I cardini dell'unipolarismo e "l'effetto Trump"

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I cardini dell'unipolarismo e "l'effetto Trump"



di Pablo Baldi


Dopo la vittoria degli Stati Uniti nella guerra fredda, si è parlato di “fine della storia”, cioè di un dominio unipolare del mondo da parte degli USA, senza nessun attore in grado di mettere in dubbio il loro dominio.

Ma la “fine della storia” si è presto rivelata un’ analisi dettata dall’euforia americana, piú che un’ accurata descizione della situazione geopolitica mondiale. Infatti, la Cina, pur accettando le regole della globalizzazione, pensate per consolidare il dominio unipolare americano, con il suo sviluppo tecnologico, economico, culturale, sociale e militare sta mettendo in grande crisi gli Stati Uniti.

Quindi, possiamo dire di star vivendo la storia, cioè di avere sotto i nostri occhi il passaggio da un mondo unipolare a un mondo multipolare. Ma dobbiamo capire che cosa si intende per mondo unipolare e mondo multipolare, per avere una chiara comprensione degli sviluppi geopolitici.

Il mondo unipolare ha il suo cardine nel privilegio del dollaro. Questo privilegio consiste nell’essere la valuta della riserva globale, facendo confluire negli Stati Uniti capitali da tutto il mondo.

Questo permette agli Stati Uniti di essere il Paese con la maggiore posizione finanziaria negativa al mondo. È importante capire che nel rendere sostenibile questo sistema, gioca un ruolo chiave la Cina, essendo uno dei maggiori creditori netti globali. Mentre gli Stati Uniti consumano molto di piú di quello che creano, cioè importano molto di piú di quanto esportano, la Cina consuma molto di meno di quello che crea, cioè esporta molto di piú di quanto importa.

La Cina gioca un ruolo chiave nel sostenere l’enorme debito pubblico americano. Gli Stati Uniti campano sulle spalle altrui, avendo un mostruoso debito pubblico in strutturale aumento.

A fine 2024, il debito pubblico americano ammontava a 36’200 miliardi di dollari, il 122,30% rispetto al PIL, cioè il debito pubblico americano è superiore alla quantità di beni e servizi prodotti sul mercato americano in un anno.

I Paesi esteri detengono 8000 miliardi di debito pubblico americano, di cui 1000 miliardi sono detenuti da Cina e Hong Kong.

Questo enorme flusso di capitali è reso possibile dall’ enorme struttura finanziaria globale, tramite la quale gli Stati Uniti raccolgono i capitali mondiali. Cio è evidente con un dato: mentre l’economia americana rappresenta il 25% del PIL mondiale, i mercati azionari e obbligazionari americani costituiscono circa il 60% e il 45% della quota mondiale.

La capacità di risucchiare capitali da tutto il mondo si traduce nella possibilità di finanziare (a debito) l’imperialismo culturale (soft power) e militare (hard power). Anche se Trump sta abbandonando il primo, per esempio con la chiusura di USAID, reputato ormai insostenibile per la casse americane.

Arriviamo a Trump. Perchè la sua elezione ha geneato cosí tanto caos? Perchè il suo “Make America Great Again” consiste nel voler riportare la produzione industriale negli Stati Uniti.

Lo sta facendo con misure che, in teoria, dovrebbero rendere sconveniente produrre all’estero per esportare negli Stati Uniti, come i dazi, che sono una tassa sui prodotti importati negli USA.

Ma questo piano di re-industrializzazione romperebbe inevitabilemente il meccanismo di afflusso di capitali finanziari negli Stati Uniti su cui si basa l’ordine unipolare del mondo.

Gli investitori lo sanno bene e la fiducia nel dollaro è già calata. La Cina si sta già liberando del debito pubblico americano, voltandosi verso l’Europa.

Personalmente, reputo molto improbabile che Trump pensi veramente che i dazi riporteranno la produzione negli Stati Uniti. Tutti gli economisti dicono il contrario. È piú probabilem che i dazi siano un modo per arrivare al tavolo delle trattative con i singoli Stati piú forti, un ricatto. “Se non fai quello che dico, entrambe le nostre economie avranno delle gravi conseguenze, ma se fai quello che dico, leverò i dazi e tutto andrà bene” è il messaggio che vuole lanciare.

Penso che questo cambio di strategia, per quanto doloroso, sia stato reputato necessario dal capitalismo americano per sopravvivere. La Cina sta mettendo in dubbio il primato tecnologico americano, dal quale dipende il loro strapotere finanziario ed economico. Quindi il cambio di strategia mira a concentelrare tutte le energie nello scontro con la Cina, rea di voler minacciare l’ordine unipolare del mondo.

Ma avendo parlato dell’ordine unipolare del mondo e del motivo per cui si trova in difficoltà, vediamo qual è l’architettura alternativa di relazioni internazionali proposta dalla Cina e dai BRICS.

I BRICS hanno relazioni internazionali prive di privilegi, basate sul libero commercio tra Paesi. I concetti fondamentali portati avanti dalla Cina sono quelli dello sviluppo condiviso e del commercio mutualmente vantaggioso. “Collaboriamo perchè conviene a tutti” è il messaggio che la Cina vuole diffondere nel mondo, col fine di costruire una comunità dal destino condiviso, cioè una comunità mondiale in cui i problemi collettivi siano risolti collettivamente. Ma ciò è impossibile finchè i difensori del vecchio ordine unipolare vorranno difendere i propri privilegi.

La costruzione del nuovo ordine multipolare, in cui le potenze regionali (Cina, Stati Uniti, Russia, India, Iran ecc) sono i motori e gli stabilizzatori dell’area, passa dalla dedolarizzazione. L'obiettivo è smettere di basare le relazioni commerciali internazionali sull’uso del dollaro, perchè cosí si creano riserve di dollari che andranno a sostenere l’enorme deficit commerciale e debito pubblico amerciano.

Il percorso per arrivare ad una forma di commercio internazionale alternativo, piú equo e vantaggioso per tutti, è ancora lungo. Ma sicuramente Trump ha accelerato questo processo minando la fiducia nel dollaro e la credibilità internazionale degli Stati Uniti.


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PER APPROFONDIRE:

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