Dalla presa della Bastiglia alla presa del Partenone: ha ancora senso festeggiare il 14 luglio in Europa?
Con l'umiliazione inferta ieri alla Grecia dal regime di Berlino, Bruxelles e Francoforte sono definitivamente tramontati i principi ispiratori della Rivoluzione francese
Ha ancora senso festeggiare il 14 luglio in Europa? Dalla presa di Bastiglia nel 1789, questa data ha sempre rappresentato per il nostro continente il momento simbolo dell'affermazione della sovranità popolare, della democrazia e dei diritti sociali. Con l'umiliazione inferta ieri alla Grecia dal regime di Berlino, Bruxelles e Francoforte, in futuro saremo però costretti a ricordare nel calendario solo il 13 luglio, come giornata di lutto della democrazia e dell'Europa. I deputati della Commissione affari esteri del M5S scrivono oggi sul Blog di Grillo che: "Con il referendum del 5 luglio i virus della democrazia e della sovranità sono stati immersi nel regime di Berlino, Bruxelles e Francoforte, che, ormai quasi in tilt, capitolerà. In ballo, del resto, non c'è solo la vita di 11 milioni di greci umiliati per l'ennesima volta da un regime senza pietà, ma la dignità, la sovranità popolare e la libertà di 510 milioni di cittadini dell'Unione Europea. Presto spezzeremo le catene dell'euro e dell'austerità, che ora anche Tsipras ha compreso essere la stessa faccia della stessa medaglia, solo così potremo tornare a festeggiare il 14 luglio in Europa".
Il quotidiano britannico The Guardian ha definito, non a caso, “waterboarding mentale” il trattamento subito dal premier greco Alexis Tsipras, al quale sarebbe stato intimato di fare le riforme o di rassegnarsi a vedere il suo Paese fuori dall’euro e le sue banche collassare. Anche il premio Nobel dell'economia Paul Krugman ha utilizzato il termine “colpo di stato” (thisisacoup), ormai virale nel web. Scrive, inoltre, l'analista di Adm Investment Marc Ostwald: “visto il desiderio da parte delle nazioni creditrici della zona euro di distruggere completamente l'economia greca - si può certamente affermare che questo è davvero un accordo peggiore del Trattato di Versailles 1919”. La Germania, in altre parole, sta ripercorrendo gli stessi errori commessi a suo danno dall'armistizio umiliante firmato al termine della prima guerra mondiale in un vagone ferroviario nei boschi vicino a Compiègne in Piccardia fino all'ottusità degli alleati di pretendere riparazioni non solvibili a costo di distruggere la economia tedesca e producendo danni. La storia a Berlino non è maestra.