Scuola: assordante silenzio sull'attacco al diritto di sciopero

Scuola: assordante silenzio sull'attacco al diritto di sciopero

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È passato sotto un assordante silenzio il nuovo accordo sull'esercizio del diritto di sciopero dei docenti e di tutti i lavoratori della scuola.

Cos'è successo?
Il 15 gennaio sono entrate in vigore le "nuove norme per lo sciopero del comparto istruzione" come da nota ministeriale 1275 del 13 gennaio 2021 in applicazione delle disposizioni Aran (Agenzia delle relazioni sindacali) del 2 dicembre 2020.
Con l'opposizione sindacale, "si è voluta ritenere la scuola" alla stregua di un "servizio pubblico essenziale".
"Pertanto a garanzia dell'utenza  è stato inserito l'obbligo della comunicazione anticipata".
Il lavoratore, nei termini indicati dal D.S., può comunicare: 

1) l'adesione; 

2) la non adesione;

3) di non aver maturato alcuna decisione.

Le RSU (rappresentanze sindacali di base) stanno dando indicazione a tutto il personale di optare per la terza possibilità.
La mancata risposta nei termini verrà considerata come "non adesione allo sciopero".

USB Scuola denuncia, a sua volta: "La nuova intesa sull’esercizio del diritto di sciopero nella scuola è stata messa in opera proprio in questi giorni, senza che nessuna delle sigle firmatarie avesse il coraggio di spiegare ai lavoratori come e perché vengono inaspriti i paletti, già significativi, nei loro confronti e nei confronti del più importante strumento di espressione dei lavoratori: lo sciopero.
Le azioni contro le organizzazioni conflittuali che ancora osano alzare la testa e la voce mobilitando lavoratrici e lavoratori contro le ingiustizie e in difesa dei loro diritti e la propaganda anti-sciopero sono state messe nero su bianco da un ministero sempre più simile ad un padrone e l’accolita Cgil-Cisl-Uil-Snals-Gilda-Anief che non agiscono in tutela di altri se non dei propri privilegi, con il benestare della Commissione di Garanzia Scioperi (non di certo Garanzia del Diritto di Sciopero) e pubblicate, senza neanche una minima comunicazione ai lavoratori, in Gazzetta Ufficiale”.

E ancora:
Per esporre più esaustivamente i motivi per cui consideriamo questo accordo gravemente lesivo del diritto di sciopero di ogni singolo lavoratore della scuola e le iniziative che l’intera Organizzazione Sindacale sta avviando per tutelare il diritto di sciopero, invitiamo tutti a partecipare al webinar che si terrà il 28 gennaio a partire dalle ore 17 ‘Sciopero: diritto scippato’ per concordare le azioni legali da intraprendere.

A questo punto c’è bisogno di una nota che nasce spontanea anche per chi giurista e sindacalista non è.
Definire "utenza" l'universo dei cittadini che esercitano il diritto costituzionale di istruirsi è un'aberrazione che solo la logica neoliberista potrebbe partorire e che da sola, già, come definizione, offre l'immagine di come studenti e docenti siano "concepiti". Non solo.
L'istruzione, la formazione del cittadino, sono un diritto e attengono ad una norma di “rango” costituzionale e come tali non possono essere normate da una legge ordinaria che equipari la scuola ad un "servizio pubblico essenziale" alla persona. 

La mensa rappresenta un servizio alla persona, come pure il trasporto pubblico, il negozio di alimentari e il tabaccaio sono servizio essenziale, ma non l’educazione o la formazione del cittadino che rientrano nella sfera dei diritti (doveri) costituzionali come la sanità, senza dover far rimandi alla 146/90 che quale legge ordinaria può riguardare e normare solo alcuni aspetti della funzione. 
Sono questi gli aspetti fondamentali che, mi auguro, i sindacati di base sapranno evidenziare per difendere non solo il diritto fondamentale allo sciopero, ma proprio il diritto costituzionale all'istruzione.
D'altronde la scuola-impresa è la stella polare del Recovery Fund, come denuncia De Michele su un articolo de Il Manifesto del 13 gennaio.
"La scuola del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è pensata e disegnata come un tapis roulant verso l’impresa 4.0.
Del resto, la filosofia del New Public Management innerva tutte le proposte del Piano sull’uso del Recovery Fund. La scomparsa della sfera pubblica senza che scompaia del tutto la proprietà pubblica, immergendola nelle leggi del mercato, è la logica di fondo. In questi anni la scuola è stata intesa come l’anticamera del mondo del lavoro, una riserva di caccia per industria e terzo settore”.

È sufficiente unire i puntini...

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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