Il FMI all'epoca dello zero-virgola
di Domenico Moro*
Il FMI all'epoca dello zero-virgola. Dopo le discussioni paradossali sullo zero-virgola in più o in meno del deficit pubblico, ora assistiamo alle atrettanto paradossali discussioni sullo zero-virgola del Pil.
Il FMI si dice preoccupato per il calo della stima del Pil italiano dello 0,4: dall'1% allo 0,6%.
Come se cambiasse qualcosa. Un tempo ci si preoccupava quando la crescita andava sotto il 3%. Soprattutto non è l'Italia a essere un rischio per l'economia globale - come pretende il FMI -, ma è l'economia globale a essere un rischio per l'Italia. Infatti, un Paese che ha depresso la domanda e il mercato domestici - per aver implementato le politiche europee e essersi allineato al neomercantilismo tedesco - e si fonda sulle esportazioni non può che risentire della frenata mondiale. Nè può essere una locomotiva per le economie altrui tramite il suo import e i suoi consumi interni.
Piuttosto il FMI con le sue politiche restrittive ha causato e aggravato molte crisi nei paesi del terzo mondo, che erano stati così impudenti da accettare le sue ricette neoliberiste in cambio di prestiti. Un po' come è successo alla Grecia con la Commissione europea e la Bce. Il problema è la carenza di investimenti privati e soprattutto pubblici. Forse sarebbe meglio far sì che l'Italia recuperi quella autonomia di manovra necessaria a definire politiche economiche e industriali di cui abbisogna. E questo, come dimostra la storia politica anche recente, non è possibile dentro l'euro e i vincoli dei trattati.
*Post Facebook del 22 gennaio 2019