"Scudo per la democrazia"? Come l'UE prepara il nuovo giro di censure...

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"Scudo per la democrazia"? Come l'UE prepara il nuovo giro di censure...

 

di Alex Marsaglia

 

L’Unione Europea affina le armi di guerra psicologica e stringe le maglie della repressione: la Commissione Von der Leyen definisce il “Centro per la Resilienza Democratica”, nuovo elemento chiave dello “Scudo della Democrazia”.

È stato presentato nei giorni scorsi dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen il documento preliminare che intende creare il cosiddetto “Centro per la Resilienza Democratica”, il nuovo apparato diventerà un elemento chiave del cosiddetto “Scudo della Democrazia” e riunirà esperti dei paesi UE e dei paesi candidati (vedi qui: https://www.theguardian.com/world/2025/nov/07/eu-plans-centre-for-democratic-resilience-to-fight-online-disinformation).

Ormai la retorica dei tecnocrati europeisti adotta un lessico militarista che si impasta con quello liberale, per tessere le maglie di una gabbia autoritaria sempre più spinta totalmente funzionale all’impresa imperialista di assalto alla Russia, in cui la democrazia è ridotta sempre più a simulacro. Ovviamente si fa ampio utilizzo dei più ambigui termini postmoderni, come quello della “resilienza” per giustificare le più atroci misure repressive della libertà di stampa e di espressione. Come da tradizione storica viene infatti utilizzata la lotta contro “il nemico esterno”, cioè la Russia e la Cina, per legittimare la caccia al “nemico interno”, cioè chiunque osi dissentire dalla propaganda russofobica e sinofobica di guerra. Pertanto vengono predisposti organismi in sede sovranazionale adibiti a coordinare «la lotta contro la manipolazione dello spazio informativo e gli attacchi ibridi» all’unico fine di approfondire i meccanismi di censura che si attivano nei singoli Stati membri.

L’identificazione del nemico viene fatta dal potere capitalistico centrale che si scaglia contro le formazioni sociali che hanno edificato Stati totalmente alternativi al modello neoliberista. Infatti, come già spiegava Nicos Poulantzas: «a causa di una complessità di una formazione sociale, se il modo di produzione capitalistico è in essa dominante, non ne consegue necessariamente che, a livello della sovrastruttura politica, il tipo capitalistico sia il tipo dominante di Stato»[1]. La crisi egemonica che ha colpito al cuore la forma liberale di Stato a partire almeno dalla crisi del 2008 - ma a ben vedere già da prima, con il venir meno del sistema sovietico, di cui la celebre “fine della Storia” di Fukuyama - è ora giunta ad una fase terminale, in cui lo Stato non lotta più per il consenso, bensì si impegna apertamente per reprimere il dissenso ricalcando sempre più il modello ottocentesco autoritario. Questo ovviamente non avviene più con le cannonate di Bava Beccaris, ma tramite i più sofisticati sistemi di profilazione, trollaggio e censura facendo passare per “disinformazione” e “fake news” tutto quanto non sia conforme ai rigidi schemi propagandistici. Per cui abbiamo visto in questi anni l’oscuramento dei canali russi, a cui oggi la Von der Leyen aggiunge anche 123 siti cinesi. L’obiettivo politico si attesta chiaramente in quella che Curcio ha definito come una sorta di trasposizione postmoderna della colonizzazione delle anime realizzata dalle Chiese durante il colonialismo classico. Oggi si tratta di «colonizzare l’immaginario di qualcuno», cioè «intervenire sui processi della sua immaginazione al fine di renderli compatibili con quelli che caratterizzano l’immaginario istituito del soggetto colonizzatore»[2].

E di qui la creazione di agenzie di pubbliche relazioni, il controllo serrato da parte delle internet company (tutte occidentali), la creazione di campagne specifiche con l’ingaggio di influencer (si pensi a quanto fatto da Israele a Gaza, ad esempio). La chiusura repressiva ricalca necessariamente le medesime strade, per cui non vengono ammesse contro-narrazioni di alcun genere. Stiamo pur sempre parlando del potere che ha processato Julian Assange in quanto fondatore di WikiLeaks e divulgatore di verità scomode sulle guerre dell’Occidente, rischiando di spedirlo a Guantanamo. E non ci dimentichiamo il monito di Julian al Consiglio d’Europa del 1 Ottobre 2024, prima di essere costretto a ritirarsi a vita privata: «Oggi non sono libero perché il sistema ha funzionato» bensì «perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo». E da allora il potere ha continuato a muoversi lungo queste linee repressive, approfondendole sempre più, sino a farle diventare strumento diretto con cui ribaltare l’esito del suffragio, come accaduto in Romania con l’annullamento delle elezioni vinte da Calin Georgescu nel novembre 2024. Dunque, come accogliere uno “Scudo della Democrazia” da parte di un potere politico che a tempo debito ha saputo annullare addirittura l’esito di elezioni democratiche? Sicuramente non ci si può aspettare alcun passo verso una maggior libertà di espressione della cittadinanza europea. Piuttosto si cercherà di istituire un apparato istituzionale che ricalcherà l’Impero digitale, promuovendo nuove condizioni di oggettiva sudditanza in grado di esercitare, grazie all’aiuto delle neuroscienze e della promozione del neocomportamentismo, una vera e propria pedagogia della sottomissione. Oltre alla censura e alla messa all’indice delle fonti scomode sino-russe, sull’onda di quanto messo in pratica negli ultimi anni dalle internet company, verranno promossi inviti all’auto-disciplinamento e messe in atto punizioni per chi vi si sottrarrà. La caccia alla russofilia e sinofilia farà da contraltare alla parallela propaganda russofobica e sinofobica, ridisegnando gli spazi propagandistici di potere occidentali che verranno venduti al mercato delle idee come “Scudo Democratico”. In sostanza «il potere cibernetico ha ormai senza alcun ritegno sfondato l’indifesa frontiera della convivenza fondata su reali convenzioni democratiche. Ma ciò, nel contesto geo-politico dell’Occidente non sembra più essere un problema»[3]. Questo è potuto accadere proprio in quello che si vanta di essere l’ultimo baluardo degli ideali liberali, cioè quell’entità sovra-nazionale dell’Unione Europea che in realtà porta in nuce tutti i caratteri del totalitarismo. E possiamo star certi che l’attuale fase militarista spinta non farà altro che condurre all’approfondimento di tali elementi.

[1] [1] N. Poulantzas, Potere politico e classi sociali, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 178.

[2] R. Curcio, L’impero virtuale. Colonizzazione dell’immaginario e controllo sociale, Sensibili alle foglie Società Cooperativa a.r.l., 2015, p. 22

[3] R. Curcio, Il capitalismo cibernetico. Dopo il panottico, oltre la sorveglianza, Sensibili alle foglie  Società Cooperativa a.r.l, 2022, p.77

Alex Marsaglia

Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989, assiste impotente per evidenti motivi anagrafici al crollo del Muro di Berlino. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla rivista Rinascita e sulla via italiana al socialismo, si specializza in Scienze del Governo con una tesi sulle nuove teorie dell’imperialismo discussa con il prof. Angelo d’Orsi. Redattore de Il Becco di Firenze fino al 2021. Collabora per un breve periodo alla rivista Historia Magistra. Idealmente vicino al marxismo e al gramscianesimo. Per una risposta sovranista, antimperialista e anticolonialista in Italia e nel mondo intero. 

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