Un po’ di ottimismo per non soccombere alla catastrofe economica e militare

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Un po’ di ottimismo per non soccombere alla catastrofe economica e militare

di Salvatore Cannavò - Il Fatto Quotidiano

Angelo d’Orsi, in questa Catastrofe neoliberista, costruisce una controstoria degli ultimi cinquant’anni. Non è la prima e non sarà l’ultima, ma nel tempo del pensiero unico neoliberista, la riscrittura di passaggi storici è un atto di pulizia mentale. E aiuta la stessa comprensione del presente.

Il libro inizia il suo viaggio dagli anni Settanta, per individuarne già le linee di fratture, il passaggio tra quei “trenta gloriosi” che di fatto rappresentano il periodo più ricco e più pieno di progresso sociale della storia umana, e quello che verrà dopo. Un dopo che viene incubato dalla svolta neoliberista degli anni 80 e che poi, dopo il 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino, assume il volto del pensiero unico e soprattutto l’unipolarismo, il campo libero a una sola potenza, gli Stati Uniti, che ha “l’egemonia politica, ideologica e culturale”.

Sono i primi anni 90 a sancire la svolta piena, con la guerra del Golfo, il dispiegamento del potere militare che spazza via l’arbitro terzo delle Nazioni Unite e disegna un quadro di “guerra permanente” che non si interrompe più. Tranne che dopo la crisi del 2007-2008, i fasti dell’economia in progressione permanente vengono incrinati, nascono nuove potenze e nuovi equilibri vengono rivendicati. In questo quadro matura la guerra attuale, provocata e voluta dalla Nato e dall’Occidente, sottolinea D’Orsi (e qui si sottovaluta forse una determinazione imperiale della stessa Russia), ma che sostanzialmente torna a essere la risposta del capitalismo occidentale alla propria crisi.

Che continua a generare milioni di poveri, spingendo la società a un “bipolarismo” sociale tra ricchi sempre più ricchi e il resto sempre più povero, che attraversa da grande “cieca” i tre grandi incubi – climatico, sanitario e nucleare – e destruttura la democrazia. Abbastanza per imporsi una reazione e un sussulto, non cedendo al pessimismo, ma coltivando ancora “una piccola dose di ottimismo”.

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