Israele si arrende allo sciopero della fame. Nel dettaglio cosa hanno ottenuto prigionieri politici palestinesi

Israele si arrende allo sciopero della fame. Nel dettaglio cosa hanno ottenuto prigionieri politici palestinesi

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di Paola Di Lullo 
 
E così è finito. Due giorni fa, dopo 41 giorni di sciopero della fame, i prigionieri politici palestinesi hanno raggiunto un accordo con le autorità carcerarie israeliane. 20 ore di negoziati nel carcere di Ashkelon tra il leader dello sciopero, Marwan Barghouti e l'Ips (Israel Prison Service).



Di questi 41 giorni, lo sciopero di massa più lungo nelle carceri israeliane, poco è dato sapere, se non l'adesione di personaggi di spicco di tutte le fazioni palestinesi. I leader di Hamas,  Hasan Salameh e Abbas al- Sayyedil leader del Jihad islamico, Zaid Bseiso,  il segretario generale del PFLP, Ahmad Sa’adat, ed i leader  Kamil Abu Hanish e Ahed Abu Ghoulmeh, il leader del FDLP (Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina) Wajdi Jawdat, il leader del Partito Popolare Bassam Khandakji , ed i prigionieri palestinesi più anziani, Karim Younes e Nael Barghouthi. Sappiamo anche che i palestinesi hanno deciso, sostenuti solo dalla loro strenua volontà, di non arrendersi. Israele ha cercato di non far trapelare nulla sulle condizioni di salute di oltre 1.500 persone, che si sono alimentate solo di acqua e sale, impedendo anche i colloqui con gli avvocati, spostando i detenuti da un carcere ad un altro, da un isolamento ad un altro. Nemmeno il video fake di Barghouti che gozzovigliava dolci ha spezzato l'indomito animo resistente dei palestinesi ( qui il link : https://vimeo.com/216366719 )

Solo Marwan Barghouti* ed Ahmad Sa'adat*° hanno potuto vedere i loro avvocati, i quali hanno riferito di condizioni di salute in progressivo deterioramento. Altre notizie trapelate, lo spostamento di quasi tutti i detenuti  in sciopero nelle prigioni israeliane di Beersheba a sud, di Shatta a nord e di Ramla al centro, ciascuna delle quali dotata di un ospedale da campo predisposto all’inizio dello sciopero, ed i ricoveri di circa 150 detenuti, tra cui Samer Issawi, per controlli medici.

Fino a tre giorni, dalle carceri, la voce era una sola : dignità o morteIn una lettera Karim Yunis, il detenuto da più anni in carcere, aveva annunciato un’escalation della protesta, con alcuni prigionieri che avevano cominciato a rifiutare anche sale ed acqua: “I nostri corpi possono essersi indeboliti e non riusciamo quasi più a muoverci, ma il nostro spirito raggiunge il cielo. Nonostante la durezza della lotta e la sua ferocia, siamo determinati a continuare fino alla vittoria, non solo per noi ma per tutto il nostro popolo”. Ha vinto la dignità. Israele, almeno sulla carta, ha perso.

Quali erano le richieste dei prigionieri politici palestinesi?

- poter ricevere visite dai parenti. A tal proposito, i detenuti richiedevano il reintegro della seconda visita mensile, una durata di colloqui da 45 a 90 minuti, minori restrizioni per i parenti di secondo grado;
- la fine dell’isolamento e della detenzione senza accusa e senza processo;
- la fine degli arresti arbitrari di massa, delle torture, dei maltrattamenti e delle misure punitive, che non escludono donne e minori;
- assistenza e cure mediche, miglioramento complessivo dei servizi sanitari dell'ospedale della prigione di Ramla, considerati “pessimi” in confronto agli standard di Tel Aviv. Veniva inoltre richiesto l’accesso di dottori per visite mediche specialistiche all’interno delle strutture detentive nei confronti  dei malati gravi o dei disabili e l’abolizione dei costi delle cure a carico dei prigionieri;
- il diritto all’istruzione;
- la fine della disumanità cui sono sottoposti nei vari trasporti;
- l’eliminazione di atteggiamenti “provocatori e umilianti”da parte delle IPS (Servizio Penitenziario Israeliano) nei confronti delle detenute donne e delle restrizioni per le visite dei figli delle detenute.


Ad oggi sono  6.500 i detenuti politici palestinesi in 22 prigioni israeliane. Tra loro 300 bambini, 62 donne, 500 prigionieri in detenzione amministrativa e 14 membri del Consiglio Legislativo Palestinese.
 
Issa Qaraqe, ministro per gli Affari dei Prigionieri, e Qadura Fares, presidente della Società dei Prigionieri Palestinesi ( PPS ) hanno confermato l'accordo ieri mattina, prima della conferenza stampa tenuta da Qaraqe, parlando di ”benefici di carattere umanitario” ottenuti dai detenuti politici in Israele

I  detenuti hanno ottenuto l’aumento delle visite dei familiari, l’installazione di telefoni pubblici nelle prigioni e la possibilità di poter accedere sugli apparecchi televisivi ad un maggior numero di canali , per poter essere informati su quanto accade fuori dalle carceri.

Il governo israeliano, in particolare il ministro per la sicurezza interna Ghilad Erdan, è sempre stato contrario a qualsiasi trattativa con Barghouti e gli altri detenuti in sciopero della fameLo Shin Bet,  invece, preoccupato per la situazione ormai esplosiva in tutta la Palestina

Occupata, spingeva da giorni per l’apertura di un negoziato
 nelle carceri. Difatti, il progressivo peggioramento delle condizioni di salute di molti prigionieri aveva fatto salire la tensione, mobilitato migliaia di palestinesi in molte città e villaggi e creato le condizioni per una protesta di massa contro l’occupazione militare israeliana.
 
