Amabasciatore cinese in Italia: "La Via della Seta ha portato risultati tangibili alle aziende italiane e alle persone"

Amabasciatore cinese in Italia: "La Via della Seta ha portato risultati tangibili alle aziende italiane e alle persone"

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In un’interessante intervista concessa all’agenzia Adnkronos, l’ambasciatore in Italia della Repubblica Popolare Cinese, Li Junhua, spiega perché Roma non ha alcun interesse ad abbandonare l’accordo (win-win) sulla Nuova Via della Seta, dove l’Italia è stato il primo grande paese occidentale ad aderire. 

L’atlantista Draghi, in ossequio al clima da nuova guerra fredda imperante, ha annunciato che l’Italia potrebbe riesaminare l’accordo sottoscritto con Pechino, nonostante gli innegabili vantaggi nella cooperazione economica-commerciale con la Cina. 

A tal proposito il diplomatico cinese ha sottolineato: «Sono passati oltre due anni da quando Cina e Italia hanno firmato il memorandum sulla costruzione congiunta della Belt and Road e questo ha portato risultati tangibili alle aziende italiane e alle persone. Ad esempio, lo scorso anno le esportazioni di prodotti agricoli italiani verso la Cina sono aumentate del 12%. Nei primi cinque mesi di quest’anno, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia è stato di quasi 28,5 miliardi di dollari, con un incremento del 50,2% su base annua e un aumento del 74,9% delle esportazioni italiane in Cina». 

Questa l’intervista integrale:

Prima il G7, poi la Nato: l’Occidente considera la Cina “una sfida sistemica”. Come si è arrivati a questo punto? Vi aspettavate un comportamento diverso dall’Europa rispetto agli Stati Uniti?

Ambasciatore Li Junhua: La Cina ha sempre perseguito lo sviluppo pacifico e considerarla una 'sfida sistemica' è sicuramente un errore di valutazione. Il motivo potrebbe essere rintracciato nel fatto che alcuni si attengono ancora al pensiero della Guerra fredda, hanno pregiudizi ideologici e desiderano creare “cerchie ristrette”. Il mondo è bello per la sua pluralità. Paesi diversi hanno storia, cultura e peculiarità nazionali diverse, quindi la strada giusta è adattarsi al proprio sviluppo e ottenere il sostegno del popolo. Lo sviluppo cinese è volto a consentire a tutta la popolazione di vivere bene, non ha alcun interesse a sfidare gli altri Paesi.

Sia la Cina che l’Europa hanno civiltà antiche, la Cina e l’Unione europea sono partner strategici globali, affrontano sfide comuni in ambiti quali la risposta ai cambiamenti climatici, il miglioramento della governance globale e la promozione dello sviluppo sostenibile, quindi possono assolutamente rafforzare il coordinamento e la cooperazione, recando beneficio su scala globale. Ci sono differenze di prospettive e punti di vista tra Cina ed Europa, ma tra loro la cooperazione è maggiore rispetto alla concorrenza e l’identità di vedute supera di gran lunga le divergenze. Lo sviluppo cinese è un’opportunità per l’Europa, non una minaccia. Noi ci auguriamo sinceramente che l’Unione europea dia giudizi corretti, dimostri veramente autonomia strategica, promuova il sano sviluppo delle relazioni Cina-Ue e attui di comune accordo un vero “multilateralismo”.

E come rispondete alle accuse sui diritti umani?

Ambasciatore Li: Queste accuse sono puramente pregiudizi e infamie. Il rispetto e la tutela dei diritti umani sono obiettivi del Partito Comunista Cinese e del governo cinese e sono anche chiaramente sanciti dalla Costituzione della Cina. Per quanto riguarda la situazione dei diritti umani di un Paese, i migliori giudizi sono quelli espressi dai suoi stessi cittadini piuttosto che dagli altri Paesi a proprio piacimento. A questo mondo non c’è un Paese superiore agli altri e gli standard di un Paese non dovrebbero essere ritenuti standard internazionali. Il diritto alla sopravvivenza e il diritto allo sviluppo sono diritti umani fondamentali di primaria importanza e una vita felice è il diritto umano maggiore.

