"Siamo la seconda forza politica del paese". Intervista esclusiva a Carlos Conde, Segretario Politico del Comitato Regionale di Caracas del Partito Comunista del Venezuela

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"Siamo la seconda forza politica del paese". Intervista esclusiva a Carlos Conde, Segretario Politico del Comitato Regionale di Caracas del Partito Comunista del Venezuela

 

 

di Geraladina Colotti


Dopo le elezioni del 25 maggio, che hanno dato una vittoria amplissima al PSUV, abbiamo intervistato Carlos Conde, Segretario Politico del Comitato Regionale di Caracas del Partito Comunista del Venezuela, organizzazione politica di carattere marxista-leninista, che è risultata essere la seconda forza più votata del paese. Un partito - specifica Conde - "erede delle lotte rivoluzionarie del popolo di Bolívar, Gustavo Machado e Hugo Chávez e che, fin dalla sua fondazione, 94 anni fa, incarna l'unità indissolubile della teoria marxista e della pratica rivoluzionaria, come strumento per la costruzione del socialismo in Venezuela".


Un grande risultato. A cosa è dovuto?

Pensiamo che le scorse elezioni del 25 maggio per l'elezione delle autorità regionali (i governatori) e dei legislatori, sia dell'Assemblea Nazionale che di ciascuno dei consigli legislativi regionali, siano state di un'importanza enorme e con conseguenze ancora più significative, poiché ora, e grazie a questi importanti risultati, si riconfigura il nostro scenario politico nei diversi territori della geografia nazionale: dall'Essequibo dove “nasce il nostro sole”, fino a coprire tutta l'estensione territoriale e insulare. La riconfigurazione del potere territoriale post-elettorale consolida l'egemonia rivoluzionaria, che permette di avanzare verso il rafforzamento della democrazia partecipativa e la rottura con lo Stato borghese tradizionale. All'interno di questa splendida vittoria, il Partito Comunista del Venezuela emerge nuovamente come una forza capace di mobilitare un voto consapevole di importante entità che ha finito per costruire questa vittoria elettorale. Crediamo che sia dovuto innanzitutto al riconoscimento da parte della nostra militanza e, a sua volta, a quella del bravo popolo del Venezuela che ha visto nel PCV una lunga tradizione di lotte proletarie, e l'indeclinabile posizione antimperialista e antifascista, che per quasi cento anni il partito ha mantenuto in Venezuela. Questo risultato ottenuto con la scheda del Gallo Rosso e che si aggiunge al capitale elettorale che ha portato alla vittoria del Gran Polo Patriótico Simón Bolívar, è anche conseguenza della coscienza politica e di classe di un settore importante del nostro popolo lavoratore che si identifica con il partito comunista e ci vede come il suo strumento politico di lotta contro lo sfruttamento capitalista. Altre componenti di questi risultati rappresentano quella lunga tradizione rivoluzionaria della sinistra nel nostro paese, consapevole che votare per il simbolo del PCV è un voto sicuro per la rivoluzione bolivariana di cui siamo parte e a cui portiamo con grande umiltà i nostri sforzi e le nostre azioni militanti quotidiane.

Nell'attualità politica e di lotta rivoluzionaria, oggi il partito a Caracas conta su un potente sistema di alleanze strategiche, come la partecipazione nuovamente nel GPPSB, ma anche nei diversi fronti di lotta e di massa ai quali partecipiamo nella regione della capitale; potrei menzionare la Coordinadora Popular Antifascista Venezuela, la Plataforma Internacional de Solidaridad con la Causa Palestina, il Frente de Motorizados Supremacía Revolucionaria, e nei Sindacati di espressione classista. Inoltre, considero importante sottolineare che questo scenario ci pone, insieme agli altri partiti dell'alleanza del Gran Polo Patriótico Simón Bolívar, in una posizione di altissima responsabilità richiesta dalla situazione nazionale e internazionale in cui vediamo una ripresa di posizioni politiche chiaramente fasciste estremamente pericolose per i popoli del mondo. Da qui l'importanza di rafforzare il GPPSB come un fronte unico contro l'imperialismo yankee e i suoi agenti interni. Un compito centrale dopo questa schiacciante vittoria popolare sarà approfondire la mobilitazione di massa per convertire il trionfo elettorale in Potere Popolare organizzato che sviluppi con idealità e capacità rivoluzionaria il Piano delle 7 trasformazioni.

Quali sono stati i risultati del PCV a livello nazionale e regionale?

Possiamo analizzare in forma quantitativa la crescita del Partito Comunista con i voti ottenuti a livello nazionale. Siamo riusciti a ottenere più di 190 mila voti, e in Stati di grande importanza elettorale dove abbiamo superato i 10 mila voti, come nel caso di Miranda (21.115); Caracas (17.575); Carabobo (15.870); Lara (15.073): Zulia (11.391); Aragua (11.162); e Anzoátegui (10.742). Siamo la seconda forza politica non solo all'interno del GPPSB ma di tutto l'insieme delle forze partitiche del paese. Ci sono Stati dove percentualmente abbiamo ottenuto più del 4% della partecipazione in base al Registro Elettorale Permanente (REP), come nel caso di Lara (4.26%), Carabobo (4.22%), Portuguesa (4.07%); e Falcón (4.04%).



Cosa rappresenta oggi il PCV in Venezuela a livello di forza popolare e qual è il suo programma?

Il PCV ad oggi rappresenta, crediamo, un muro di contenimento ideologico contro posizioni fasciste e contro ogni pretesa di svendita delle nostre risorse naturali a qualunque livello, il che ci porta a innalzare le stesse bandiere dei lavoratori come abbiamo fatto nel corso di tutta la nostra traiettoria. Ed è lì che si radica il nostro programma politico che cerca di rendere visibile e alta la voce dei lavoratori in modo consapevole e organizzato: quella degli operai e dei contadini, consapevoli che solo organizzati possono (possiamo) affrontare il grande capitale e impostare rapporti di forza a nostro favore. In tal senso, noi comunisti venezuelani dobbiamo essere da un lato buoni interpreti delle richieste del popolo lavoratore; e, dall'altro buoni interlocutori per le basi operaie e comunali.

C'è una frazione del PCV che ha deciso di allearsi con l'estrema destra e che vi accusa di essere usurpatori. Come spiegare tutto questo alla militanza, soprattutto a livello internazionale?

Sì, è vergognoso dover essere testimoni di una simile decadenza, politica e morale, di una nefasta gestione di alcuni dirigenti che, trasformatosi in un cenacolo di complici, hanno preteso di portare il PCV in un vicolo cieco in cui, mediante rumorose apparizioni pubbliche sono arrivati a coincidere con le posizioni dello stesso Dipartimento di Stato degli USA: mostrando un chiaro e preoccupante allineamento con la più estrema e recalcitrante destra venezuelana che risponde storicamente ai disegni di Washington. Protetti dal simbolo del PCV, questi dirigenti, diventati portavoce dell'imperialismo, hanno preteso ricattare politicamente la propria militanza, decimandola e smembrando leadership regionali e locali così come la Gioventù Comunista del Venezuela, per frenare qualsiasi crescita generazione e ricambio partitico che mostrasse un sostegno alla rivoluzione bolivariana.


Quando e perché è iniziata questa "decadenza"?

Nel 2017, inizia la "demarcazione e il confronto" con il governo bolivariano, che viene accusato di non rispettare gli accordi PSUV - PCV; lì inizia il calvario della base del partito, si disarticolano le cellule, la posizione dogmatica e personalistica della sua direzione nazionale e del suo ufficio politico cominciano a fare strame nella base del PCV. Inizia una campagna internazionale guidata dal figuerismo reazionario (i seguaci del deputato Oscar Figuera, n.d.r), per screditare lo stato venezuelano dimenticando le sanzioni e i blocchi che impediscono ogni azione del governo a favore del popolo. La posizione revanscista del partito prende una rotta oscura alleandosi con le azioni dell'estrema destra nel 2023, partecipando a marce che usano la situazione economica dei lavoratori e delle lavoratrici, convocano i loro quadri a scontrarsi con il governo di Maduro. Non si trattava già più di una demarcazione, ma di uno scontro aperto, che dimenticava il principio antimperialista dei comunisti e delle comuniste. La portavoce della corrente antichavista incrostata nella direzione uscente del partito sembrava un'agenzia della CIA in Venezuela, rilasciava dichiarazioni che, a livello internazionale, facevano apparire il Venezuela e il suo governo come un governo fuorilegge. Questa situazione così pericolosa, è inconfutabile per chiunque voglia analizzarla in modo obiettivo. Per questo, un gruppo di militanti si è avvalso della legge che consente ai partiti, di qualunque tendenza, di rivolgersi al massimo Tribunale del paese per presentare un ricorso in caso di violazione dei propri diritti di militanti. Un ricorso costituzionale, per chi considera lesi i propri diritti politici all'interno di un determinato partito. Così, mediante un percorso previsto dalla Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela si è prodotto un momento di rottura che ha permesso l'avanzata delle forze rivoluzionarie in seno al partito per riscattarlo da una direzione canaglia, alleata a forze reazionarie contro il governo bolivariano presieduto da Nicolás Maduro. Da lì, è iniziata una nuova fase di recupero della dignità morale rivoluzionaria del partito ed è stata votata la nuova Direzione Nazionale del nostro partito. Il compagno Henry Parra, affettuosamente conosciuto come "el Gallo", nella sua qualità di presidente ha profuso tutto il suo impegno per ripristinare il dibattito e chiarire le cose: dapprima all'interno del nostro paese e poi in importanti scenari internazionali a cui ha potuto partecipare. Così, a partire da ogni Comitato Regionale, abbiamo unito gli sforzi, a livello nazionale, per riportare dal lato giusto della storia un partito politico che non ha mai abbandonato le principali lotte e i più alti aneliti del popolo venezuelano.


