Sul Corriere la "critica al politicamente corretto" diventa apologia dei crimini occidentali

Sul Corriere la "critica al politicamente corretto" diventa apologia dei crimini occidentali

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Sul Corriere della sera di ieri lunga filippica di Galli della Loggia contro gli eccessi del politicamente corretto, che proietta sul passato le sue manie di giuridicizzazione di tutti i rapporti personali, politici e sociali, condannando personaggi, popoli e culture di ieri in base a principi e valori di oggi, senza nessuna considerazione per i contesti storici (sintomo di crassa ignoranza, prodotto di una formazione basata quasi esclusivamente su diritto ed economia, oltre che, ovviamente, sulle discipline scientifiche, sentenzia il nostro).

Benissimo. Poi però parte un "secondo tempo" in cui Galli della Loggia riprende un discorso che gli sta particolarmente a cuore, visto che lo ripropone periodicamente, si impegna cioè in una accorata apologia dell'imperialismo occidentale (e dei suoi crimini) in base allo scontato argomento che anche le vittime, se fossero state al nostro posto, avrebbero fatto lo stesso, se non peggio.

Già, solo che la storia non si fa con i se, e il nostro, visto che si atteggia a detentore di un più ampio sapere storico rispetto ai suoi bersagli critici, avrebbe forse dovuto spiegare il perché di quei rapporti di forza tanto squilibrati.

Per la verità ci prova, ma spara un'idiozia: noi eravamo superiori perché ne sapevamo di più in materia di scienza e tecnologia (cioè più smart, per usare un termine di moda)! Già, e come mai? Il problema è che, se è vero che ai giovani politicamente corretti mancano le basi umanistiche, lui non dispone del livello minimo di conoscenze in materia di storia economica e sociale (Marx, Weber, Braudel, Arrighi, Wallerstein solo per fare qualche nome, ma l'elenco sarebbe molto più lungo), altrimenti si porrebbe qualche interrogativo più pertinente sulle cause dello sviluppo ineguale o sui motivi per cui la Cina che ancora a fine 700 era più avanzata dell'Occidente sul piano economico e anche, almeno per certi aspetti, sul piano tecnologico, un secolo dopo ha perso le guerre dell'oppio con gli occidentali.

E, a proposito di Cina, c'è da chiedersi come mai il nostro, così giustamente critico nei confronti dell'arbitraria estensione al passato di principi e valori attuali, non applica lo stesso metro di giudizio all'arbitraria estensione geografica dei nostri principi e valori occidentali al resto del mondo.

Forse perché dovrebbe ammettere che l'ideologia politicamente corretta, che lui considera autofustigante e masochistica per noi occidentali, è invece una potente arma per riaffermare il nostro dominio (che non può più basarsi su superiorità scientifica, tecnologica ed economica) esibendo la nostra missione "civile" che consiste nell'esportare (con ogni mezzo, guerra compresa) i diritti "universali" dell'uomo nei Paesi che così spudoratamente aspirano a strapparci l'egemonia mondiale.

Un'ultima considerazione: fare gli antirazzisti quando l'altro è debole (come i migranti dei barconi) è facile, è più difficile quando l'altro (come i cinesi) è pari se non superiore a noi sotto molti aspetti.

Carlo Formenti

Carlo Formenti

Giornalista, professore e ricercatore in pensione. Autore di "Il socialismo è morto. Viva il socialismo! Dalla disfatta della sinistra al momento populista" (Meltemi, 2019)

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