Vito Petrocelli - Il significato della “via cinese” alla governance globale

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Vito Petrocelli - Il significato della “via cinese” alla governance globale


Pubblichiamo l'intervento di Vito Petrocelli, presidente dell'Istituto Italia Brics, durante la Presentazione dell’edizione italiana del “Governare la Cina – Vol. III” del presidente cinsese Xi Jinping e il Seminario Cina–Italia sulla governance tenutosi a Roma giovedì 13 novembre.

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di Vito Petrocelli 

Signore e Signori, gentili ospiti, è per me un onore prendere la parola in questo seminario Cina-Italia sulla governance che segue la presentazione dell'edizione italiana del libro "Governare la Cina - Vol. III" scritto dal Presidente Xi Jinping.

L’evento è organizzato congiuntamente dall’Ufficio dell’Informazione del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, dal China International Communications Group e dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Roma, con la collaborazione della Foreign Languages Press e della casa editrice italiana Giunti Editore S.p.A.

Ringrazio l’Ambasciatore Jia Guide per l’invito e saluto la delegazione cinese guidata dal Direttore del China International Communications Group, Chang Bo.

Farò alcune considerazioni su tre aspetti. La “via cinese” alla governance globale, il ruolo dei BRICS nel miglioramento della governance globale e le prospettive di cooperazione Italia-Cina, quindi sulle iniziative di governance globale promosse dalla Cina sotto la guida del Presidente Xi Jinping, e il ruolo che esse svolgono nella ridefinizione degli equilibri internazionali contemporanei.

Negli ultimi anni, la Cina ha proposto una visione articolata e coerente di governance globale che si fonda su alcuni principi chiave: il rispetto della sovranità nazionale, la ricerca di uno sviluppo condiviso e sostenibile e la costruzione di un ordine internazionale più equo e rappresentativo.

Questa visione ha preso forma attraverso tre grandi iniziative lanciate dal Presidente Xi Jinping: la Belt and Road Initiative (BRI), la Global Development Initiative (GDI) e la Global Security Initiative (GSI), alle quali più recentemente si è aggiunta la Global Civilization Initiative (GCI). Tutte quante insieme delineano quella che possiamo definire la “via cinese” alla governance globale.

1. Il significato della “via cinese” alla governance globale

La “via cinese” non si propone come un modello rigido o come un’alternativa ideologica ai sistemi di governance occidentali. Al contrario, si presenta come un approccio pragmatico, fondato sull’esperienza storica della Cina e sulla sua visione del mondo multipolare.

Nasce dal convincimento che lo sviluppo e la sicurezza non possono essere monopolio di pochi Paesi, ma debbano essere beni pubblici globali, gestiti attraverso il dialogo, la cooperazione e il mutuo vantaggio.Il concetto centrale è quello di governance condivisa: nessun Paese, per quanto potente, può affrontare da solo le sfide globali - che si tratti del cambiamento climatico, della transizione energetica, della sicurezza alimentare o delle crisi sanitarie.

In questo senso, la Cina propone un sistema internazionale più inclusivo, nel quale le economie emergenti e i Paesi in via di sviluppo abbiano una voce più forte nei processi decisionali globali.

È un approccio che riflette, in fondo, la filosofia politica cinese tradizionale: l’armonia nella diversità, il rispetto per le differenze e la ricerca di un equilibrio dinamico tra interessi diversi.


2. Il ruolo dei BRICS nel miglioramento della governance globale

Un elemento chiave di questa visione è rappresentato dal ruolo dei BRICS - il gruppo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, al quale si sono recentemente aggiunti nuovi Paesi membri e osservatori, rendendolo un attore sempre più rappresentativo del Sud globale.

Negli ultimi anni i BRICS hanno rafforzato la loro cooperazione in campi strategici quali finanza, commercio, tecnologia e sviluppo sostenibile. L’istituzione della Nuova Banca di Sviluppo (NDB), ad esempio, rappresenta una tappa fondamentale verso un sistema finanziario internazionale più bilanciato, che offra alternative concrete ai tradizionali meccanismi di credito dominati da istituzioni occidentali.

