Tunisia: l'insolita visita di Meloni a Cartagine
Le recenti visite lampo in Tunisia e Turchia sollevano interrogativi sugli obiettivi reali del governo italiano.
di Francesco Fustaneo
Giorgia Meloni è stata recentemente protagonista di due importanti trasferte istituzionali: prima in Tunisia, dove ha incontrato il presidente del Paese, Kais Saied. Successivamente in Turchia, a Istanbul, dove ha tenuto un colloquio con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e con il primo ministro del "governo di unità nazionale" libico, Abdul Hamid Dbeibah.
Entrambi gli incontri sono stati gestiti in un modo a dir poco, inusuale: la Presidenza del Consiglio ne ha dato notizia solo poche ore prima (in particolare nel caso del viaggio in Tunisia), inserendoli nell'agenda istituzionale a ridosso della sua partenza e rendendo di conseguenza proibitivo per la stampa seguire Meloni in queste circostanze. I più attenti avranno notato che nel palazzo presidenziale di Cartagine praticamente non c'erano giornalisti italiani al seguito. La stessa visita ha avuto una durata "insolitamente" breve.
Da quando ha assunto la carica di Primo Ministro, solo tre anni fa, Meloni ha visitato la Tunisia cinque volte, l'ultima delle quali nell'aprile 2024. Precedentemente erano stati firmati accordi nei settori dell'energia, dell'istruzione superiore e del sostegno alle piccole e medie imprese.
A questo giro, le notizie riportate dalla pagina Facebook della Presidenza tunisina in merito a queste visite ripropongono pressoché le stesse frasi utilizzate in “precedenti” visite istituzionali, incentrate principalmente sullo scambio di opinioni su questioni comuni, sul rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi e sulla convergenza di opinioni su tutte le questioni sollevate. A queste si aggiunge la "volontà comune di sostenere ulteriormente la cooperazione bilaterale in diversi settori, in particolare quelli relativi ai trasporti, alla sanità, all'agricoltura e all'energia" e “la necessità che tutte le parti interessate uniscano le forze per organizzare ponti aerei per il rimpatrio volontario dei migranti irregolari sul suolo tunisino”.
Meloni, dal canto suo, ha definito la collaborazione con Tunisi "eccellente" e ha ribadito "l'impegno comune a contrastare le reti criminali di trafficanti" e a "promuovere vie legali di migrazione".
L'insolita modalità di annuncio e la durata del vertice sono state spiegate nell'ambiente giornalistico italiano con la volontà della premier di non attirare troppo l'attenzione su un argomento "sensibile" come quello della gestione delle migrazioni.
Più interessante è invece l'analisi pubblicata su "Al-Araby Al-Jadeed" che arriva da Mehdi Mabrouk, già docente di sociologia all'Università di Tunisi e che in passato ha rivestito nel Paese maghrebino la carica di Ministro della Cultura.
Mabrouk evidenzia come, sebbene siano state discusse diverse questioni regionali, oltre alla situazione nella Palestina occupata e al genocidio in corso perpetrato dalle forze di occupazione sioniste, le agenzie di stampa italiane (Nova, Adnkronos International e RAI) abbiano invece riportato marginalmente tutto ciò, discostandosi in qualche modo dalla narrazione tunisina. "Hanno sottolineato l'importanza del coordinamento della sicurezza per contrastare l'immigrazione illegale, accanto alla cooperazione economica. Tuttavia, non hanno menzionato la questione palestinese, che l'Italia continua ad affrontare in modo arretrato rispetto alle ondate di simpatia ufficiale di molti Paesi dell'Unione Europea. Mentre i ministri degli Esteri di Germania e Francia (dopo notevoli esitazioni) hanno recentemente condannato la politica di fame a Gaza, l'Italia ufficiale è rimasta in silenzio, quasi complice."
La visita di Meloni, fa notare Mabrouk, solleva diversi interrogativi e arriva peraltro a pochi giorni dalla visita in Tunisia di Messaad Boulos (consigliere politico di Trump), che aveva a sua volta incontrato Kais Saied.
Dall'incontro, fa notare, sono emerse solo scarse notizie. È stata inoltre preceduta dalla visita del presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, a Roma, dove è tornato con oltre trenta accordi di cooperazione settoriale che coprono quasi tutti i settori economici.
Mabrouk sottolinea poi un altro aspetto: le dichiarazioni di Kais Saied sull'Iran, indicano la sua volontà di rafforzare le relazioni con Teheran a tutti i livelli, subito dopo la guerra lanciata da Israele e Stati Uniti contro di esso e il suo riavvicinamento con Cina e Russia (Saied ha visitato la Cina nel maggio 2024).
La tesi sottesa di Mabrouk è che tali fattori avrebbero avuto un ruolo chiave nello spingere la Meloni a recarsi in Tunisia per incontrare il Saied e "tentare di dissuaderlo dal perseguire alleanze alternative che potrebbero sconvolgere gli equilibri di potere e collocare la Tunisia al di fuori dell'orbita dell'Atlantico occidentale e del Mediterraneo".