Quando Romano Prodi si preoccupa degli operai vuol dire che abbiamo toccato il fondo dell'ipocrisia

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Quando Romano Prodi si preoccupa degli operai vuol dire che abbiamo toccato il fondo dell'ipocrisia

 

Romano Prodi tra menzogne e rimozione.
 

E' ormai una tradizione consolidata. Quando il centrosinistra vince delle elezioni appaiono sulla stampa le immancabili interviste ai padri nobili di questa parte politica: Prodi e D'Alema. Nulla riesce a darmi un moto di ilarità pari alla lettura del pensiero di queste persone. Ma questa volta Romano Prodi si è superato con un esercizio di rimozione dei fatti che meriterebbe uno scritto di un comitato di psicologi all'uopo convocati.


Prodi dice: "L'operaio guadagna 200 volte meno del manager e nessuno dice niente, 30 anni fa non lo avremmo accettato".



 


Una verità assolutamente inoppugnabile. Sorge però spontanea una domanda: che cosa è successo trenta anni fa? Chi è arrivato al potere imponendo delle cosiddette riforme che hanno portato proprio all'aumento inaccettabile delle diseguaglianze?
Nello specifico, chi, per esempio nel 1998 abbassò le aliquote irpef ai redditi più alti? Chi introdusse la riforma del lavoro Treu introducendo la cosiddetta flessibilità ovvero la guerra tra poveri per un tozzo di pane? Chi privatizzò l'apparato industriale e finanziario pubblico con licenziamenti di massa e manolibera a manager e azionisti che ovviamente si sono approfittati per prendersi stipendi e extraprofitti? Chi fece di tutto per far entrare l'Italia nell'Euro togliendo la leva della politica monetaria allo stato e lasciando dunque la competitività del sistema-paese legata alla sola compressione dei salari? Chi allungò l'età lavorativa delle persone con le riforme pensionistiche che resero praticamente impossibile l'entrata nel mondo del lavoro in maniera decente ai giovani e dunque obbligandoli ad accettare di tutto, anche i lavori e i salari più inverecondi? Chi bloccò per decenni i concorsi pubblici togliendo la valvola di sfogo del settore pubblico a chi doveva entrare nel mondo del lavoro e lasciando in balia del taccagno settore privato milioni di persone?
 

 

La risposta a queste domande è facile. Chi permise tutto questo è stato Romano Prodi che ora, a trenta anni di distanza, fa finta che certe cose siano accadute per opera della volontà di una malvagia divinità sumera. Non capisco se Prodi rimuova le sue storiche responsabilità politiche o se provi ancora a prenderci per i fondelli.

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