Al-Mayadeen TV ha segnalato ulteriori aspetti dell’accordo:

- ingresso periodico di medici esterni privati ??per esaminare i prigionieri malati
- visite da membri della famiglia di “secondo grado”, inclusi nonni e nipoti
- importo maggiore a disposizione dei detenuti per acquisti nel negozio della prigione, dove devono essere acquistati quasi tutti i beni di prima necessità 
- 3 canali satellitari da aggiungere a quelli a disposizione dei prigionieri
- t rasferimento dell’ospedale del carcere di Ramla all’antica sezione che comprende diverse sale e un’area ricreativa
- installazione di un telefono pubblico per le donne detenute, i minori prigionieri e i detenuti malati, per comunicare quotidianamente con i propri familiari.
-  visite familiari da 45 minuti attuali a 60 minuti
 - possibilità di fare fotografie con i famigliari una volta all’anno
- aumento della quantità di carne, verdure e frutta
- introduzione di abbigliamento come pantaloni e borse
- 1 litro di olio d’oliva, 1 chilo di caffè, 1/2 kilo baklava e 1/2 kilo za’atar per ciascun priginiero.
 

Dopo 41 giorni vince la dignità, la resistenza, l'unione, la determinazione, la voglia di giustizia, libertà, rispetto. Vincono i prigionieri politici paestinesi, ma non solo. Vince tutto un popolo, da troppi anni sotto un'occupazione tanto strisciante, quanto subdola. Vince un popolo che rivendica terra, case, acque, cultura, tradizioni. Vince la Palestina tutta e le persone libere di tutto il mondo con essa,
 
*Il 14 maggio, per la prima volta dall'inizio del suo sciopero della fame, il 17 aprile, l'avvocato Khadr Shaqirat ha potuto visitare il suo assistito Marwan Barghouti. 
Shaqirat ha riferito alla stampa che le condizioni di Barghouti sono molto deteriorate. 
Le autorità carcerarie, pur detenendolo in isolamento in una cella posta in un seminterrato dove non penetra luce e che non ha aperture esterne, lo sottopongono a perquisizioni quattro volte al giorno, mantenendolo ammanettato alle caviglie e ai polsi. Inoltre, nella cella pervengono assordanti suoni di allarmi a tutto volume più volte nella giornata, costringendolo a proteggersi le orecchie con fazzoletti. 
L'avvocato ha tenuto a precisare che la cella dove è detenuto Barghouti è priva di ogni requisito di base ed è piena di insetti. Il detenuto dispone di una sola coperta, non può cambiarsi i vestiti dall'inizio dello sciopero della fame e gli sono stati tolti tutti i libri. 
 Dall'inizio delle sciopero della fame, Marwan Barghouti ha perso 12 chili, arrivando oggi a pesare 53 chili


*° Il 14 maggio 2017, l’avvocato di “Addameer” Farah Bayadsi  ha visitato nella prigione di Ohli Kedar Ahmad Sa’adat. All’avvocato di “Addameer” era stata in precedenza negata la visita, ma ha ricevuto il permesso in seguito ad una richiesta all’Alta Corte israeliana presentata il 10 maggio 2017. Dall’inizio dello sciopero, il 17 aprile 2017, “Addameer” ha chiesto molti permessi al Servizio Penitenziario Israeliano (IPS) per visitare prigionieri e detenuti in sciopero della fame, ma l’IPS o non ha risposto o ha rifiutato le richieste. Il 3 maggio 2017 Sa’adat si è unito allo sciopero della fame, insieme a numerosi importanti dirigenti politici palestinesi, e giovedì 11 maggio, insieme a 38 detenuti in sciopero della fame, è stato trasferito dall’isolamento nel carcere di Ashkelon alla prigione di Ohli Kedar, sempre in isolamento. Sa’adat ha informato l’avvocato di “Addameer” che i prigionieri sono stati sottoposti a due violente perquisizioni al giorno, durante le quali  sono stati obbligati a lasciare la loro stanza, cosa che è fisicamente estenuante per persone debilitate dallo sciopero della fame. Ha anche aggiunto che 10 prigionieri sono tenuti in una stretta cella con un solo lavandino, un solo bagno e senza ventilatore o aria condizionata ( con un clima molto caldo), e che a ogni prigioniero sono state date tre coperte. Bayadsi ha notato che le condizioni di salute di Sa’adat stanno peggiorando e che sembra debole, cammina e parla molto lentamente e ha perso molto peso. Inoltre il suo volto appare pallido e sta bevendo solo acqua. Sa’adat ha aggiunto che i controlli medici realizzati dall’IPS non sono sufficienti, in quanto vengono verificati solo la pressione sanguigna e il peso degli scioperanti. Secondo Bayadsi, nonostante il peggioramento delle sue condizioni di salute, Sa’adat mantiene il morale alto e intende continuare lo sciopero della fame finché le richieste dei prigionieri verranno accolte. Sa’adat ha aggiunto che l’IPS ha imposto ai prigionieri il divieto di visite di familiari per 2 mesi; il divieto di accesso alla “mensa” (lo spaccio della prigione); il sequestro del sale e di tutti i vestiti tranne un capo di abbigliamento per prigioniero. Cosa più preoccupante, l’IPS ha reso ulteriormente difficile a medici indipendenti visitare i detenuti in sciopero della fame ed ha fornito loro tazze di plastica per bere dal rubinetto invece dell’acqua potabile normalmente fornita.
 
 
 
Fonti : Samidoun
            Addameer
            Palestine News Network
            Ma'an
            Nena News Agency
            Invictapalestina

           
 

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