I tre cialtronelli a Kiev e la miseria della politica italiana
di Giorgio Cremaschi*
Il presuntuoso e ridicolo viaggio a Kiev di alcuni leader europei, ha mostrato ancora una volta tutta la miseria e l’imbroglio della politica italiana.
La foto di Starmer Macron e Merz è diventata arma di conflitto tra esponenti politici e giornalisti, come una sorta di apppendice del famoso film di Nanni Moretti: era meglio esserci, non esserci, o esserci senza essere visti?
I tre capi di governo europei, due eredi di dissolti grandi imperi coloniali, il terzo di una mostruosa potenza militare, sono andati in Ucraina assieme al leader polacco Tusk per mostrare i muscoli e rinverdire le loro impresentabili glorie del passato.
Di fronte alla possibilità, ancora confusa e remota, che si avviino veri negoziati di pace, gli sciaboletta europei hanno concordato con Zelelensky un vero e proprio ultimatum alla Russia: o la smette subito di combattere o ci saranno ancora più guerra e sanzioni.
Naturalmente questi cialtroncelli non hanno certo annunciato, come nel passato soprattutto Macron aveva minacciato, di inviare truppe a sostenere la propria politica. Non potevano certo anche solo far intravedere una scelta che avrebbe provocato la rivolta di tutti i loro popoli, dei quali già oggi rappresentano solo una minoranza.
Tuttavia le fanfaronate di Starmer, Merz, Macron con l’aggregato Tusk un significato lo hanno avuto: essi vogliono che la guerra continui. Anche perché una pace con la Russia farebbe saltare tutti i precari equilibri che tengono assieme la baracca europea. Che dopo essersi fondata sulle politiche di austerità, ora vuole consolidarsi con il riarmo e la guerra permanente a Oriente.
Dobbiamo essere un “porcospino d’acciaio ha detto Ursula von der Leyen, senza curarsi delle reminescenze nazistoidi.
Se ci sarà in Ucraina una pace, oggi purtroppo ancora lontana, sarà dovuta a tutti tranne che ai governi della UE, che oggi si comportano come il pappagallo del pirata Silver nell’Isola del Tesoro, che appollaiato sulla spalla del padrone sapeva solo ripetere: all’arrembaggio, all’arrembaggio!
La miseria dei leader europei si è subito riflessa e persino ampliata nel conseguente dibatti italiano.
L’Italia non c’era in quella foto storica, non contiamo più niente! Così si sono subito scatenati gli europeisti, che oramai sognano solo che la bandiera blu con le stelle sia stampata su carri armati, aerei e missili pronti per l’uso. Piddini, esperti di geopolitica, giornalisti hanno attaccato da destra il governo Meloni perché non sufficientemente militarista. Un giornalista di palazzo é arrivato a ricordare Cavour, che pur di contare in Europa inviò i bersaglieri a combattere i russi in Crimea. Gli europeisti oramai fanno fatica a superare il 1856.
A tutti questi critici di centrosinistra ha risposto il ministro degli Esteri , affermando stentoreamente che l’Italia c’è anche se non si vede, mentre il capo del Governo come sempre stava in silenzio e quello della Lega faceva finta di essere contro la guerra.
I soli tra i grandi partiti che hanno assunto una posizione davvero critica sul viaggio a Kiev dei tre tenori europei sono stati i cinquestelle, che lo hanno giustamente definito come la menifestazuine della crisi e non dell’esistenza dell’Europa.
Solo che poi il partito di Conte continua ad essere parte integrante di quel “ campo largo” dove sono ben piantati tutti gli europeisti guerrafondai, dove inperversano gli scioglilingua incomprensibili di Schlein e dove si può incontrare persino la “sinistra per Israele”.
A sua volta la destra vede Taiani stare con Merz, che Saivini considera come un nemico, mentre Meloni è supporter sia di Ursula von der Leyen che di Trump.
Insomma se in Italia la politica fosse una cosa seria e le posizioni dei partiti su armi, guerra e pace fossero vere, non esisterebbero nè l’alleanza di destra, né il campo largo di centrosinistra.
Invece la buffonata dei leader europei a Kiev ha chiamato altre buffonate qui da noi, sempre più intollerabili.
*Post Facebook del 13/05/2025