Attualmente, in Cina, la popolazione in povertà assoluta è stata completamente sollevata da questa condizione, realizzando con dieci anni di anticipo l’obiettivo di riduzione della povertà dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Nella lotta contro l’epidemia, la Cina ha compiuto ogni sforzo per proteggere la vita e la salute di ogni persona, mettendo il popolo e la vita al primo posto. La Cina si dedica attivamente al rispetto e alla tutela dei diritti e degli interessi delle minoranze etniche. Prendiamo come esempio lo Xinjiang. Dal 2012 al 2018, il governo centrale ha stanziato per la regione sovvenzioni pari a 1.610 miliardi di RMB e oltre il 70% delle spese finanziarie dello Xinjiang sono state utilizzate per migliorare il tenore di vita delle persone. Dal 1978, il reddito disponibile pro capite dei residenti urbani e rurali dello Xinjiang è aumentato di centinaia di volte. Il più recente censimento nazionale mostra che negli ultimi dieci anni la popolazione della regione è aumentata del 18,52%. Questi sono fatti che non possono essere negati. La Cina intende ascoltare critiche e suggerimenti mossi a fin di bene da ogni parte, opponendosi a infamie e interferenze di altri Paesi negli affari interni in nome dei diritti umani. Il rispetto dei fatti oggettivi e la tutela dell’equità e della giustizia dovrebbero essere il significato dei diritti umani internazionali.

Il G7 ha chiesto un’indagine tempestiva e trasparente sulle origini del covid, perché insoddisfatto da quella dell’Oms, durante la quale Pechino non avrebbe garantito accesso sufficiente agli ispettori dell’organizzazione. Come vi difendete dalle accuse secondo cui avete qualcosa da nascondere?

Ambasciatore Li: Il G7 non ha qualifiche per fare commenti avventati sulla Cina e dovrebbe invece chiedersi se si sia impegnato al massimo e abbia adempiuto i propri doveri nella lotta globale contro l’epidemia. Sulla questione dell’origine del virus, la Cina ha sempre mantenuto un atteggiamento aperto, trasparente e collaborativo, non avendo nulla da nascondere. È stata la Cina ad avviare per primo la collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e a invitare due volte gli esperti dell’OMS per condurre ricerche in merito. Molti membri del team di esperti dell’OMS hanno pienamente confermato il supporto e la collaborazione da parte della Cina.

Abbiamo sempre creduto che rintracciare l’origine del virus sia una questione scientifica, che dovrebbe essere assolta con la cooperazione globale tra scienziati, senza essere politicizzata. Alcuni Paesi del G7 ignorano i fatti e la scienza, muovono accuse irragionevoli nei confronti della Cina, mettono in dubbio o negano le conclusioni del rapporto degli esperti dell’OMS, consentendo perfino che personale di intelligence rintracci l’origine del virus. Questo rinnega completamente lo spirito scientifico ed è una tipica manovra politica. La speranza è che questi Paesi critichino meno gli altri, riflettano più su se stessi e invitino gli esperti dell’OMS a condurre ricerche sull’origine del virus nei propri Paesi, proprio come ha fatto la Cina.

Il premier Draghi ha detto che l’accordo sulla Via della Seta sarà esaminato con grande attenzione. Temete una marcia indietro dell’Italia rispetto agli impegni?

Ambasciatore Li: La Belt and Road è nata dalla Cina, ma appartiene a tutte le parti coinvolte. Questa iniziativa mira a ottenere mutui benefici e vantaggi reciproci attraverso l’interconnessione e la congiunzione dello sviluppo di ogni soggetto. Tutti i Paesi e le organizzazioni che partecipano a questa iniziativa hanno un atteggiamento positivo. Sono passati oltre due anni da quando Cina e Italia hanno firmato il memorandum sulla costruzione congiunta della Belt and Road e questo ha portato risultati tangibili alle aziende italiane e alle persone. Ad esempio, lo scorso anno le esportazioni di prodotti agricoli italiani verso la Cina sono aumentate del 12%. Nei primi cinque mesi di quest’anno, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia è stato di quasi 28,5 miliardi di dollari, con un incremento del 50,2% su base annua e un aumento del 74,9% delle esportazioni italiane in Cina. La Cina ha sempre aderito al principio di consultazione, costruzione congiunta e condivisione, promuovendo con l’Italia la cooperazione sulla Belt and Road e ritenendo che porterà ulteriori benefici ai popoli e alle imprese dei due Paesi. Crediamo inoltre che l’Italia possa continuare a mantenere rispetto e fiducia reciproci, cogliendo i vantaggi comuni della cooperazione, in modo che questa iniziativa dia costantemente nuovo slancio allo sviluppo futuro di entrambi i Paesi.

