Il dopo-Istanbul: droni ucraini su Crimea, Kherson, Zaporože e riarmo della NATO

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Il dopo-Istanbul: droni ucraini su Crimea, Kherson, Zaporože e riarmo della NATO

 

Nulla di particolarmente inatteso dal breve colloquio svoltosi il 2 giugno a Istanbul tra le delegazioni russa e ucraina; come dichiarato dal Ministero degli esteri turco: «senza risultati negativi». Il che non è poco, sullo sfondo degli eventi degli ultimi giorni precedenti l'incontro.

Mosca ha presentato il proprio Memorandum, reso noto da RIA Novosti. Anche qui, i punti principali che vi figurano, pur se finora potevano non aver ricevuto la “patente di ufficialità”, ricalcano le richieste che Mosca avanza da anni, sia a Kiev che alla cancellerie europee. In particolare, la Russia chiede il riconoscimento giuridico internazionale dell'ingresso nella compagine russa di Crimea, LNR, DNR, regioni di Zaporože e Kherson; neutralità dell'Ucraina, sua rinuncia di adesione ad alleanze militari e status non nucleare; divieto di attività militari di altri Stati in Ucraina; numero massimo definito di forze armate; revoca delle sanzioni alla Russia; garanzia di diritti e libertà per la popolazione russofona e annullamento delle restrizioni alla chiesa ortodossa; divieto di glorificazione del nazismo.

La delegazione guidata da Vladimir Medinskij ha presentato anche due varianti per l'ipotesi di cessate il fuoco; in una, si chiede l'uscita delle forze ucraine dai territori russi di LNR, DNR e delle regioni di Zaporože e Kherson. Nell'altra: divieto di ridispiegamento delle forze ucraine; fine della mobilitazione e inizio della smobilitazione; nessuna presenza militare di paesi terzi; cessazione degli aiuti militari esteri a Kiev; rinuncia ucraina a sabotaggi contro la Russia; reciproca amnistia di prigionieri politici e rilascio dei civili detenuti; abolizione della legge marziale in Ucraina ed elezioni non più tardi di cento giorni dalla sua revoca.

Indipendentemente dalle reazioni ucraine, però, sono le cancellerie europee, che stanno alle spalle della junta nazigolpista, a spingere perché il conflitto continui, in modo che, come ritengono, la Russia si indebolisca. Il politologo ucraino Ruslan Bortnik dichiara a “Politeka” che procede proprio in questo senso la reazione occidentale anche agli attacchi terroristici ucraini degli ultimi giorni: la guerra durerà altri 3-5 anni e, anche se la Russia raggiungesse il Dnepr, a quel punto la sua aviazione strategica sarebbe distrutta, danneggiata o semplicemente indebolita da un uso così intensivo in questa guerra. E, insieme all'aviazione, Mosca avrà esaurito a quel punto la maggior parte di risorse umane, scorte sovietiche accumulate, blindati, armi e tutto il resto: è così che ragionano in Occidente, dice Bortnik.

Tra parentesi, a proposito di aviazione, sulla base delle immagini satellitari apparse ieri, sembra che le conseguenze dell'attacco ucraino portato il 1 giugno a una serie di aeroporti militari russi non siano della gravità sbandierata da Kiev, con 40 velivoli danneggiati, pur se abbastanza significative. Secondo gli analisti di “Rybar”, le immagini SAR mostrerebbero che il numero provvisorio di velivoli messi fuori uso ammonterebbe a 13 unità, con 8 “Tu-95MS” (alcuni potrebbero in realtà essere “Il-76” da trasporto), 4 “Tu-22M”, un “An-12”.

E lo stesso Bortnik, seguendo queste linee di “pensiero”, afferma che un tale corso della guerra, «se non c'è la minaccia di una guerra nucleare o di un'estensione della guerra ad altre regioni, conviene a molti in Occidente. In questa guerra, ovviamente, l'Ucraina sta perdendo tatticamente, ma la Russia sta perdendo strategicamente».

Ed è ancora sulla medesima linea che il segretario generale della NATO, Mark Rutte, chiede agli “alleati” un prolungato sostegno all'Ucraina, accrescendo il potenziale bellico dell'Alleanza atlantica, come ha ribadito al summit dei fianchi orientale e meridionale della NATO tenutosi a Vilnius. Così che la NATO pianifica di accrescere la propria presenza nel Baltico e nelle aree meridionali. Il tutto, ovviamente, per «scoraggiare la potenza nemica e difenderci in questa regione... Senza un continuo sostegno all'Ucraina, non ci sarà pace. Dobbiamo fermare questa guerra brutale e aiutare l'Ucraina a fermare future aggressioni. Questa settimana ci incontreremo con il Gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina, presieduto dalla Germania», ha detto Rutte, brandendo la spada di una “guerra brutale” che, di fatto, la NATO sta conducendo da decenni con l'accerchiamento della Russia.

