Il pensiero neoliberista infuria e devasta l'Italia

19 Novembre 2021 21:30 Paolo Maddalena

Nella stampa odierna vengono posti in risalto tre eventi che confermano la dannosità enorme del sistema economico neoliberista, che si preoccupa del bene delle multinazionali e della finanza producendo danni alla popolazione sempre più indifesa, attraverso l’informazione, la politica sui migranti e il mancato intervento di qualsiasi contrasto ai cambiamenti del clima.

Per quanto riguarda l’informazione, che tanta importanza ha nella formazione della cosiddetta opinione pubblica, il governo Draghi, che già ha dato prova di simpatie verso Forza Italia e Italia Viva, nominando nel suo governo 3 ministri per il primo e due ministri per il secondo (numero sproporzionato in relazione alla rappresentanza dei due partiti), utilizza oggi il Presidente della Rai Carlo Fuortes, nominato dal governo Draghi, per proporre la nomina (che dovrebbe avvenire oggi) dei nuovi direttori dei Tg, rafforzando le posizioni di Forza Italia e Italia Viva, dando a questi Rai Uno, alla Lega e a Fratelli d’Italia, dando a questi Rai 2 e dando al Pd Rai 3.

Il fatto più grave e significativo è che viene tolto da Rai 1 il giornalista Carboni legato al Movimento 5 Stelle, il quale rappresenta la forza politica meno conforme al sistema politico dominante e in contrasto con quella che dovrebbe essere la cosiddetta “normalizzazione” di sistema, voluta, a quanto pare, dal nostro Presidente del Consiglio. Un altro passo indietro contro l’opposizione ai devastanti effetti del sistema economico predatorio, illecito, cinico, immorale e incostituzionale del neoliberismo.

Quanto ai migranti, mentre Ursula Von der Leyen si batte per un maggior aiuto da parte dell’Europa, a quanto pare con pochi risultati concreti, per recare aiuto alle migliaia di persone, sfuggite alle guerre e alla fame e indirizzate dal governo di Minsk verso la frontiera con la Polonia, essi diventano freddo oggetto di discussioni diplomatiche, nelle quali il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi se la sbroglia dicendo che è un problema di politica estera (evidentemente tra Bielorussia e Polonia), escludendo, per altro, la necessità di un vertice dell’Ue sul tema.

Parole evanescenti, non certo condivisibili dalla maggioranza degli italiani che hanno un ben diverso sentimento di solidarietà umana verso persone che si trovano in estrema difficoltà.

Quanto al clima, non solo tacciono le potenze internazionali, ma tace anche, in relazione a quanto avviene in Italia, il nostro governo. Eppure climatologi di alta fama come Massimiliano Fazzini, affermano che la Sicilia è divenuta ormai un avamposto dei cambiamenti climatici.

Infatti, prima il ciclone similtropicale Apollo, quello più comunemente chiamato “medicane”, che a fine ottobre ha devastato con venti da primato, fino a 119 chilometri all’ora, Catania e Messina. Poi, ai primi di novembre, la depressione mediterranea che ha portato piogge record, anche 300 millimetri in poche ore, in località della costa occidentale come Sciacca, dove ogni anno, in media, ne cadono 450. E infine le 14 trombe d’aria e marine che dall’altroieri, oltre ad aver rovesciato tetti, devastato coltivazioni, provocato frane, hanno anche causato un morto, risucchiato dalla violenza dei vortici. Fenomeni che denunciano l’assoluta necessità, alla quale il governo non dovrebbe affatto sottrarsi, di procedere a grandi investimenti, che tra l’altro gioverebbero anche all’economia, diretti a perseguire l’equilibrio idro-geologico, soprattutto lasciando al suolo la sua naturale funzione ecologica senza invaderlo con tante orribili costruzioni ed estese impermealizzazioni.

Tutto ciò è fondamentale per la vita dello Stato-Comunità, e quindi del Popolo, e l’inerzia al riguardo, da parte del nostro governo, appare assolutamente inspiegabile, a meno che non si voglia pensare che esso abbia come fine la distruzione del Popolo e l’arricchimento di pochi.

Concludo come al solito invitando gli italiani a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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