Draghi ha parlato della Cina come di un’autocrazia con cui bisogna cooperare, ma essendo franchi su ciò che non condividiamo. Come definirebbe le attuali relazioni tra Roma e Pechino?

Ambasciatore Li: Cina e Italia hanno stabilito relazioni diplomatiche oltre 50 anni fa e, in qualunque modo sia cambiata la situazione internazionale, i due Paesi hanno sempre perseguito reciprocamente rispetto e fiducia, benefici e vantaggi, aiuto e assistenza. Cina e Italia hanno storie, culture e sistemi diversi, ma entrambi sono partner strategici globali. Questa definizione non solo reca beneficio ai popoli di entrambi i Paesi, ma costituisce anche un esempio per gli altri Paesi. Lo scorso anno, Cina e Italia sono state gravemente colpite dall’epidemia, ma insieme abbiamo reagito alla crisi sanitaria pubblica, impegnandoci a promuovere una cooperazione concreta. La Cina è il maggiore partner commerciale italiano in Asia, lo scorso anno il volume degli scambi ha superato i 55,1 miliardi di dollari; nel contesto dell’epidemia, le due parti hanno anche firmato una serie di nuovi accordi sull’esportazione in Cina di prodotti agricoli e, in termini di quantità, l’Italia è al primo posto tra i Paesi dell’Unione europea; inoltre, il prossimo anno i due Paesi riprenderanno l’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina. Speriamo di valorizzare le potenzialità della cooperazione in ogni ambito e di spingere le relazioni bilaterali a un livello superiore.

Tra partner e amici esistono divergenze su alcune questioni, come è normale e naturale che sia, dimostrando che dovrebbero esserci da entrambe le parti maggiore dialogo e comunicazione. Questo è il solo modo corretto per un’autentica coesistenza. Il Presidente Xi Jinping una volta ha sottolineato che le differenze nella storia, nella cultura e nei sistemi sociali dei vari Paesi non sono motivo di contrasto, ma motore della cooperazione. Ogni Paese dovrebbe rinunciare ai pregiudizi ideologici e percorrere insieme la via della coesistenza pacifica, dei mutui benefici e dei vantaggi reciproci. Nell’era della globalizzazione, gli interessi dei Paesi sono fortemente intrecciati, solo cooperando insieme possiamo affrontare in maniera efficace le sfide comuni, l’unità e la cooperazione sono la strada giusta. La Cina con l’Italia intende continuare nel rispetto, nell’uguaglianza, nella fiducia e nella cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

Nei giorni scorsi ha ricevuto in ambasciata Beppe Grillo. Avrebbe dovuto esserci anche l’ex premier Conte, ma a causa delle polemiche sollevate ha rinviato. Avete fissato una nuova data? Quali sono i temi di cui avrebbe dovuto discutere? Come è il rapporto con il M5S? Di recente ha incontrato anche altri leader politici italiani?

Ambasciatore Li: In qualità di ambasciatore, uno dei miei compiti è quello di mantenere ampi scambi in Italia con persone di ogni ambito, ascoltando opinioni e suggerimenti su come far progredire le relazioni sino-italiane. Ringrazio sinceramente gli amici di ogni ambito, tra cui le istituzioni, il parlamento, i partiti, le imprese, le scuole, i think tank, i media, per la comprensione e il supporto. Penso che l’incontro sia una finestra per la comprensione reciproca, un modo per stringere amicizia e anche un canale per promuovere la cooperazione. Desidero scambiare opinioni e promuovere l’amicizia con il maggior numero di italiani di ogni ambito. La porta dell’ambasciata è sempre aperta per tutti gli amici italiani.

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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