Guaidò, un anno di sconfitte dopo

Guaidò, un anno di sconfitte dopo

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di Ângelo Alves, Commissione politica del Partito Comunista Portoghese (PCP)

da http://avante.pt

Traduzione di Marx21.it


Il 23 gennaio 2019, Juan Guaidó si autoproclamava "presidente" del Venezuela, un nuovo passo nella già lunga cospirazione dell'imperialismo per piegare il Venezuela bolivariano e riguadagnare il controllo sul paese e sulla sua immensa ricchezza. L'anno 2019 ha dimostrato bene chi agisce come la mano dell'amministrazione statunitense e ha svelato il suo carattere golpista, criminale, corrotto, anti-patriottico e fascista, esattamente come quello dei suoi mandanti.


Guaidó ha tentato di tutto per raggiungere l'obiettivo di usurpare il legittimo potere politico in Venezuela. Per questo ha ricevuto decine, se non centinaia, di milioni di dollari dall'amministrazione Trump; ha rappresentato il volto del tradimento nazionale facendo appello al blocco economico criminale e alla palese rapina di fondi venezuelani, che è all'origine della grave situazione economica e sociale venezuelana; ha dimostrato il suo carattere cospirativo e anti-patriottico attuando provocazioni trasmesse in diretta in tutto il mondo - come la famosa messa in scena degli "aiuti umanitari" nel febbraio 2019 - che miravano a creare le condizioni per l'intervento militare contro il suo stesso popolo; si è confermato un fuorilegge attraverso i tentativi di colpo di Stato militare come quello nell'aprile 2019, che si è trasformato in un clamoroso fallimento, tanto ridicolo quanto criminale, dopo essere stato smascherato e aver visto sventati i tentativi di assassinare i leader politici venezuelani - compreso il presidente Nicolas Maduro – e gli attentati dinamitardi contro infrastrutture militari, i quartieri popolari e gli edifici governativi. L'elenco potrebbe continuare e ci porterebbe alle fotografie con i paramilitari colombiani in Colombia, agli scandali per corruzione e ai legami con il traffico di droga.


Ma la più grande sconfitta di Guaidó è politica. Il cavallo su cui Trump ha scommesso per la corsa al "cambio di regime" è oggi, un anno dopo, l'immagine del fallimento e del completo discredito, con la stessa opposizione venezuelana che poche settimane fa ha scelto di rimuoverlo dalla presidenza dell'Assemblea nazionale, un fatto a cui ha reagito con un’altra delle sue sceneggiate autoproclamandosi nuovamente presso la sede di un giornale, alla presenza di deputati sostituiti.


In Venezuela, Guaidó è politicamente moribondo. È proprio per questo motivo che ha scelto di lasciare il Paese dopo un anno di autoproclamazione. Le uniche manifestazioni che si sono svolte in Venezuela il 23 gennaio sono state quelle a sostegno della Costituzione e del legittimo governo venezuelano, e questo dice quasi tutto.


Isolato nel suo paese, Guaidó è corso tra le braccia di Pompeo e di Ivan Duque in Colombia, è stato accolto dal PP e da Vox in Spagna, da Boris Johnson in Gran Bretagna e da Macron in Francia. Ma non solo: accanto a diversi membri del Gruppo dei Socialisti al Parlamento europeo, che sono accorsi per rinfrancarlo, Josep Borrel, l'alto rappresentante dell'UE non è stato da meno, e questo dice tutto sulla cosiddetta "indipendenza" dell'UE nei confronti di Trump e sull'ipocrisia prevalente a Bruxelles sul tema dell'estrema destra, e nel governo portoghese, il cui ministro degli Affari Esteri rimane all'avanguardia nel sostegno al golpismo.

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