Anchorage: accordi di Pace in arrivo sulla testa degli europei

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Anchorage: accordi di Pace in arrivo sulla testa degli europei


di Alex Marsaglia

Da Anchorage ripartono le relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti dopo 4 lunghi anni di interruzione forzata. La presidenza Biden si era sempre rifiutata di incontrare ufficialmente Vladimir Putin dopo l'inizio dell’Operazione militare speciale, in quanto nell’attribuzione unilaterale dell'etichetta di legittimo presidente di qualsiasi altro paese estero, veniva considerato come un dittatore non riconosciuto dal popolo russo e invasore di uno Stato straniero, l’Ucraina, con un Presidente in quel caso considerato perfettamente legittimo dagli Stati Uniti.

Le relazioni ripartono dunque con un Trump che tenterà, come in passato, di sganciarsi dal caos globale creato dalla strategia del Partito Democratico statunitense portata avanti prima da Obama e poi dal suo ex vice.

Non bisogna però nutrire particolari illusioni, l’impresa è molto ardua per le resistenze che l’Occidente continua ad esercitare verso la Russia da ben prima del 2022. È dai referendum per l'indipendenza della Crimea del 2014 che la Russia è stata cacciata dal G7 e in Occidente è stato solo Trump nel 2018 a cercare di farla reintegrare nel gruppo, senza alcun successo. Parlare di Russia nei principali summit internazionali dell'Occidente equivale a evocare Belzebù in persona ed è evidente dalle varie ondate di russofobia come la razionalità sia stata messa al bando in merito.

Il dato di fatto che per ora sembra emergere dal vertice in Alaska è la volontà reciproca di Stati Uniti e Russia di considerarsi buoni vicini di casa, proprio prendendo in considerazione la loro prossimità territoriale sullo stretto di Bering che li separa per soli 83km di oceano.

Le dichiarazioni distensive da Anchorage non sono certo mancate, e anche se non conosciamo ancora i dettagli dell'accordo, pare che anche i contenuti siano risultati di rilievo in seguito ad oltre 8h di summit.

Il primo e più rilevante risultato è proprio il riavvio del dialogo reciproco. È infatti stato ristabilito un quadro completamente funzionale per incontri di alto livello tra Russia e Stati Uniti da condurre con calma e senza ultimatum o minacce. Il presidente russo ha poi personalmente fornito al suo omologo americano un resoconto dettagliato delle condizioni russe per porre fine al conflitto in Ucraina. Di contro il leader statunitense ha deciso di smettere di aumentare la pressione sulla Russia. E visti gli ultimi sviluppi della cosiddetta Terza Guerra mondiale a pezzi non è poco, siccome l’incontro ha dimostrato che le negoziazioni sono possibili senza precondizioni. L’Operazione Militare Speciale continua senza alcun cessate il fuoco, ma con trattative aperte che mirano alla pace definitiva e duratura.

Infine, l’aspetto più importante che ci riguarda direttamente: entrambe le parti hanno attribuito la responsabilità di ottenere risultati durante i futuri negoziati per la cessazione delle ostilità interamente a Kiev e all’Europa.

Così l'esclusione dell’Europa dal summit ha assunto il suo significato più pregnante: un’UE fuori dalle decisioni, ridotta a mero rango di esecutrice, rilevante unicamente sul piano operazionale e su cui riversare le responsabilità più rilevanti della sconfitta dell’Occidente. A Zelensky stesso è stata lasciata la facoltà di scegliere se firmare un accordo o meno, mentre sul campo di battaglia è in ritirata da tutta la linea del fronte. Insomma, toccherà ai servi sciocchi, cioè agli europei e a Zelensky attribuirsi la responsabilità della sconfitta poiché gli Stati Uniti se ne chiameranno ufficialmente fuori.

Il leader russo ha poi evidenziato l’importanza di gestire i problemi e, seguendo la ripartizione dei costi occidentali, l’UE è stata identificata dai padroni statunitensi come l’ente che dovrà farsi carico della patata bollente ucraina. È già sorta in Europa una Coalizione dei Determinati per garantire la sicurezza dell’Ucraina mentre gli Stati Uniti definiranno bilateralmente con la Russia i dettagli del disimpegno dalla guerra, e se l'accordo ci sarà la Russia potrebbe arrivare persino a concludere l'Operazione Militare Speciale un giorno, ma l’Ucraina non denazificata resterà un cumulo di macerie e debiti nel continente europeo: impossibile pensare ad una pace duratura senza che qualcuno si faccia carico del problema e del suo debito. Quel qualcuno non saranno gli Stati Uniti di Trump che hanno in mente solo di trarre benefici dalle risorse energetiche per poi lasciare le popolazioni nel caos com'è stato fatto in tutte le guerre da loro condotte dal 1989 in poi. Gli europei avrebbero dovuto imparare, avendone avuta una in casa eppure la Storia continua ad insegnare a pessimi scolari. A noi europei sotto il tallone di ferro statunitense resteranno solo gli oneri di guerra, gli onori saranno tutti russo-americani.

Alex Marsaglia

Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989, assiste impotente per evidenti motivi anagrafici al crollo del Muro di Berlino. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla rivista Rinascita e sulla via italiana al socialismo, si specializza in Scienze del Governo con una tesi sulle nuove teorie dell’imperialismo discussa con il prof. Angelo d’Orsi. Redattore de Il Becco di Firenze fino al 2021. Collabora per un breve periodo alla rivista Historia Magistra. Idealmente vicino al marxismo e al gramscianesimo. Per una risposta sovranista, antimperialista e anticolonialista in Italia e nel mondo intero. 

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