Chancay: il nuovo porto che unisce Asia e America Latina, erede delle vie sacre Inca

La Cina costruisce il suo hub in America Latina

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Chancay: il nuovo porto che unisce Asia e America Latina, erede delle vie sacre Inca

Più di 500 anni fa, il leggendario Cammino Inca si estendeva da Cusco attraverso le Ande, collegando territori lontani e favorendo l’integrazione politica, economica e culturale del vasto impero. Oggi, sulla costa pacifica del Perù, il porto di Chancay si sta trasformando nel punto di partenza di una nuova via marittima che unisce l’America Latina all’Asia, riprendendo lo spirito di connessione delle antiche civiltà.

Nei primi cinque mesi del 2025, il valore degli scambi commerciali gestiti dal terminal multipurpose di Chancay ha superato i 777 milioni di dollari. Il presidente (de facto) peruviano Dina Boluarte ha dichiarato a giugno che il progetto potrebbe incrementare il PIL nazionale di 1,8 punti percentuali – circa 4,5 miliardi di dollari – e creare oltre 7.000 posti di lavoro.

Più di un semplice scalo marittimo, Chancay rappresenta una porta verso il futuro: un porto intelligente del XXI secolo che rafforza la cooperazione tra Cina e America Latina, promuovendo una prosperità condivisa tra i continenti.

Dalle vie sacre al porto del futuro

Nel XV secolo, l’impero Inca dominava gran parte del Sudamerica, estendendosi su quelli che oggi sono Perù, Colombia, Ecuador, Bolivia, Cile e Argentina. Cuore di questo vasto dominio era il Qhapaq Nan, la "via sacra", una rete di strade in pietra che collegava le quattro regioni dell’impero, unendo la capitale Cusco alle terre più remote.

"Queste rotte esistevano già prima dell’espansione Inca", spiega Rafael Varón Gabai, direttore del Museo Nazionale di Archeologia, Antropologia e Storia del Perù. "Ma furono integrate e perfezionate con ponti e infrastrutture che permisero scambi commerciali, comunicazione e diffusione culturale". Nel 2014, il Qhapaq Nan è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, a testimonianza del suo valore storico.

A nord di Lima, la città di Chancay rievoca questo glorioso passato. Tra l’XI e il XIV secolo, la civiltà Chancay fiorì lungo questa costa, sviluppando sistemi agricoli avanzati e insediamenti urbani. Oggi, quel territorio sta vivendo una nuova trasformazione. La costruzione del porto, avviata nel 2021, sta ridisegnando il profilo economico e strategico della regione, creando un corridoio marittimo verso l’Asia e oltre.

"Fino a poco tempo fa, attività industriali o commerciali su larga scala erano praticamente inesistenti", afferma Nilo Miranda, presidente della Camera di Commercio, Industria e Turismo di Chancay. La sua speranza è che la città possa diventare la "perla andina" del nuovo secolo, così come la Torre della Perla Oriental è diventata simbolo dell’ascesa di Shanghai.

Un ponte tra continenti

La nuova rotta marittima ha ridotto i tempi di navigazione verso l’Asia da 33 a 23 giorni. "Da quando il porto è entrato in funzione, riceviamo in media 400 container al mese dalla Cina", spiega Mayra Huillca, coordinatrice del dipartimento di commercio estero di Indurama, azienda che importa elettrodomestici cinesi in America Latina. "Oggi vendiamo il 50% in più rispetto al passato".

Anche i paesi vicini ne stanno beneficiando. Le esportazioni di banane dall’Ecuador verso la Cina sono cresciute del 45,56% nei primi cinque mesi del 2025, secondo i dati dell’Associazione ecuadoriana dei produttori ed esportatori di banane (Acorbanec).

"L’aspetto logistico è fondamentale per le nostre esportazioni", afferma Richard Salazar, CEO di Acorbanec. "La presenza di COSCO Shipping Lines ha reso la rotta più veloce e diretta".

Se il Cammino Inca univa il Sudamerica via terra, oggi Chancay sta tessendo un corridoio marittimo tra Asia e America Latina. A differenza delle antiche strade imperiali, riservate alle élite, il nuovo porto è pensato per servire le comunità locali, creando occupazione, accelerando gli scambi e posizionando il Perù come hub logistico regionale.

"Questo porto, a mio avviso, rappresenta la rinascita del Cammino Inca", afferma Luis Vásquez, presidente della Fondazione per lo Sviluppo della Scienza e della Cultura dell’Università Nazionale di San Marcos a Lima.

Eredità vivente e innovazione

Un tempo centro nevralgico dell’impero Inca, Chancay oggi fonde storia e innovazione. Dal 2021, il porto è diventato il primo scalo "green" e intelligente dell’America Latina, operativo 24 ore su 24 con gru automatizzate, veicoli a basse emissioni e logistica gestita dall’intelligenza artificiale.

"Stiamo migliorando efficienza, sicurezza e risposta alle emergenze, puntando a un modello moderno e sostenibile", spiega He Bo, vice direttore generale di COSCO Shipping Ports Chancay Perú.

Ma l’impatto del porto va oltre la tecnologia. Durante una recente visita, giornalisti di Xinhua hanno osservato giovani lavoratori specializzati manovrare bracci robotizzati e sistemi automatizzati, segno tangibile del ruolo crescente del Perù nella logistica high-tech. Chancay, da sito storico, è diventato un simbolo di sviluppo.

"Le rotte marittime, la visione commerciale e la connettività aprono infinite possibilità per il commercio e lo sviluppo", afferma Gonzalo Ríos Polastri, vice direttore generale di COSCO Shipping Ports Chancay Perú.

Un ponte tra culture

Oltre agli scambi commerciali, Chancay sta diventando un crocevia culturale. "In Perù, i cinesi sono spesso chiamati affettuosamente paisanos", racconta Varón. Il Congresso peruviano ha persino istituito il 1° febbraio come "Giorno della fratellanza Perù-Cina".

I ristoranti di cucina fusion cino-peruviana, detti chifas, sono una presenza fissa nel panorama urbano. "Metà dei lavoratori del porto vengono dalla zona di Chancay", spiega Ríos. "Molti giovani, dopo la formazione, sono diventati operatori specializzati".

Cinesi e peruviani collaborano fianco a fianco, stringendo legami anche al di fuori del lavoro. "Molti dipendenti cinesi considerano ormai il Perù una seconda casa", aggiunge Ríos.

Nel 2024, il Museo Inca di Cusco ha ospitato la mostra Luce: scambio culturale tra le civiltà Shu e Inca, accogliendo quasi 8.000 visitatori.

"Per la prima volta, manufatti cinesi sono arrivati a Cusco ed sono stati esposti accanto a reperti Inca", racconta Julinho Zapata, direttore del museo. "Gli oggetti hanno comunicato tra loro".

"È stato un momento trascendentale", aggiunge Eleazar Crucinta, rettore dell’Università Nazionale di San Antonio Abad a Cusco. "Finalmente la gente ha potuto vedere la cultura cinese non solo su libri o immagini, ma dal vivo".

Chancay torna così a essere un crocevia di mondi.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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