I BRICS non intendono sostituirsi alle istituzioni esistenti, ma piuttosto vogliono integrarle, correggendone gli squilibri e ampliando la rappresentanza dei Paesi emergenti.

La loro azione congiunta contribuisce così a migliorare la governance globale, introducendo nel dibattito internazionale una maggiore pluralità di voci, di modelli di sviluppo e di prospettive culturali.

In questo senso, il rafforzamento dei BRICS si inserisce perfettamente nella “via cinese” alla governance, che non mira all’egemonia, ma alla costruzione di un sistema multipolare basato sul dialogo e sulla coesistenza pacifica.


3. Cooperazione sino-italiana nel campo della governance e degli scambi culturali. Venendo ora al rapporto tra Cina e Italia, vorrei osservare come esistano ampi spazi per allargare la cooperazione profonda e strutturata, già esistente tra i due Paesi, anche al campo della governance globale. Italia e Cina condividono una lunga tradizione di scambi e interazioni: due civiltà antiche, con una sensibilità storica verso il concetto di armonia e una vocazione al dialogo interculturale. Sul piano istituzionale la cooperazione sulla governance globale potrebbe svilupparsi in diversi ambiti:

Dialogo multilaterale nelle sedi internazionali, a partire dalle Nazioni Unite e dal G20, dove l’Italia può svolgere un ruolo di ponte tra Europa e Asia;

Collaborazione accademica e nella ricerca scientifica sui temi della governance,

del diritto internazionale e delle politiche di sviluppo sostenibile;

Partnership nei programmi di formazione per funzionari pubblici e amministratori, mirati allo scambio di buone pratiche nella gestione delle politiche pubbliche, della digitalizzazione e dell’innovazione amministrativa.

Accanto alla cooperazione istituzionale sarà fondamentale promuovere anche gli scambi culturali, perché la governance non è solo una questione di regole, ma anche di comprensione reciproca.

In questo senso, le università, i centri di ricerca e le istituzioni culturali possono svolgere un ruolo decisivo nel potenziare la conoscenza della lingua, della storia e della cultura dell’altro Paese, facendo crescere la base di fiducia e di dialogo già esistente da molto tempo.

L’Italia, con la sua tradizione umanistica e il suo patrimonio culturale, può contribuire alla dimensione “civile” della governance globale, così come la Cina può offrire la propria esperienza di sviluppo e di pianificazione a lungo termine.

Entrambe le parti, in prospettiva, possono collaborare per un mondo più equilibrato, dove l’interdipendenza economica sia accompagnata da un’autentica interconnessione culturale.


4. Una visione condivisa per il futuro

Mi avvio a concludere questo mio intervento sottolineando gli aspetti principali. La “via cinese” alla governance globale rappresenta nei fatti il tentativo di ridefinire le regole della cooperazione internazionale in un’epoca segnata da profondi cambiamenti geopolitici ed economici.

Non si tratta di sostituire un modello con un altro, ma di costruire una sintesi di nuovo tipo, in cui i diversi sistemi politici e culturali possano contribuire alla soluzione dei problemi comuni con pari dignità.

La Cina, attraverso le sue iniziative globali e il rafforzamento dei BRICS, invita la comunità internazionale a superare la logica della contrapposizione e a lavorare insieme per un futuro di sviluppo condiviso.

L’Italia, da parte sua, può cogliere questa opportunità per riaffermare la propria vocazione mediterranea, europeista e al tempo stesso globale - una vocazione che la rende un interlocutore naturale per la Cina nei temi della governance, del dialogo tra civiltà e della cooperazione multilaterale.Governare insieme il cambiamento significa allora accettare la complessità del mondo contemporaneo, e trovare nella diversità non un ostacolo, ma una risorsa.

Ed è proprio in questa ottica - di rispetto, dialogo e responsabilità condivisa - che la cooperazione tra Cina e Italia può diventare un modello per la governance del XXI secolo.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro buona continuazione dei lavori.

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