: di Paolo Desogus Cosa ci dice il cambio di guardia a Repubblica:

Cosa ci dice il cambio di guardia a Repubblica:

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA di Gilberto Trombetta UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

I fili scoperti del 5 ottobre di Michelangelo Severgnini I fili scoperti del 5 ottobre

I fili scoperti del 5 ottobre

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina di Paolo Arigotti Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

A violare il diritto internazionale non è solo Israele di Michele Blanco A violare il diritto internazionale non è solo Israele

A violare il diritto internazionale non è solo Israele

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti