Sparatorie sugli affamati a Gaza: le prove contro i contractor USA
L’inchiesta dell’AP e i filmati trapelati smontano la difesa di UG Solutions. E rivelano l’incompetenza dei mercenari
Dopo un’inchiesta dell’Associated Press che accusava un’azienda mercenaria statunitense di aver aperto il fuoco su civili disperati in cerca di aiuti a Gaza, la società ha pubblicato nuovi filmati nel tentativo di limitare i danni. Ma le immagini, invece di scagionarla, hanno finito per confermare le gravi accuse rivolte all’operazione, già travolta da scandali.
Il 2 luglio, l’Associated Press ha diffuso un reportage contenente brevi video che sembravano mostrare mercenari USA legati alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) sparare contro civili durante un episodio avvenuto a maggio nel sud di Gaza. I filmati erano stati forniti da un ex dipendente di UG Solutions, l’azienda incaricata di garantire la sicurezza nei centri di distribuzione degli aiuti.
"Penso che ne hai colpito uno", dice uno dei mercenari dopo una raffica di colpi. "Diavolo sì, ragazzo!", esclama un altro.
Nel tentativo di controbattere alle accuse, UG Solutions ha distribuito alla stampa due video per un totale di oltre sette minuti di riprese. Le immagini offrono uno sguardo senza precedenti sulle interazioni disturbanti tra la popolazione affamata di Gaza e i mercenari statunitensi, pesantemente armati ma chiaramente impreparati, assoldati per proteggere le operazioni caotiche della GHF.
Secondo un comunicato di UG Solutions, i video avrebbero lo scopo di dimostrare che i suoi agenti "non hanno sparato proiettili veri su folle inermi di palestinesi", fornendo un contesto che contraddirebbe il reportage dell’AP. Tuttavia, un’analisi più approfondita condotta da The Grayzone rivela che il materiale è tutto fuorché assolutorio.
In uno dei filmati, un gruppo di mercenari mal organizzati spara quelli che definiscono "colpi di avvertimento" verso una folla di civili palestinesi, riconosciuti come non minacciosi, prima di chiamare in aiuto l’esercito israeliano, noto per l’uso indiscriminato delle armi. Poco prima degli spari, un agente di UG Solutions punta il fucile in direzione della folla. Questi dettagli contraddicono le dichiarazioni di un portavoce dell’azienda, che aveva affermato di non essere a conoscenza di video che mostrassero i suoi contractor sparare.
Operazione fallimentare e dilettantismo
Le riprese rivelano anche l’impreparazione dei mercenari, incapaci di comunicare con la popolazione locale. "Penso che scriverò qualche parola in arabo", dice uno di loro, elencando poi una serie di frasi sconnesse: "Domani. Indietro. Vai a casa. Fermati". Ammettono inoltre di dover contare su palestinesi che parlano inglese, riconoscendo che la folla, seppur disperata, non rappresenta una minaccia reale.
In un altro passaggio, il mercenario che filma si lamenta perché i rifugiati hanno portato via un palo della luce e degli alberi, probabilmente per farne legna da ardere, e persino i tavoli usati per la distribuzione degli aiuti. Il video sembra confermare le critiche di un alto dirigente di UG Solutions, che aveva definito l’operazione a Gaza "l’ora dei dilettanti".
Legami con intelligence e milizie locali
UG Solutions condivide le operazioni armate a Gaza con un’altra società mercenaria, Safe Reach Solutions, fondata dall’ex agente della CIA Philip Reilly. Entrambe agiscono sotto l’egida della Gaza Humanitarian Foundation, legata a Donald Trump e finanziata inizialmente da McNally Capital, un fondo d’investimento privato. Secondo The Grayzone, la GHF avrebbe ricevuto ingenti finanziamenti anche dal Mossad e dal Ministero della Difesa israeliano. Nonostante gli scandali, il Dipartimento di Stato USA ha stanziato 30 milioni di dollari per sostenere le sue operazioni.
Al 6 luglio 2025, oltre 700 persone erano state uccise nelle cosiddette "zone umanitarie" per mano delle uniche fazioni armate presenti: la GHF, l’esercito israeliano e il clan del capo beduino Yasser Abu Shabab, ex affiliato all’ISIS e recentemente arruolato da Israele come forza locale.
Diversi soldati israeliani hanno raccontato al quotidiano Haaretz di aver ricevuto ordine di sparare sui civili in cerca di aiuti, causando un alto numero di vittime. "Dove ero di stanza, venivano uccise tra una e cinque persone al giorno", ha detto un militare. "Sono trattati come una forza ostile: niente misure di controllo, niente gas lacrimogeni, solo fuoco vivo con ogni arma immaginabile".
I video diffusi da UG Solutions, anziché assolvere l’azienda, hanno messo in luce una realtà ancora più inquietante: quella di un’operazione caotica, violenta e potenzialmente complicata da legami oscuri con servizi segreti e milizie.