Prima sostenuti e ora temuti: i "foreign fighters" tagliagola che dalla Siria tornano in Europa
Davvero improbabile, come afferma Le Figaro, che migliaia di Foreign fighters partiti dalla Francia per andare a combattere in Siria, per un “disguido burocratico” continuassero a ricevere mensilmente l’indennità di disoccupazione. Più verosimile è che, essendo inviati in Siria dalla Francia, questa provvedeva, (come già faceva la Danimarca) a garantire ad essi, oltre ad armi e impunità, anche qualche extra.
Ma questa è storia di ieri.
Ridotti allo sbando dall’avanzata dell’esercito siriano e irakeno, migliaia di tagliagole (come documentato in questo dettagliato Report) stanno ritornando in Europa suscitando un ipocrita “allarme” nei governi e nei media che li avevano finora coccolati. E fervono le proposte per impedire che questi terroristi - se non altro, per costringere i governi europei a rispettare i patti – uccidano anche qui da noi.
Proposte davvero bizzarre, come quella di Gilles DeKerchove, Coordinatore antiterrorismo dell’Unione Europea: reintegrarli nella nostra società come si trattasse di tossicodipendenti (“Quando questi combattenti torneranno in Europa dovremo inevitabilmente reintegrarli e offrire loro una nuova alternativa di vita, poiché non potremo chiuderli tutti nelle carceri”).
Un posto di prima classe sulle navi delle ONG e una pensioncina? E, magari, pure un monumento per questi “eroi della libertà”, come proponeva il ministro belga degli Esteri. Non ci credete? Guardate questo video.
Francesco Santoianni