"Riconoscimento" dello stato di Palestina: reale passo avanti o solo una manovra fuorviante?

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"Riconoscimento" dello stato di Palestina: reale passo avanti o solo una manovra fuorviante?


di Vincenzo Brandi
 
Negli ultimi giorni si sono intensificati gli annunci sul prossimo “riconoscimento” di un inesistente “stato di Palestina” da parte di molti governi, compresi vari governi finora stretti alleati di Israele e ostili alla Resistenza palestinese come la Francia, il Regno Unito, il Canada. Persino la Germania, il più accanito stato filo-sionista e secondo fornitore di armi ad Israele dopo gli USA, si dice disponibile in futuro ad un simile passo.
 
Contemporaneamente una ventina di governi, tra cui – oltre a quelli citati prima – compaiono anche governi di grandi stati facenti parte del gruppo BRICS, come India e Brasile, e stati arabi, come l’Arabia Saudita ed il Qatar, emettono un documento in cui si dichiarano disponibili al “riconoscimento” (del resto già attuato dalla maggior parte dei governi del mondo).
 
Come interpretare questi fatti, mentre prosegue il genocidio dei Palestinesi di Gaza e la colonizzazione forzata della Cisgiordania?
 
Sono possibili due interpretazioni di segno opposto (anche se non incompatibili).
 
La prima interpretazione è che si tratti di manovre fuorvianti tese ad isolare la Resistenza e favorire i collaborazionisti dell’ANP tramite una finta ripresa di negoziati tra ANP e Israele (con il patrocinio degli USA e degli stati arabi moderati e reazionari).Questi “negoziati” verterebbero sulla coabitazione e reciproco riconoscimento di due stati, uno israeliano-sionista (di fatto esistente e in continua aggressiva espansione) ed uno palestinese (per il quale di fatto non vi sono le condizioni di esistenza, vista la colonizzazione dilagante in Cisgiordania, l’occupazione militare israeliana e il genocidio e la distruzione di Gaza).
 
Infatti, sia nelle dichiarazioni dei singoli stati, sia nel documento collettivo citato, si pone la condizione di disarmo e resa di fatto della Resistenza e consegna delle armi all’ANP. In molte dichiarazioni e documenti si dice esplicitamente che il prossimo fantomatico stato palestinese dovrebbe essere “demilitarizzato” e che nelle elezioni da tenersi dopo la proclamazione di indipendenza sarebbe automaticamente escluso Hamas, cioè quel partito che vinse con largo margine le uniche elezioni libere tenute in Palestina nel 2006 (e a cui fu impedito di governare dall’ANP, in collaborazione con  USA e Israele).
 
Una seconda interpretazione (che però – come abbiamo già detto- non è incompatibile con la precedente) è che i vari governi filo-israeliani e filo-sionisti siano stati indotti a questa soluzione del “riconoscimento” simbolico sotto la spinta crescente di una buona parte dell’opinione pubblica che è ormai consapevole dei crimini commessi dai Sionisti israeliani. Questa consapevolezza si traduce in manifestazioni, boicottaggi, dichiarazioni e dibattiti sempre più frequenti che esercitano una reale pressione sui governi.
 
Probabilmente entrambe le interpretazioni contengono una parte di verità e, se è vero che la pressione sui governi tenderà ad aumentare, è possibile che si passi da parte di vari governi ad azioni più concrete di pressione sugli estremisti israeliani, come embarghi e sanzioni, blocco di relazioni commerciali e disinvestimenti. Un primo esempio è quello della Slovenia che ha imposto un embargo totale sulla fornitura di armi ad Israele, ed ha vietato anche il transito di armi sul proprio territorio. Anche l’Olanda ha sanzionato due ministri estremisti israeliani
 
Una cosa, però, è certa: se vi saranno passi in avanti verso la libertà della Palestina (che va al di là dell’impossibile coesistenza di “due stati” sovrani), e verso il pieno riconoscimento dei diritti dei Palestinesi, ed anche verso il diritto di ritorno dei profughi (compresi quelli cacciati nel 1948), ciò sarà dovuto – non a fantomatiche trattative come quelle avvenute dopo gli Accordi di Oslo – ma grazie al sangue dei martiri di Gaza e della Cisgiordania e alla tenacia della Resistenza. Né bisogna dimenticare i martiri del Libano e dell’Iran caduti in difesa della Palestina, e l’incredibile coraggio e tenacia del popolo yemenita.
 
Questi enormi sacrifici ed il sangue versato hanno contribuito, e ulteriormente contribuiranno, a distruggere l’immagine di Israele, non più vittima, ma efferato carnefice e criminale genocida,
 
Roma, Primo Agosto 2025,  Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi: ex ricercatore scientifico all’ENEA nel settore energetico, ora in pensione, negli anni ’50 e ’60 aveva militato nella FIGC e nel PCI. Dopo l’uscita dal PCI ha partecipato alle lotte del ’68 essendo uno dei leader della contestazione ed occupazione dell’ENEA. Ha militato poi in Lotta Continua e più recentemente nel PRC da cui si è allontanato per gravi divergenze con la linea di Bertinotti. E’stato tra i fondatori del Comitato No NATO insieme a Giulietto Chiesa e Manlio Dinucci. Attualmente è presidente del gruppo G.A.MA.DI (Gruppo Atei Materialisti Dialettici), membro del gruppo NO WAR e del Comitato con la Palestina nel Cuore. Partecipa al Coordinamento Palestina ed al Coordinamento No NATO

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