Sri Lanka, la "svolta marxista"? I principali punti del programma del neo-presidente Dissanayake

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Sri Lanka, la "svolta marxista"? I principali punti del programma del neo-presidente Dissanayake

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di Leonardo Sinigagaglia per l'AntiDiplomatico


Sabato 21 settembre si sono chiuse le urne nella Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka per le elezioni presidenziali, decretando la vittoria di Anura Kumara Dissanayake. Egli non solamente il primo presidente nella storia politica del paese ad essere stato eletto al secondo turno delle votazioni, ma anche il primo ad appartenere a una formazione marxista. E’ infatti il la guida del Janatha Vimukthi Peramuna, il ‘Fronte Popolare di Liberazione’, e della coalizione di cui fa parte, il ‘Potere nazionale del popolo’. Si tratta di un’importante cesura politica per lo Sri Lanka che potrebbe ora trovarsi all’inizio di un nuovo corso capace di lasciarsi alle spalle gli anni di conflitti interetnici, di crisi economica e di penetrazione neocoloniale da parte delle potenze occidentali.

Le elezioni sono state un vero e proprio referendum contro il presidente uscente, Ranil Wickremesinghe, salito al potere a seguito della fuga dal paese di  Gotabaya Rajapaksa a seguito di imponenti proteste, e sul piano d’aiuti del Fondo Monetario Internazionale ammontante a 3 miliardi di dollari che avrebbe dovuto aiutare lo Sri Lanka a tirarsi fuori dalla peggiore crisi economica sperimentata dall’indipendenza. Per questi motivi la campagna elettorale è stata particolarmente intensa, con costanti avvisaglie di colpi di stato e il rischio della messa al bando del JVP. Nonostante ciò, grazie a un supporto di massa che ha coinvolto decine di organizzazioni sindacali, giovanili e religiose, la coalizione guidata da Dissanayake è riuscita a mantenersi in testa nei sondaggi, ottenendo al primo turno il 42,31% e vincendo al secondo turno col 55,89%. Le elezioni hanno visto un’affluenza ben più alta della media europea, pari a circa il 79% degli aventi diritto.

Colpito a partire dal 2019 da una violentissima crisi causata dall’eccessivo debito estero e dalla cattiva congiuntura internazionale, catalizzata dalle conseguenze della guerra in Ucraina e Donbass, lo Sri Lanka ha conosciuto una stagione politica particolarmente inquieta segnata da sanguinose proteste, attentati e tentativi più o meno palesi di imporre una svolta autoritaria. Davanti alla nuova presidenza vi è principalmente il compito di ridare stabilità al paese in un contesto internazionale mutevole e segnato dall’aumento dei rischi economici e geopolitici.

Proprio in merito alle relazioni internazionali [1] possiamo leggere nel programma della coalizione come sia intenzione della nuova presidenza condurre una politica estera “non allineata” mirata al mantenimento dell’indipendenza nazionale e alla promozione della pace e dell’armonia a livello mondiale. La posizione dello Sri Lanka rende ciò un compito impellente. Non solo la vicinanza del colosso indiano ha per decenni influenzato la vita politica singalese, ma la collocazione nell’oceano indiano, una zona fondamentale per la proiezione occidentale nella zona dell’Asia-Pacifico, rendono il controllo dello Sri Lanka di particolare importanza per i disegni d’accerchiamento della repubblica Popolare Cinese. Proprio la PRC ha visto recentemente la sua presenza economica crescere nel paese, con il coinvolgimento dello Sri Lanka nella Via della Seta e operazioni come quella, discussa, del porto di Hambantota, dagli esiti non particolarmente positivi causati dalla totale assenza di una coerente strategia di sviluppo da parte dell’allora governo locale. Il non-allineamento, il coltivare relazioni positive con tutti gli attori e l’evitare un eccessivo coinvolgimento negli scontri internazionali sembrano essere le linee d’indirizzo che caratterizzeranno il nuovo governo, che, come si aspettano molti osservatori, potrebbe rinvigorire le relazioni con la Cina per limitare la dipendenza dall’India, come già accaduto per le Maldive[2].

Ma oltre alla difesa dell’indipendenza nazionale, altri importanti campi d’intervento emergono dal programma del Potere Nazionale del Popolo: la ripresa economica, la lotta alla corruzione e la promozione dell’unità nazionale.

Già nel suo programma formulato nel 2021 la coalizione attaccava frontalmente il sistema economico basato sulla finanziarizzazione e al servizio del capitale speculativo, che aveva creato una realtà economica nazionale dipendente e incapace di provvedere al benessere della popolazione. Per questo motivo l’attuale programma prevede la creazione di centinaia di aziende di dimensioni piccole e medie per produrre prodotti con risorse nazionali, centinaia di campi per diversificare la produzione agricola e 2000 aziende nel settore tecnologico e informatico nei prossimi cinque anni. Nel contesto si prevede anche una razionalizzazione del sistema fiscale e la detassazione delle rimesse dei cittadini all’estero.

La lotta alla corruzione, secondo il programma, passerà attraverso la liberazione delle forze di polizia dalle influenze politiche e di gruppi di potere, e la rimozioni dei privilegi finora goduti dai membri del governo e dagli ex-presidenti, come le numerose e lussuose residenze finanziate pubblicamente e sparse per tutto il paese e i diversi veicoli ad uso privato garantiti.

La costruzione della nazione srilankese è un altro punto di grande importanza se si tiene conto della storia recente del paese, dilaniato da conflitti tra etnie e gruppi religiosi. Per questo è prioritario cercare una pacificazione tra le varie anime che compongono la nazione, evitando che il separatismo possa rappresentare la crepa su cui potranno fare leva le potenze straniere. A questo fine, oltre alla liberazione dei prigionieri politici, il programma elettorale dà indicazione per la creazione di una commissione speciale deputata a fare chiarezza sulle passate violenze contro la comunità islamica e l’attacco dell’ISIS contro i cristiani nella domenica di Pasqua del 2019, che costò la vita a 268 persone. L’aumento del salario minimo giornaliero dei contadini dipendenti e la garanzia abitativa per le loro famiglie  è un altro modo per creare stabilità sociale ed evitare che la tensione possa trasformarsi in scontri civili in un paese dove un quarto della forza lavoro è impiegata nel settore agricolo, percentuali significativamente maggiori nei territori abitati da minoranze etniche.

 

[1]https://www.jvpsrilanka.com/english/download/6339/?tmstv=1727096785

[2] https://www.globaltimes.cn/page/202409/1320168.shtml

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