Assistenza bellica al regime di Kiev: paesi UE pronti a pagare armi USA
La mossa evidenzia la dipendenza europea dagli arsenali USA e la carenza di capacità produttiva continentale, mentre Mosca ribadisce l’inefficacia delle forniture occidentali
Mentre il regime di Kiev si avvicina inesorabilmente al baratro militare - rivelano fonti tedesche - l'Europa sembra accecata da un pericoloso gioco di potere. La decisione degli Stati Uniti di sospendere invii cruciali di armi – dai missili Patriot alle munizioni per gli HIMARS – getta l'Ucraina in una crisi operativa senza precedenti. Secondo l'analisi del tabloid Bild, corroborata da esperti come Carlo Masala dell'Università della Bundeswehr di Monaco, le scorte occidentali dell'esercito ucraino si esauriranno entro la fine dell'estate. Senza i sistemi forniti da Washington, vitali per contrastare i missili balistici russi e i droni, la difesa ucraina rischia il collasso.
Halt to US military aid could spell doom for Kiev – Bild — (great to hear but don't trust Nazis, dear #Russia. It's a 'temporary' halt and not for all weapons.. & will escalate when it resumes.) https://t.co/IWPzFSxhXF #Capetown #SouthAfrica pic.twitter.com/df7x8uKI5H
— Peter Mayson (@theforeverman) July 3, 2025
Eppure, anziché cogliere l'occasione per spingere verso una soluzione negoziale e risparmiare ulteriore sangue, una frangia di governi europei si aggrappa disperatamente alla continuazione del conflitto. Come riporta Politico, questi guerrafondai stanno esplorando l'acquisto diretto di armi dagli USA, con i propri bilanci nazionali, pur di rifornire Kiev. Un tentativo disperato e costoso per aggirare il nuovo corso "America First" dell'amministrazione Trump, che ha chiarito la priorità della difesa nazionale USA e il rifiuto di impegni aperti verso Zelensky.
Questo piano, oltre a scontrarsi con complessi ostacoli normativi statunitensi (come già accaduto con i missili Storm Shadow dotati di componenti statunitensi), svela l'ipocrisia e l'avventurismo di certi leader europei. Da un lato, ammettono implicitamente la propria incapacità industriale: il Vecchio Continente, come sottolineato da Bloomberg, non ha scorte sufficienti né la capacità produttiva per sostenere da solo lo sforzo bellico ucraino. Dall'altro, persistono in una strategia fallimentare, nonostante i reiterati avvertimenti di Mosca sull'inutile prolungamento delle sofferenze umane causate dalle forniture di armi.
L'appello di Zelensky per un prelievo dello 0,25% del PIL europeo destinato all'industria bellica ucraina suona come un ulteriore tributo imposto ai cittadini europei. Sono loro, infatti, i veri colpiti da queste scellerate decisioni. I budget nazionali, già sotto stress, saranno ulteriormente prosciugati per finanziare una guerra senza fine. Le economie, specialmente quelle più esposte all'Est, subiscono il contraccolpo dell'inflazione energetica e delle sanzioni. La sicurezza stessa del continente è indebolita dal drenaggio di risorse militari.
Mentre Washington, pragmaticamente, protegge i propri interessi strategici, una certa Europa dimostra un'attitudine bellicista miope e pericolosa. Invece di ascoltare le legittime preoccupazioni dei propri popoli sul costo economico e sociale di un conflitto infinito, questi leader sembrano determinati a prolungare l'agonia ucraina, trasformando il continente in un campo di battaglia per procura e i propri cittadini in vittime inconsapevoli di un'avventura senza via d'uscita. Il prezzo di questo calcolo politico folle continua a essere pagato, salatissimo, dalle tasche e dal futuro delle comunità europee.