Il PD solo due mesi fa depositava ddl per vietare la rielezione del Presidente della Repubblica

Il PD solo due mesi fa depositava ddl per vietare la rielezione del Presidente della Repubblica

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Non passa giorno o dichiarazione di Letta (Enrico) per non ricordarci quale sia il peggior partito italiano. Artefice numero uno della riconferma di Sergio Mattarella che si appresta tra qualche ora a forzare per la seconda volta consecutiva la nostra Costituzione, il PD è lo stesso partito che il 2 dicembre 2021 (due mesi fa) depositava a firma dei senatori Parrini, Zanda e Bressa un disegno di legge costituzionale "che modifica gli articoli 85 e 88 della Costituzione, vieta la rieleggibilità del presidente della Repubblica e abroga anche il semestre bianco."

Nell'articolo 1 del ddl si chiede espressamente di aggiungere al primo comma dell'articolo 85 della Costituzione che il presidente della Repubblica "non è rieleggibile". 

Era rimasto fino a Napolitano come prassi costituzionale dato che, come ricordano i firmatari della legge, in sede di assemblea costituente si pose la questione della limitazione ad un mandato al centro di diverse sedute. "È infatti evidente - affermano i senatori dem - che, se l'eccezione divenisse regola e quella che è stata la regola cominciasse ad apparire come eccezione, l'equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Non è peraltro un caso se gli Stati Uniti, pur in un contesto di elezione sostanzialmente diretta del Presidente, hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l'eccezione avrebbe potuto divenire prassi".

Come sottolinea Repubblica, organo di stampa vicinissimo al Pd, "fu Antonio Segni il primo a segnalare, nel messaggio alle Camere del 16 settembre 1963, che il periodo di sette anni è "sufficiente a garantire una continuità nell'azione dello Stato", e quindi l'opportunità di introdurre "la non immediata rieleggibilità del Presidente", per "eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione". Il messaggio era controfirmato, come presidente del Consiglio, da Giovanni Leone, che poco dopo presentava alle Camere un disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 85 e 88 della Costituzione nel senso auspicato dal capo dello Stato. Analoga iniziativa era partita da un gruppo di deputati guidati dal liberale Aldo Bozzi già prima del messaggio presidenziale. Leone, diventato poi capo dello Stato, richiamò nuovamente l'opportunità di una riforma in tal senso nel proprio messaggio alle camere del 14 ottobre 1975.

Nel testo del ddl si ricorda poi che "il tentativo più avanzato di riforma in questo senso si ebbe però nella IX legislatura, con la ben nota Commissione bicamerale presieduta proprio da Aldo Bozzi, che proponeva l'introduzione della non immediata rieleggibilità e, quanto agli ultimi sei mesi di mandato, la subordinazione del potere di scioglimento al parere conforme dei presidenti delle Camere".

Per comprendere bene la nostra classe politica basta ribadire questo: il 2 Dicembre il PD, partito che più di tutti ha voluto la riconferma di Mattarella, presentava una proposta di legge che vietava la rielezione del Presidente della Repubblica. Sipario.
 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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