E' finita l'età dell'oro del capitale umano
La tecnologia non sta rendendo superfluo solo il lavoro manuale, ma anche quello con formazione
Riprendendo un interessante articolo di Nancy Folbre che dichiara finita l'età dell'oro del capitale umano – la fase in cui l'economia richiedeva lavoratori formati con quel genere di qualità che si insegnano nelle università – Paul Krugman in Devaluing Human Capital sottolinea come questa lunga corsa si stia arenando perché la tecnologia ed il commercio globale non hanno reso superfluo solo molto del lavoro manuale, ma anche quello che richiede qualità e formazione. Non si tratta di un fenomeno unico nella storia: i Luddisti, sottolinea Krugman, non erano lavoratori non qualificati, ma con una formazione specializzata.
La tecnologia ha minato il lavoro qualificato, semplicemente perché molte delle qualità richieste nel mondo del lavoro oggi non si trovano nei libri e nei corsi che si svolgono nelle università. Riprendendo la storia dell'università dove insegna, il premio Nobel per l'economia sottolinea come Princeton non sia nata per formare banchieri d'investimento, come è divenuta oggi, ma i nuovi ministri.
Istituzioni come Princeton si sono poi evoluti in qualcosa di più simile a scuole chiuse, dove le elite hanno la possibilità di acquisire relazioni di potere. Il ruolo dell'alta formazione così come strutturata non può valorizzare il capitale umano, che, come sostiene correttamente Nancy Folbre, si sta rovinando. Del resto Krugman ricorda come lo stesso concetto l'aveva espresso già nel 1996, in occasione del 100 anniversario del Time, quando la rivista chiedeva di offrire previsioni sul 2096.
Istituzioni come Princeton si sono poi evoluti in qualcosa di più simile a scuole chiuse, dove le elite hanno la possibilità di acquisire relazioni di potere. Il ruolo dell'alta formazione così come strutturata non può valorizzare il capitale umano, che, come sostiene correttamente Nancy Folbre, si sta rovinando. Del resto Krugman ricorda come lo stesso concetto l'aveva espresso già nel 1996, in occasione del 100 anniversario del Time, quando la rivista chiedeva di offrire previsioni sul 2096.