Voci dall'Ucraina: il premier filo-americano Yatsenyuk potrebbe saltare presto

Voci dall'Ucraina: il premier filo-americano Yatsenyuk potrebbe saltare presto

E Poroshenko potrebbe fronteggiare, a breve, una rivolta dei movimenti estremisti

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di Eugenio Cipolla

Se non è rottura definitiva poco ci manca. Petro Poroshenko e Dmitro Yarosh sono ai ferri corti. Il leader del Pravij Sektor, il movimento di estrema destra accusato da molti di simpatie neo-naziste, nei giorni scorsi ha attaccato duramente il presidente ucraino, con il quale il rapporto si è freddato improvvisamente dopo gli eventi di Mukachevo di due settimane fa, quando si sono registrati scontri, con tanto di vittime e feriti, tra la polizia e i militanti del movimento guidato da Yarosh. «In questo momento non escludiamo la possibilità di chiedere le dimissioni del presidente Poroshenko, lo scioglimento della Rada e  il ricorso a nuove elezioni», ha affermato Yarosh qualche giorno fa durante una conferenza stampa, accusando Poroshenko di non aver cambiato la situazione del paese dopo la rivoluzione di un anno e mezzo fa.
 
Oggi il leader del Pravij Sektor è tornato a ribadire il concetto con parole ancora più forti. «Per noi la rivoluzione di Maidan non è stata completata – ha detto – perché c’è bisogno di proseguire la strada dei cambiamenti rivoluzionari nel sistema statale. Questa vecchia-nuova squadra che è al timone non è in grado di realizzare le riforme sociale, questo vale per le attività del presidente, del governo e del Parlamento». Parole dure, che alle orecchie di Petro Poroshenko sono suonate come un campanello d’allarme. Il presidente ucraino, infatti, sa che fronteggiare un’eventuale rivolta dei movimenti estremisti (stanno crescendo a dismisura in questo periodo, vista anche la forte crisi socio-economica) sarebbe un problema difficile da risolvere, essendo tutte le risorse impiegate in Donbass per combattere i separatisti filorussi.
 
Poche ore fa al palazzo dell’amministrazione presidenziale ucraina sono arrivate la solidarietà e l’appoggio dell’ambasciatore Usa in Ucraina, Geoffrey Pyatt, che nel febbraio 2014 ebbe un ruolo importante di collegamento tra l’attuale classe dirigente e il governo di Washington. Il diplomatico statunitense ha condannato le azioni del Pravij Sektor a Mukachevo, scaricando di fatto coloro che il politologo ed esperto Daniel McAdams ha definito dei «Frankenstein creati da Usa e Ue». «La questione è nelle mani del governo ucraino, ma gli Stati Uniti sostengono con forza la posizione del presidente Poroshenko e del ministro dell’Interno Avakov. L’uso di armi è esclusivo appannaggio di governo e delle agenzia di sicurezza da esso controllate».
 
Ma per un sostegno che arriva, un altro se ne va. In Rada i mal di pancia contro Poroshenko sono sempre più frequenti e intensi, come quello di Andriy Lozovoy, vice capogruppo del Partito Radicale di Oleg Lyashko in Parlamento. Secondo il deputato «Poroshenko farà presto la fine di Yanukovych, ma ancora più velocemente». Una frase pesante, che ha indotto la procura generale ucraina ad aprire un procedimento penale contro Lozovoy. «Ho firmato e presentato al Parlamento un provvedimento di responsabilità penale, con esso l’arresto, di un deputato membro della coalizione di governo», ha detto il procuratore generale, Victor Shokin.

Intanto, gli ultimi sondaggi pubblicati dall’Istituto Internazionale di sociologia di Kiev preoccupano e non poco Petro Poroshenko, che a breve potrebbe essere costretto a ridisegnare completamente la propria maggioranza e la composizione del governo. Il Blocco Poroshenko tiene (prenderebbe il 23,5%, se si votasse domani), ma il Fronte Popolare filo-americano del premier Yatsenyuk continua la sua inesorabile discesa (2,8%) dopo il risultato delle ultime elezioni, che lo consacrò primo partito assieme al Blocco Poroshenko con oltre il 20% dei voti. L’exploit che potrebbe sparigliare le carte, però, è quello di Yulia Tymoshenko. Uscita malconcia, e non solo fisicamente, da Maidan (celeberrima l’immagine che la ritrae in carrozina sul palco di Piazza Indipendenza a Kiev), l’ex premier potrebbe tornare a occupare un posto di primo piano nel panorama politico nazionale (magari proprio quello di premier, per l’appunto). Il suo partito Batkivshchyna (“Patria”) è passato dall’11,5% di marzo al 22,7% e punta a diventare ben presto il primo partito del paese. E sono in molti adesso a ritenere che la testa di Yatsenyuk possa saltare molto presto in favore di quella dell’eroina della rivoluzione arancione del 2004. Stabili intorno al 10% il Partito radicale, il Blocco di Opposizione, mentre gli estremisti di Pravij Sektor e Svoboda si attestano rispettivamente al 5,4% e al 3,9%, segnando una crescita che potrebbe ben presto rivelarsi fatale per Petro Poroshenko. 

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