Sulla Corte penale internazionale Repubblica sbaglia paese

14 Gennaio 2022 11:00 Francesco Guadagni

Fallita miseramente la guerra per procura con bande di terroristi al soldo, all'occidente, per quel che riguarda la Siria, restano veramente solo gli ultimi squilli della bassa propaganda dei fondamentalisti atlantici.

E chi più di Repubblica chiaramente?

Dalla Germania, arriva la notizia dell'ergastolo inflitto ad un "gerarca" del Presidente siriano Bashar al Assad - tale Anwar Raslan - denunciato da un "esule" un avvocato, Anwar al Bunni, il quale ha raccolto prove tra i rifugiati siriani su ogni sorta di crimine commesso: torture, stupri, uccisioni varie.

Pensate il "gerarca" di Assad si era rifugiato in Germania, scappando anche lui da quel "regime" di cui ne era protagonista così importante. Forse aveva paura di torturarsi da solo? E' stato così ingenuo da scappare dalla Siria sapendo di essere conosciuto come appartenente alla struttura dei servizi segreti siriani, per consegnarsi nelle fauci di Berlino?

Domande che chiaramente il giornale di Molinari non si pone.

Ma chiaramente il "gerarca" è solo un primo passo: il vero auspicio di Repubblica è che "un giorno Assad e la sua famiglia" possano comparire dinanzi la Corte penale internazionale per pagare dei "loro crimini".

Assad, certamente, perché il giornale Fiat non dice nulla su Bush padre e figlio, da Clinton, Blair, Obama, i quali negli ultimi 30 anni con le loro guerre e sanzioni hanno provocato milioni di morti, distruggendo interi paesi come l'Iraq, la Libia, l'Afghanistan, la stessa Siria, lo Yemen. Per non parlare di svariati primi ministri di Israele per i crimini commessi contro i palestinesi.

Ci sarebbero delle differenze fra questi imputati. Mentre lasciano molti dubbi le testimonianze contro Assad, sui crimini commessi dagli Stati Uniti e Gran Bretagna in Iraq e Afghanistan, in particolare, ci sono documenti, immagini, confessioni degli stessi apparati militari svelati da un giornalista australiano di nome Julian Assange attraverso WikiLeaks. Si dovrebbe chiamare a quel punto Assange a testimoniare, il quale non potrebbe neanche in videoconferenza in quanto lo stanno portando lentamente alla morte in un carcere di massima sicurezza inglese per aver rivelato i crimini di guerra di chi si è posto come paladino della "democrazia" e della "lotta al terrorismo".

Ah poi sull'esito del processo ci sarebbero pochi dubbi già dalla prima seduta, per buona pace di Repubblica, "fact checker" al servizio di multinazionali Usa e apprendisti stregoni vari. Eh si perché saremmo di fronte ad un reo confesso come dimostra il documento (del Pentagono) che certifica come gli Stati Uniti - non la Russia, la Cina - come, lo ripetiamo, gli Stati Uniti abbiano sganciato 337.000 fra bombe e missili dal 2001 a oggi su Iraq, Afghanistan, Libia e Yemen. Reo confesso.

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