Nella stessa occasione l'ospite “d'onore”, il nazigolpista-capo è tornato a chiedere sanzioni contro Mosca più dure e più estese, tali da coinvolgere non solo l'Europa, ha detto, ma a livello di G7, perché è inammissibile che «la Russia detti chi debba essere membro della NATO e dove la NATO possa dislocare le proprie infrastrutture».

Del resto, quello indicato da Rutte, è un percorso che Londra sta già seguendo da tempo per proprio conto, senza bisogno di sollecitazioni atlantiche. La Gran Bretagna investirà 15 miliardi di sterline nello sviluppo di nuove testate nucleari, ha annunciato il premier britannico Keir Starmer. Presentando la “novità” ai cantieri navali di Glasgow, Starmer ha naturalmente cercato l'effetto “popolare”, parlando della creazione, in tal modo, di «9.000 posti di lavoro e altri 1.000 nella catena di approvvigionamento in tutto il Paese, nell'ambito di un rinnovamento storico del nostro deterrente nucleare, che è la linfa vitale della nostra sicurezza». Nella foga “occupazionale”, Starmer ha anche promesso la costruzione di sei nuove fabbriche di munizioni, migliaia di nuovi sistemi di difesa aerea e a lungo raggio, e la creazione di una flotta «ibrida, che combini droni con navi da guerra e sottomarini per il pattugliamento del Nord Atlantico», varando un nuovo sottomarino ogni 18 mesi.

Nello specifico del conflitto in Ucraina, Starmer ha detto che la Gran Bretagna diventerà lo «Stato più innovativo» nella sfera militare, adottando l'esperienza ucraina di coordinamento tra «droni, cacciatorpediniere, aerei con intelligenza artificiale; tutte le componenti delle nostre forze armate saranno pienamente integrate, così che entro il 2035 il nostro esercito sarà 10 volte più letale».

Non a caso, ha anche detto di essere orgoglioso dell'influenza britannica in Ucraina: Londra è stata un «fedele alleato dell'Ucraina fin dall'inizio del conflitto e continua a svolgere un ruolo centrale... Stiamo monitorando attentamente la minaccia russa in corso in Ucraina e altrove. Non dimentichiamo che la Russia sta già minacciando il nostro spazio aereo, le nostre risorse idriche e la nostra sicurezza informatica» e chi più ne ha, più ne metta, potrebbe aver concluso.

Ma, intanto, Kiev continua con gli attacchi di droni contro le aree delle regioni meridionali russe. Anche questa notte, Kiev ha lanciato droni in direzione delle regioni di Kherson e Zaporože, verso il nord della Crimea, Feodosia (dove c'è un grande deposito di petrolio) e Kerch.

E qualcuno lancia l'allarme per la rete di agenti SBU che Kiev sarebbe riuscita a mettere in piedi anche nelle regioni periferiche russe. Intervistato da Komsomol'skaja Pravda, il colonnello a riposo Viktor Baranets afferma che Mosca ha urgente bisogno di aumentare il numero di agenti del FSB nelle regioni e di introdurre la pena di morte per terroristi e sabotatori. Si deve ripristinare la pena di morte, afferma Baranets; il «nemico sta facendo il proprio lavoro. Guardate l'enorme numero, milioni di ucraini presenti sul territorio russo. L'SBU sta attivamente utilizzando questa massa gigantesca per compiere attacchi terroristici e sabotaggi in tutta la Russia... dobbiamo ammettere che l'intero territorio russo, da Kaliningrad alla Kamchatka e così via, è infestato da questi elementi terroristici dediti al sabotaggio. È un problema serio», ha dichiarato Baranets, che chiede anche l'introduzione, quantomeno parziale, della legge marziale. Il crescente numero di attacchi, sabotaggi e atti terroristici, indica che le azioni militari hanno già superato i limiti della Operazione militare speciale; il nemico, dice, non è più «sotto le vostre finestre, non dietro la vostra porta, è già sotto il vostro letto. E dobbiamo riorganizzare i metodi per contrastarlo. Se ci sono esplosioni, attentati, atti terroristici, significa che il sistema di difesa russo non funziona al meglio. Ciò significa che dobbiamo riorganizzarlo per renderlo effettivo».

 

https://politnavigator.news/uzhe-ne-svo-pora-vvodit-voennoe-polozhenie-polkovnik-baranec.html

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Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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