Pino Arlacchi - Sentenza Trattativa Stato-Mafia: Dieci anni perduti di lotta al malaffare italiano
La sentenza della Corte d'Assise di appello ha chiuso il discorso sui fatti di cui e' consistita la cosiddetta "trattativa Stato-mafia" del 1992-93. Attendo le motivazioni, ma detesto il modo in cui si e' conclusa la vicenda.
Non mi rallegro per avere previsto il fallimento completo dell'impresa giudiziaria messa in piedi da Antonio Ingroia e dalla Procura di Palermo piu' di dieci anni fa.
Pubblichero' in post successivi alcuni dei miei contributi sul tema.
La sentenza non mi ha convinto perche' non ho mai avuto alcuna stima per gli assolti, ed ho sempre pensato che essi andassero accusati di titoli di reato differenti da quelli contestati all’ origine.
Ma il danno maggiore compiuto dalla Procura di Palermo e' stato di concentrarsi su un episodio minore dello scontro tra mafia e antimafia, attizzare su di esso una grancassa mediatica fuori misura e sentirsi cosi' esonerata dalle doverose, accurate, "falconiane" indagini richieste dal caso.
Dieci anni perduti, che si sarebbero potuti impiegare mettendo a nudo la piu' vasta matrice delle stragi. I tempi erano maturi per colpire i poteri criminali complici di Cosa Nostra. Le stesse entita’ che, nell' epoca di Mani Pulite e dell' antimafia stile Falcone-Borsellino, si sentivano altrettanto in pericolo della mafia.
Mi riferisco ai poteri che hanno guidato Cosa Nostra nella strategia eversiva del 1992-93: i servizi segreti delinquenziali, il lobbismo massonico piduista, la criminalita' economica e finanziaria, la grande corruzione politica.
Parliamo di un circolo di potere che aveva dominato lo Stato profondo, con benedizione americana, fino dalla fine della guerra, e che dagli anni ’70 in poi era ruotato intorno a Giulio Andreotti. Un coacervo di interessi che aveva perso dopo il 1989 la protezione atlantista, e che era adesso costretto in una lotta per la sopravvivenza, senza estensioni adeguate nel governo e nei corpi dello Stato.
Chi ha parlato con troppa superficialità di” trattativa Stato-mafia ha trascurato di considerare che in campo non c’erano solo i ROS di Mori ed i servizi segreti di Contrada. C’erano anche e soprattutto il servizio centrale investigativo della Polizia di Stato di Manganelli e Pansa. C’era la DIA. C’erano decine di Procure della Repubblica.
Mani Pulite ed antimafia erano fiumi in piena. Il sistema politico era allo sbando. Si salvavano solo gli esponenti della Prima Repubblica come Scotti, Martelli, Mancino, Scalfaro che si adeguavano senza riserve alle aspettative di legalita' della maggioranza del Paese.
La partita sembro' chiudersi nel 1994 con l' avvento di Berlusconi e del tentativo di restaurazione conseguente. Ma lo stop fu solo temporaneo. Lo scontro continuo' nei decenni successivi, ed e' ancora in corso.
Ma la cosiddetta "trattativa", oscurando lo scenario descritto, ci ha fatto perdere troppo tempo.
24 settembre 2021