3 considerazioni sui dati Istat della povertà in Italia

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3 considerazioni sui dati Istat della povertà in Italia

Cosa si ricava dai recentissimi dati dell’ISTAT sulla povertà in Italia? Ciò che i giornali mettono in evidenza è che nel 2020 è cresciuta, come ci si poteva aspettare, e riguarda oggi cinque milioni e mezzo di persone. Così si può far finta di stracciarsi le vesti e poi sentirsi meglio per l'empatia virtuale dimostrata.
 
Propongo delle considerazioni alternative:
 
1) Inutile illudersi che la denuncia mediatica modifichi la situazione: si tratta di meno del 7% dei cittadini italiani, politicamente dunque una percentuale insignificante. Neanche quando costituivano la maggioranza della popolazione i poveri riuscivano a cambiare le cose; anzi, una volta accadde, un secolo fa, con la Rivoluzione russa, ma a eliminare la memoria storica di quell'evento e così anche solo il sogno di un'alternativa all'egoismo borghese e al capitalismo sempre più selvaggio e pervasivo, ha provveduto la propaganda degli americani e dei ricchi. (Memoria? Storia? concetti desueti, incomprensibili ai più). Certo, sarebbe diverso se i poveri si organizzassero e costruissero alleanze con la classe media per costringere finalmente i miliardari e le multinazionali, a cominciare da quelle straniere, a pagare un’adeguata porzione dei loro profitti alla società (direi intorno al 90%, come peraltro negli Stati Uniti negli anni del New Deal). Ma per ora non si sono le condizioni di un blocco storico antiegemonico (così lo chiamava Gramasci): i leghisti non abbienti si credono dei vincenti in momentanea difficoltà e dunque considerano i poveri dei lavativi; i piddini invece li amano al punto da volerne importare altri dall’Africa (vedi il punto seguente) e comunque ormai lottano per i diritti individuali dei borghesi non per quelli collettivi dei proletari; i piccoli e medi imprenditori non perdono occasione per indebolire il sistema pubblico, che potrebbe difenderli, favorendo Amazon e le altre megacorporation che li distruggeranno; milioni di italiani qualunque evadono le tasse per poter comprare biglietti della lotteria e così illudersi di poter diventare anche loro ricchi e stronzi, e nel frattempo si identificano con le celebrity della tv e dello sport. Quanto ai pentastellati, si sono effettivamente presi cura come nessun altro dei più bisognosi (in particolare con il reddito di cittadinanza) ma senza alcun interesse a trasformare quei provvedimenti in politica e propaganda, con il risultato di alienarsi il sostegno della classe media.
 
2) Quasi un terzo delle famiglie in povertà assoluta è rappresentato da stranieri. E allora perché si consente loro di entrare in Italia? Per costringerli a chiedere la carità (a Roma come a Milano come a Bari come a Trento non posso più entrare in un bar o in un supermercato senza essere importunato da un questuante e guardato male se non verso l'obolo richiesto) in modo da far credere agli italiani indigenti di essere comunque dei privilegiati? O per abbassare il costo del lavoro e impedire la formazione di una coscienza di classe? O per far fallire la sanità pubblica e il sistema assistenziale e incoraggiarne la privatizzazione? O per giustificare il continuo saccheggio del Terzo Mondo e così rendere possibile il consumismo compulsivo di prodotti scadenti e per lo più inutili?
 
3) “Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con figli sono anche in condizioni di disagio più marcato”. Ma mi raccomando, continuate a credere alle cazzate dei profeti della crescita perpetua e necessaria, quelli che vogliono più nascite in un mondo sovrappopolato e che già oggi spreca molte più risorse di quelle che riesce a rigenerare: altrimenti (minacciano) non ci saranno soldi per pagare le pensioni — mentre ovviamente le centinaia di milioni per Ronaldo e le centinaia di miliardi per Jeff Bezos o Elon Musk, quelle sono intoccabili, e se ne fanno di più con l’automazione e licenziando, bè se li meritano.
 
Come noi tutti ci meritiamo qualunque cosa ci capiterà: non esistono destini, solo scelte, intenzionali o passive, di cui siamo tutti responsabili e le cui conseguenze tutti dovremo subire. Per l’ennesima volta ripropongo le amare parole del giovane Gramsci: “Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”

Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

 

Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

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