Perché i protestanti evangelici odiano i palestinesi?
I sionisti cristiani nell’amministrazione Trump seguono una teologia imperiale secolare che sacralizza la conquista, demonizza i palestinesi e impone il sostegno a Israele.
di Joseph Massad* - Middle East Eye
Dall'aprile 2025, Mike Huckabee, un ministro evangelico americano bianco, protestante e battista, è ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.
Huckabee, fanatico religioso di destra ed ex candidato repubblicano alla presidenza, è stato in passato governatore dell'Arkansas.
Egli ritiene, come parte del suo fanatismo protestante, che "non esista un palestinese" e che l' identità palestinese sia semplicemente "uno strumento politico per cercare di strappare terra a Israele".
Più di recente, l'ambasciatore ha descritto i palestinesi di Gaza come "selvaggi, incivili e malvagi", in linea con la tradizione dei missionari, dei coloni e di altre forze "civilizzatrici".
Huckabee si oppone alla creazione di uno Stato palestinese e liquida il colonialismo israeliano sui territori palestinesi come mero sviluppo urbano.
Contrastando persino le affermazioni israeliane secondo cui ciò che i coloni ebrei costruiscono su terre rubate sono "insediamenti", Huckabee insiste che si tratta semplicemente di "comunità", "quartieri" e "città".
Huckabee è religiosamente ossessionato da Israele e dagli ebrei fin dalla giovinezza e ha visitato il Paese più di 100 volte dal 1973.
Non è il solo. All'inizio di questo mese, i Cristiani Uniti per Israele (CUFI), che vanta oltre 10 milioni di membri ed è il più grande gruppo filo-israeliano negli Stati Uniti, ha tenuto il suo vertice annuale vicino a Washington, DC.
La conferenza, che ogni anno richiama alti funzionari governativi e legislatori, è stata descritta come una "festa dell'amore di tre giorni" per Israele, che culmina con una sessione di lobbying al Campidoglio.
Il CUFI ha applaudito la conferma di Huckabee e ha elogiato il Segretario di Stato Marco Rubio, che ha promesso che questa sarebbe stata "forse l'amministrazione più filo-israeliana nella storia americana".
Ben lungi dall'essere marginale, questa è la corrente religiosa dominante che sta plasmando la politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele: una corrente con radici teologiche e imperiali che precedono di gran lunga la nascita dello Stato stesso.
I suoi sostenitori moderni, come Huckabee, discendono da una lunga stirpe di cristiani evangelici, le cui origini risalgono alla Riforma protestante e al movimento millenarista che essa generò nel XVI secolo.
Quel movimento sostenne la "restaurazione" degli ebrei europei in Palestina e la loro conversione al protestantesimo, nella speranza di accelerare la cosiddetta seconda venuta di Gesù Cristo.
Fondamenta imperiali
Il sionismo protestante evangelico precedette il sionismo ebraico di 300 anni e fu questo sionismo protestante a gettare le basi ideologiche della colonia ebraica che sarebbe diventata Israele.
Un'ondata di zelo missionario protestante si diffuse in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, in concomitanza con l'emergere della questione orientale e della questione ebraica.
Ciò riaccese l'antico progetto delle Crociate di porre fine al controllo musulmano sulla "Terra Santa". Allo stesso modo, rilanciava i progetti millenaristi e "restaurazionisti" protestanti volti a convertire gli ebrei europei e a "riportarli" in Palestina. Fu anche l'epoca del fiorire dell'imperialismo britannico.
Due società missionarie britanniche si interessarono alla Palestina e alla regione più ampia: la Church Missionary Society for Africa and the East (fondata nel 1799), o CMS, e la London Society for Promoting Christianity among the Jews (fondata nel 1809), popolarmente nota come London Jews Society o LJS.
Quest'ultima fu fondata da due ebrei tedeschi convertiti al protestantesimo. Fu istituita sotto gli auspici del gruppo evangelico anglicano British Bible Society, braccio missionario della setta di Clapham, fondata da William Wilberforce.
Nell'ambito della sua attività missionaria, la setta di Clapham invitò un ebreo convertito tedesco, Joseph Samuel Christian Frederick Frey (1748–1827), nato Joseph Samuel Levy, a trasferirsi da Berlino a Londra per fare proselitismo tra gli ebrei britannici, un compito che portò alla fondazione della LJS.
Sia il CMS che il LJS erano sponsorizzati dall'élite della società e della politica inglese, tra cui il ministro degli Esteri britannico Lord Palmerston e il suo genero evangelico, Lord Shaftesbury (precedentemente noto come Lord Ashley), tra gli altri.
Palmerston si rivolse addirittura al sultano ottomano per chiedere il permesso per il "ritorno" degli ebrei europei in Palestina.
Palmerston, che divenne ministro degli Esteri britannico nel 1830, fu un convinto sostenitore della "restaurazione" ebraica in Palestina. La LJS convertì molti ebrei in Gran Bretagna, 250 dei quali divennero sacerdoti anglicani, molti dei quali ex studiosi rabbinici .
Nel 1841, la carica di patrono della LJS fu conferita all'arcivescovo di Canterbury , capo della Chiesa anglicana.
Crociati "pacifici"
Fanatici evangelici americani, tedeschi, svedesi e altri si unirono a questa nuova "Crociata pacifica" per convertire gli ebrei e conquistare la Palestina nel corso del XIX secolo.
Durante la Prima guerra mondiale, tutti i leader britannici in carica, tra cui il Primo Ministro David Lloyd George e il Ministro degli Esteri Arthur Balfour, erano fanatici cristiani evangelici che sostenevano la "restaurazione" ebraica in Palestina, che nel 1917 assunse la forma della "Dichiarazione Balfour".
