Un'altra Europa non è possibile. Un'altra Italia si

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Un'altra Europa non è possibile. Un'altra Italia si



Di Paolo Desogus


Un'altra Europa è possibile?


Dai giornali di oggi sembra emergere un'altra Italia, radicalmente diversa da quella che eravamo abituati a vedere rappresentata dalla stampa. Mi ha fatto particolare impressione l'editoriale di Angelo Panebianco, vecchio trombone conservatore e liberale. Il suo articolo ha come tema quello che andrà fatto quando la crisi sanitaria sarà terminata. Descrive uno scenario da dopoguerra, in cui gli italiani dovranno rimboccarsi le mani. Al di là di quanto giusta o sbagliata sia questa previsione quello che sorprende è che non viene mai menzionata l'Europa. Non è affatto detto che si tratti di un cambiamento reale, ma è indubbio che a modo loro i liberali italiani, i quali più di tutti hanno sposato l'ideologia della governance e del vincolo esterno, cominciano a parlare del paese in termini nuovi.


Non solo la stampa fino a ieri turbo europeista, ma anche i vari partiti sembrano aver mutato prospettiva. Il PD, su cui è naturale avere molte riserve, ha dato pieno sostengo a Conte in linea con i 5 stelle. È un segnale importante che dovrebbe suggerirci di abbandonare il solito atteggiamento da spettatori del teatrino politico in cui da una parte ci sono i sovranisti e dall'altra gli europeisti. Queste categorie sono saltate. Ora la situazione è estremamente drammatica e richiede realismo. Tutto il paese si trova ad un bivio. La Germania e i suoi cani da guardia hanno detto no a una condivisione del debito chiesta da un folto gruppi di paesi tra cui Italia, Francia e Spagna. La proposta tedesca è quella di un intervento di aiuti attraverso il MES. "È stato creato proprio per affrontare le crisi" sostiene la Merkel. Il fatto è che il MES offre un aiuto del tutto insufficiente, si parla di 35 miliardi di euro. Non solo, quel prestito viene offerto da un'istituzione non politica a condizioni di rientro umilianti. La Germania chiede in altri termini riforme strutturali, che tradotto significa tagli, tagli, tagli, in cambio di briciole. 


Non bisogna farsi illusioni. La Germania seguendo una rodata strategia ha chiesto 15 giorni per dare il tempo alla Commissione di formulare una proposta condivisa. In questi 15 giorni può succedere di tutto. Con la Grecia l'allungamento della trattativa ebbe un effetto catastrofico, con l'aumento dello spread e della paura. Ora le cosa sono però diverse. La Grecia era sola, vergognosamente sola. L'Italia no. Inoltre l'epidemia avanza e tra 15 giorni il nostro paese avrà senz'altro superato il picco, mentre Francia, Germania (che non ha ancora presto le nostre misure sanitarie) e altri no. Infine la BCE con il documento di mercoledì supera molte limitazioni che aveva imposto la Germania. Potrà acquistare titoli per 1000 miliardi. Secondo gli specialisti quasi un quinto verrà indirizzato sui titoli italiani e questo dovrebbe favorire il calo dello spread.


Non è detto che questo basti per portare a trattativa la Germania: accettare quelle condizioni significherebbe mandare a monte la vecchia UE, con esiti imprevedibili, visto che un'Europa diversa e solidale come vorrebbero Francia, Italia e Spagna rischia paradossalmente di essere insostenibile per l'economia tedesca. Figuratevi poi un paese come l'Olanda, il mastino tedesco, in un'Europa più stringente avrebbero più difficoltà a portare avanti la loro politica da paradiso fiscale. Non siamo dunque solo noi che ci battiamo per il nostro benessere. Di troviamo a un bivio che smaschera l'ipocrisia e la protervia di quei paesi che si sono arricchiti alle spalle degli stati europei del Mediterraneo, proprio con l'arma dello spread o comunque il suo contenimento.


Dato questo empasse è allora prevedibile che sul breve termine ci sarà il tentativo di trovare un accordo di massima attraverso la BCE (la lettera di Draghi va in quella direzione). Sul medio termine ho però davvero molti dubbi che possa resistere il progetto Europeo. Ripeto: tornare ai vecchi equilibri è impossibile per Italia, Francia e Spagna, mentre un'Europa veramente più solidale non è perseguibile per la Germania. Per tornare allora al mio incipit, mi pare chiaro che un'altra Italia sia possibile mentre un'altra Europa temo di no.

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