Giornata nazionale "per il sacrificio degli Alpini" e l'odio antirusso che si diffonde ad arte
Segno dei tempi la sorprendente istituzione della “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini” definitivamente approvata dal Senato (qui l’elenco dei votanti e degli assenti). Una ennesima “Giornata celebrativa nazionale” che, questa volta “riconosce il giorno 26 gennaio di ciascun anno quale Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano”.
Ma davvero c’era bisogno di commemorare questa battaglia senza dire che il 15 gennaio del 1943, undici giorni prima della battaglia di Nikolajewka, a Rossos, il Comando del Corpo d’armata alpino (non i tedeschi) aveva ordinato l’esecuzione di circa trenta prigionieri russi? Che la “crociata antibolscevica” voluta da Mussolini, è una delle pagine più ignominiose della storia italiana con innumerevoli russi uccisi solo perché difendevano la loro terra e circa 75.000 soldati italiani morti e 32.000 gravemente feriti e congelati? Ma poi, se si voleva davvero celebrare l’”eroismo dei soldati italiani”, non sarebbe stato più logico commemorare l’eccidio di Cefalonia dove, nel settembre del 1943, circa 5.000 soldati italiani furono passati per le armi per essersi rifiutati di continuare a combattere insieme ai tedeschi?
In questi giorni di odio antirusso, si direbbe non se lo domandi nessuno.
Francesco Santoianni