Negli Stati Uniti, il cristianesimo evangelico sionista si manifestò nella fondazione di diverse colonie in Palestina a metà del XIX secolo, con lo scopo di convertire gli ebrei e accelerare la Seconda Venuta.
Questa corrente non si è attenuata nel XX secolo; al contrario, si è intensificata dopo la fondazione di Israele, e in particolare dopo la guerra del 1967 .
Jerry Falwell e Pat Robertson erano tra i principali fanatici protestanti che sostenevano Israele, così come fecero i presidenti americani che rivendicavano un'educazione evangelica, il più noto dei quali è Bill Clinton .
È a questa tradizione di fanatismo evangelico che aderisce l'ambasciatore del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Israele.
Mandato divino
La convinzione di Huckabee che Dio sia dalla parte di Israele è una convinzione che egli condivide con la maggior parte dei cristiani evangelici.
Egli sostiene che gli israeliani non hanno vinto le loro guerre di conquista contro i palestinesi e gli arabi vicini "perché avevano una capacità militare, di artiglieria o di potenza aerea superiori".
Niente affatto: "Li hanno vinti perché hanno combattuto come se sapessero che, se avessero perso, non avrebbero perso beni immobili", ma piuttosto "la terra che Dio aveva dato loro 3.500 anni fa. Poiché lo hanno fatto, sono convinto che Dio stesso sia intervenuto a favore del Suo popolo nella Sua terra".
Durante una cena organizzata dalla Israel Heritage Foundation, Huckabee ha affermato al pubblico che il suo sostegno a Israele è fondato sulla fede: "Crediamo di inginocchiarci davanti a Dio. Non siamo stati noi a crearlo; è stato Lui a creare noi. E siamo obbligati a seguire la Sua legge piuttosto che invitarLo a seguire una legge che abbiamo stupidamente creato per noi stessi".
Il sostegno di Huckabee a Israele ha messo in imbarazzo perfino molti dei suoi più convinti sostenitori negli Stati Uniti.
Nel 2015, mentre era in corsa per la presidenza, rispose all'annuncio dell'accordo sul nucleare iraniano da parte dell'allora presidente Barack Obama , accusandolo di aver mandato gli ebrei "verso la porta del forno".
Persino l'Anti-Defamation League, fervente sostenitrice di Israele, e Ron Dermer, all'epoca ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, lo rimproverarono per quella affermazione.
Ma Huckabee non si lascia scoraggiare. Cita le Scritture che comandano ai credenti di benedire Israele per essere benedetti, ribadendo: "Chi maledice Israele sarà maledetto".
I nuovi crociati
Huckabee non è l'unico fanatico protestante strumentalizzato dall'amministrazione Trump a sostegno di Israele.
Anche la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti e ora coinvolta nel genocidio in corso contro i palestinesi a Gaza , ha come presidente un fanatico evangelico: il reverendo dottor Johnnie Moore, ex consigliere della Casa Bianca durante il primo mandato di Trump.
Moore sostiene la visione di Trump di una "Riviera" di Gaza. Il suo "percorso personale ha incluso lo studio dei diari di Theodor Herzl e l'esplorazione di contributi cristiani meno noti al sionismo delle origini".
Ex assistente di Jerry Falwell, Moore ha ricevuto numerosi premi da istituzioni sioniste in riconoscimento del suo incrollabile impegno nei confronti di Israele.
Figure come Moore, Huckabee e Rubio – l'ennesimo cristiano evangelico che oscilla tra cattolicesimo e protestantesimo evangelico – non sono aberrazioni. Sono il volto contemporaneo di un sionismo evangelico profondamente radicato che ora opera attraverso incarichi ufficiali, politiche statali e reti politiche ben finanziate.
Convergenza imperiale
L'ascesa del sionismo evangelico protestante tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, soprattutto in Gran Bretagna, coincise con l'ascesa dell'imperialismo europeo, e in particolare britannico.
Ciò non era affatto una coincidenza: l'imperialismo britannico offriva ai fanatici protestanti un mondo molto più vasto in cui operare, ben oltre i confini della Gran Bretagna.
In effetti, questi missionari venivano spesso inviati prima della conquista, preparando il terreno per la successiva dominazione imperiale.
Che si trattasse di Kenya, Nuova Zelanda, Sierra Leone o Palestina, il ruolo del protestantesimo evangelico è sempre stato complementare a quello dell'imperialismo britannico.
Nel caso della Palestina e degli ebrei, questa fusione ha assunto un significato particolare, dato che la Palestina è la terra in cui sono nati sia il cristianesimo sia l'ebraismo.
Anche l'aumento del sostegno a Israele tra gli evangelici americani dopo il 1967, quando gli Stati Uniti ne divennero il principale sponsor imperiale, non fu una coincidenza.
Non è solo il filo-sionismo dei cristiani evangelici a essere imposto dal loro fanatismo religioso e dal loro nazionalismo filoamericano, ma anche il loro odio per i palestinesi, considerati nemici sia del "popolo eletto" degli evangelici sia degli interessi imperialisti degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Il fatto che il loro sostegno a uno stato genocida derivi da convinzioni religiose, e non da una loro violazione, è ciò che mantiene i cristiani evangelici americani fedeli sia al loro credo biblico che a quello nazionalista.
(Traduzione de l'AntiDiplomatico)
*Joseph Massad è professore di politica araba moderna e storia intellettuale alla Columbia University di New York. È autore di numerosi libri e articoli accademici e giornalistici. Tra i suoi libri figurano "Colonial Effects: The Making of National Identity in Jordan", "Desiring Arabs", "The Persistence of the Palestinian Question: Essays on Zionism and the Palestinians" e, più recentemente, "Islam in Liberalism". I suoi libri e articoli sono stati tradotti in una decina di lingue.