Che posizione ha assunto questa frazione del PCV nelle ultime elezioni presidenziali?

Tutto è apparso chiaro nel 2024 quando per le elezioni presidenziali del 28 luglio quella vergognosa frazione ha sostenuto il candidato di estrema destra, Enrique Márquez. È stato allora che parte della base del PCV che ancora rimaneva con quella impresentabile direzione ha aperto una breccia. E oggi possiamo annunciare con soddisfazione che la maggioranza dei militanti è con noi, e dialoga con la rivoluzione bolivariana guidata dal presidente operaio Nicolás Maduro Moros. Il salvataggio del nostro partito non è un teatro allestito dal governo, siamo noi comunisti e comuniste ad aver salvato il partito, convinti che la sua storia di lotta non possa continuare ad essere macchiata, né infranta. Noi che oggi contiamo con il sostegno e l'abbraccio solidale dei partiti comunisti fratelli dell'America Latina e stiamo stringendo legami in Europa e in altre latitudini.


Che analisi fa il PCV della fase e della congiuntura in Venezuela?

Siamo consapevoli che nei tempi attuali non è solo questione di organizzare un'altra elezione, ma di preservare la pace come obiettivo supremo, così come i nostri eroi avevano come massimo obiettivo storico l'indipendenza. Oggi si tratta di preservare la pace e il bene più prezioso della patria, la sua indipendenza che deve essere piena e incondizionata. L'anno scorso, nel 2024, si sono compiuti cento anni dalla comparsa in Italia delle camicie nere in quella lunga marcia che li portò a Roma alla conquista del potere, Quelle camicie nere erano i fascisti che riempirono il XX secolo di morte e sangue in Europa. Per questo, vediamo con chiarezza che in ballo c'è una lotta campale tra la vita e la morte, rappresentata dall'estrema destra, di cui fa parte l'opposizione venezuelana, alleata di chi oggi sta perpetrando il genocidio dei palestinesi. Il fascismo è uno strumento di guerra e morte del capitalismo in crisi e l'opposizione di ultradestra venezuelana è un braccio dell'imperialismo per restaurare la dittatura borghese della Quarta repubblica e il neoliberismo. Per tutto questo e secondo quanto accaduto nel nostro paese nelle scorse elezioni presidenziali, è la lotta contro l'ideologia fascista che segna l'agenda nazionale, così come lo è anche il miglioramento della nostra economia e il cammino di prosperità che abbiamo intrapreso nonostante le misure coercitive unilaterali dell'imperialismo nordamericano sotto la nuova amministrazione, quella del magnate Donald Trump e delle forze più oscure della reazione internazionale. Come direbbe Antonio Gramsci: "Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda ad apparire. E in questo chiaroscuro sorgono i mostri" (il fascismo).


Quali sono i punti di disaccordo, se ce ne sono, con il PSUV?

