Se nemmeno il Coronavirus rende solidale l'Europa

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Se nemmeno il Coronavirus rende solidale l'Europa


di Paolo Desogus

La crisi sanitaria e le reazioni dei governi per fronteggiarla ci danno la misura del grande vuoto politico che si apre dietro l'impalcatura retorica europeistica. Sebbene i trattati prevedano che i paesi dell'UE di fronte a un'epidemia agiscano insieme, con decisioni omogenee e finalizzate all'interesse comune, ogni governo ha preso misure individuali e talvolta - come nel caso della Germania - del tutto egoistiche. Non sono nemmeno mancati i contrasti e gli scontri diplomatici tra i singoli paesi membri, in particolare quando le autorità hanno bloccato il transito di materiale medico. La Repubblica Ceca ha ad esempio sequestrato e tentato di appropriarsi degli aiuti umanitari cinesi destinati all'Italia.

Un comportamento  simile sembra che sia stato tenuto dalla Germania, anche se le informazioni in proposito non sono chiare. È poi notizia di ieri quella dell'aereo inviato dalla Russia con aiuti per l'Italia, impossibilitato di compiere la rotta più breve a causa dei divieti di sorvolo dei paesi europei. 

Si direbbe che le regole europee valgano solo quando intralciano la solidarietà tra stati membri. Quando invece la sollecitano - come i trattati che impongono politiche comuni di fronte alle epidemie - possono essere disattese.

La verità è che la crisi sanitaria poteva essere la grande occasione di svolta per l'UE, che invece, sopraffatta dagli egoismi, dall'egemonia tedesca e dalle sue inadeguatezze, sta dando prova ben peggiore di quella che il più duro degli euroscettici poteva attendersi.

Nemmeno sul piano economico le cose vanno riescono a prendere una strada positiva. Il bazooka della BCE è caricato a salve: occorre un sostegno diretto dell'economia e dell'offerta, il QE non basta. A questo si aggiunge il no tedesco (e dunque austriaco, olandese, belga...) agli eurobond. La Germania è contraria all'integrazione economica europea: questo è il punto e su questo occorre che l'Italia misuri le proprie scelte politiche. Resta per tali ragioni del tutto incomprensibile la proposta di Conte di portare l'Italia nel programma del MES. Si tratta di una sorta di suicidio.

Permettetemi una nota personale. Ho creduto come molti nella possibilità di un'integrazione europea. Sono anche convinto che nonostante tutto negli ultimi vent'anni si sia diffuso in una parte della popolazione del continente un sentimento di appartenenza a una medesima comunità. Si tratta di un sentimento però molto debole, che in fondo riguarda solo una minoranza a cui io stesso faccio parte, dato che ho la famiglia in Italia e lavoro in Francia. Nel resto d'Europa la bandiera blu stellata è solo la trasfigurazione della cultura neoliberale che predica ostilità alle identità, individualismo, disintermediazione, ordoliberismo, stato minimo, esaltazione del privato, ostilità verso il pubblico... Si tratta insomma di una bandiera che nega le altre bandiere, che non integra le bandiere degli stati nazionali, nemmeno in questa fase in cui la funzione e l'operatività dello stato risultano indispensabili per fa fronte alla crisi sanitaria. Sul piano economico l'Europa è allora una gerarchia di stati messi in competizione tra loro con regole truccate dalla Germania, mentre sul democratico e indentitario è solo un'espressione geografica.

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