Il lavoro in galera

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Il lavoro in galera

 


di Giorgio Cremaschi


La ministra della funzione pubblica Bongiorno, che ha come massimo lustro della sua carriera l'assoluzione di Andreotti, ha proposto la schedatura dei dipendenti pubblici, con impronte digitali e biometriche. Come i rom e i sinti, che devono essere censiti perché rubacchiano, i pubblici devono essere controllati come in un carcere, perché tra di essi si annidano i furbetti del cartellino. 

È la società del sospetto e della ferocia che mette tutto il lavoro in galera, senza distinzioni tra padrone pubblico e padrone privato. 

La maestra Flavia di Torino, che dopo essere stata sottoposta alle cure degli idranti e delle cariche della polizia ha inveito contro di essa, è stata licenziata. Da tutte le scuole del Regno verrebbe da dire. 

L'operaio Mimmo Mignano, che insieme a altri quattro compagni ha protestato contro i suicidi dei lavoratori FIAT emarginati e bullizzati dall'azienda, ha visto il licenziamento confermato dalla Cassazione. E ora padrone e giudici vogliono indietro gli stipendi che gli operai hanno ricevuto. 

La ferocia quotidiana del potere non colpisce solo poveri e migranti, ma sempre di più anche quel mondo del lavoro che una volta aveva diritti e potere. Anzi si può tranquillamente affermare che la violenza economica e di stato contro gli ultimi, costituisce solo la leva per colpire i penultimi. 

È la schiavitù che avanza, presentata sempre come necessità oggettiva, banale persino, di affermare regole. Bongiorno, Salvini e Marchionne vogliono tutti affermare lo stesso principio: ordine e disciplina per Dio!

Naturalmente il potere autoritario che toglie ogni libertà al lavoro ha anche le sue preferenze ed i suoi protetti. Il carabiniere che ha detto la verità sui suoi colleghi responsabili della morte Cucchi è perseguitato dai vertici dell'Arma, mentre gli autori del crimine sono ancora tutti al lavoro. Il potere autoritario in Italia ha sempre i tratti del potere mafioso. Che non a caso è scomparso dai proclami legge ed ordine di Salvini e compagnia. 

Ogni giorno che passa veniamo abituati a considerare normale qualche orrore in più, dopo le impronte digitali ci potrebbero essere le tute arancioni per chi viola le regole, naturalmente solo per poterli distinguere, che diamine. 

I governi precedenti nel nome del mercato hanno distrutto i diritti e il senso stesso della dignità del lavoro. Quello attuale su queste macerie vuole ricostruire il potere dell'autorità sulle persone, di ogni autorità, pubblica o privata che sia. 

È come se ci sia stata una divisione dei compiti. Tra governi vecchi e governo nuovo si passa il testimone di un potere ogni giorno più feroce.

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