Avendo risposto a quanto sopra, risulta evidente che i punti di disaccordo non sono più rilevanti di quelli di coincidenza, poiché i nostri compagni del PSUV stanno anch'essi conducendo una dura lotta contro il fascismo e contro l'imperialismo, sia a livello nazionale che internazionale. Pertanto riconosciamo la necessità di unire gli sforzi in questo senso per preservare la pace e la vita nel nostro paese. Continuando con l'esempio italiano, possiamo ricordare come i socialisti e altre fazioni di sinistra, inclusi i comunisti, si siano separati e abbiano preteso di affrontare ciascuno a modo suo il fascismo, e già sappiamo quali furono i risultati che rimasero registrati nelle tenebrose immagini di fucilazioni di massa di leader sia socialisti che comunisti. E non lo diciamo con l'intenzione di emettere giudizi politici, ma di allertare contro qualsiasi posizione divisionista nelle file della rivoluzione bolivariana. È per questo che le discrepanze che possiamo avere in materia economica o sociale, come la protezione del salario dei lavoratori, non significano una rottura strategica con i nostri compagni del PSUV, come avvenne con il tradimento della passata dirigenza comunista che arrivò a coincidere con la più retriva borghesia nazionale. In tal senso abbiamo coincidenze strategiche: lottare contro il fascismo e l'imperialismo; difendere la rivoluzione bolivariana come compito di prim'ordine per la costruzione del socialismo. In ogni caso, una differenza tattica sarebbe quella di accelerare il ritmo della rivoluzione per l'edificazione dello stato comunale e il superamento dello Stato borghese. "I rivoluzionari devono essere implacabili nella critica, ma inflessibili nell'unità d'azione" come ben sottolinea Lenin.

Più che discrepanze, ci sono solo differenze di forma e non di fondo. La nostra meta è la costruzione del socialismo, di una patria di uguali, è quella di sradicare i vizi che permeano la coscienza rivoluzionaria e offuscano il nostro bellissimo progetto bolivariano, fino a eliminare le strutture di potere che si sono infiltrate dentro i nostri ranghi, spingere insieme in avanti la coscienza del nostro popolo che ha resistito con dignità alla guerra imposta dai poteri oligarchici e pro-imperialisti della regione.



Che bilancio fa di queste elezioni?

Un bilancio molto positivo, il voto maggioritario del popolo venezuelano che si è espresso nelle urne elettorali domenica scorsa, 25 maggio, per il PSUV e per il PCV come seconda forza politica del paese, così come per i diversi partiti politici del GPPSB riflette una grande maturità politica e al tempo stesso un'esigenza politica e morale che il popolo venezuelano mostra, dando fiducia alla proposta rivoluzionaria, impregnata di valori bolivariani. Una fiducia che deve essere trasformata nel compimento della Venezuela grande e prospera che tutti insieme stiamo costruendo, al contrario della proposta di svendita e lontana dal popolo dell'estrema destra in Venezuela. Queste elezioni hanno mostrato che il PCV continua ad essere una forza storica, che la sua militanza ha ritrovato la strada, e che questo può aiutare a ritrovarci nel percorso congressuale per mano di una dirigenza nazionale che oggi si colloca, insieme a tutti gli organismi di direzione regionali, locali e di base, dal lato giusto della storia: difendendo, avanzando, approfondendo e consolidando la rivoluzione bolivariana, l'eredità del comandante Chávez, intorno all'unità di comando e leadership del presidente Nicolás Maduro, e di tutta la direzione politico-militare della rivoluzione. È importante e gratificante che il popolo ci abbia laureato come la seconda forza politica ed elettorale di Caracas e di tutto il paese. Siamo contenti del nostro lavoro realizzato in una prospettiva unitaria, per avanzare nella conquista di spazi di consolidamento della forza comunista: in altre parole per l'accumulazione di forza che ci permetta di avanzare nella conquista di spazi di potere, di costruzione collettiva e direzione orizzontale.


Come analizza il nuovo piano di governo verso lo stato comunale?

Il governo nazionale ha intrapreso una nuova fase di trasferimento di potere alle comunità organizzate, ai consigli comunali, alle comuni e a tutte le diverse espressioni organizzate del potere popolare e comunale, ampliando e approfondendo il modello di democrazia partecipativa e protagonista attraverso il nuovo Sistema di Governo Popolare e Comunale in tutto il territorio nazionale, in tutti i Circuiti Comunali, dando compimento a uno dei più grandi desideri del comandante Chávez che ebbe la visione di un popolo protagonista e partecipativo nella nuova democrazia, possibile solo in rivoluzione. Riteniamo che si stiano compiendo passi decisi nello sforzo di raggiungere lo stato comunale, e il PCV sta accompagnando questi processi di liberazione nazionale con una prospettiva socialista. Le Agende concrete di azione (ACA) con le loro mappe di soluzioni giocano un ruolo di somma importanza in questa fase per raggiungere sempre più uno stato rivoluzionario e popolare, in cui le basi popolari e comunali possano sviluppare le loro iniziative nel terreno favorevole della rivoluzione bolivariana. Come disse il leader storico della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Rafael Chávez Frías: "Lo stato comunale è la via al socialismo del XXI secolo"Tutto il potere alle Comunas!

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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