Insieme anche nella cattiva sorte: jihadisti e "Caschi Bianchi" fuori dalla Siria
Chiudono baracca e burattini le forze della NATO dopo che l’esercito siriano ha riconquistato gran parte delle roccaforti dei “riibelli”. E tra i burattini anche i criminali “Caschi Bianchi”, da anni decantati dalla RAI che oggi, tramite Lucia Goracci, sta plaudendo alla loro “salvezza” garantita dal trasferimento in Israele e da lì verso l’Europa.
Eppure, per evitare ulteriori bagni di sangue, il governo di Damasco, tramite la Croce Rossa Internazionale, ha finora garantito il salvacondotto a migliaia di jihadisti che, incolumi e con le sole armi leggere, hanno potuto lasciare le città siriane che occupavano da anni. Perché mai i Caschi Bianchi non avrebbero potuto usufruire, anch’essi, di questo salvacondotto? “Perché il regime di Assad li considera delle spie al soldo degli Americani.”
Una bufala: considerando, ad esempio, l’evacuazione di Aleppo con gli automezzi dei Caschi Bianchi che aprivano i convogli. Una bufala che si direbbe confezionata, sia per glorificare il “ruolo umanitario di Israele”, sia per preparare i festeggiamenti in Europa per l’arrivo di questi tagliagole.
Già, perché il trasferimento dei Caschi Bianchi in Europa, pone una questione sulla quale ci eravamo già soffermati in un precedente articolo: che fare delle migliaia di jihadisti e altri assassini che dalla Siria stanno ritornando in Europa?
Finora, la Francia continuava a garantire a questi loro “compatrioti” l’indennità mensile di disoccupazione ma già c’è chi si è spinto più avanti. Ad esempio Gilles DeKerchove, Coordinatore antiterrorismo dell’Unione Europea, che propone di reintegrarli nella nostra società come si trattasse di tossicodipendenti (“Quando questi combattenti torneranno in Europa dovremo inevitabilmente reintegrarli e offrire loro una nuova alternativa di vita, poiché non potremo chiuderli tutti nelle carceri”).
Ma di processare questi personaggi come criminali di guerra, non ci pensa nessuno?
Francesco Santoianni