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La risposta della Russia alla guerra del petrolio saudita
L'Arabia Saudita è la vera causa di ogni male russo degli ultimi 6 mesi
La scorsa settimana, grazie ad un articolo del New York Times, un'altra teoria del complotto, una che coinvolge praticamente ogni zona calda geopolitica, dall'Arabia Saudita, alla Russia, agli Stati Uniti, al Qatar, alla Siria, allo Stato Islamico all'Ucraina, è diventata realtà quando il quotidiano ha riportato che "l'Arabia Saudita sta cercando di fare pressione sul presidente Vladimir Putin affinchè smetta di sostenere il presidente siriano Bashar al-Assad, utilizzando il suo predominio dei mercati petroliferi globali in un momento in cui il governo russo sta riprendendo dagli effetti del crollo dei prezzi del petrolio".
In soldoni, il crollo del prezzo del petrolio era una mossa concordata tra gli Stati Uniti e i sauditi (anche se questo ha significato anche una recessione per gli stati produttori di energia degli Stati Uniti e un crollo dell' industria statunitense più vitale degli ultimi dieci anni: quella dello shale) per rimuovere il sostegno russo al governo siriano e facilitare il passaggio di un oleodotto del Qatar in territorio siriano.
Tuttavia, ciò che è fondamentale nella catena di cui sopra è che, mentre i sauditi (e il Qatar) hanno orchestrato gli eventi in Medio Oriente, con gli Stati Uniti come capro espiatorio diplomatico, gli Stati Uniti hanno gestito con attenzione il secondo fronte nella guerra per il predominio energetico europeo, che coinvolge l'Ucraina.
Non è un segreto che la catena di eventi che ha portato al colpo di stato contro il presidente Yanukovich sia stata in gran parte orchestrata dagli Stati Uniti, con la famosa registrazione di Victoria Nuland del "che si fotta l'Europa". E anche che a pagarne il prezzo maggiore sarebbe stata l'Europa non era un segreto, con le sanzioni economiche e le pressioni diplomatiche che hanno determinato un crollo nel commercio europeo con la Russia e hanno direttamente determinato una tripla recessione in Europa nel 2014.
Mentre la mossa ucraina ha sostanzialmente fallito nel suo scopo, anche se è vero che uno o più acquirenti occidentali sono riusciti a "acquisire" tutte le decine di tonnellate di oro ucraino, l'escalation saudita, che sta per affossare l'industria petrolifera statunitense e produrre un importante peggioramento economico a livello nazionale, è riuscita a colpire Putin molto più di tutti gli sviluppi banali che coinvolgono l'Ucraina.
Mentre Putin può ridere dell'impotenza di Obama ad aver un impatto sulla scena internazionale, lo stesso non si può dire dell'Arabia Saudita, che è molto chiaramente coinvolta nella guerra per procura globale che ora si estende a diversi continenti e in molti paesi, e il cui obiettivo finale è l'energia.
Dove?

Nel frattempo il presidente Putin è stato in visita in Egitto per inaugurare una nuova fase delle relazioni tra Il Cairo e Mosca: con al-Sisi i russi hanno firmato accordi per una centrale nucleare, per diversi progetti commerciali che potrebbero portare l’Egitto nell’orbita economica dell’Unione euroasiatica e hanno annunciato l'intenzione di regolare gli scambi diretti nelle rispettive valure nazionali, senza la mediazione del dollaro.
Dalla traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
"La visita si svolge in un momento in cui i Paesi si trovano ad affrontare un numero sempre maggiore di sfide: la Russia cerca di superare gli effetti delle sanzioni economiche illegali imposte dall’occidente per la situazione in Ucraina, mentre l’Egitto si sforza di combattere in una situazione politica sempre più aggravata. Così l’esito dei negoziati avrà un effetto di vasta portata per i due Paesi, sia politico che economico. E’ degno di nota che Stati Uniti ed Arabia Saudita abbiano voluto impedire il rafforzamento del partenariato russo-egiziano, dato il ruolo cruciale che l’Egitto svolge in Medio Oriente, anche nonostante il notevole indebolimento delle sue posizioni dopo la rivoluzione “colorata” del gennaio 2011".