Javier Milei: il Trump della Pampa?

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Javier Milei: il Trump della Pampa?

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di Paolo Arigotti

 

Il malcontento del popolo argentino verso la situazione del paese e l’attuale governo, rappresentato dal tandem Alberto Fernández e Cristina Fernández de Kirchner, rispettivamente presidente e vicepresidente in carica da circa quattro anni, è emerso in occasione del voto di agosto per le primarie delle presidenziali, previste per il prossimo mese di ottobre[1]. Fernández non ha preso parte alla competizione, avendo annunziato già lo scorso anno l’intenzione di non concorrere per un nuovo mandato.

La crisi economica e inflattiva, la rottura con una serie di valori tradizionali (come la legalizzazione dell’aborto, il riconoscimento dei diritti per le coppie omosessuali o l’ideologia gender in campo educativo) non sembra incontrare il favore della maggioranza degli argentini, e pure la campagna di demonizzazione e i numerosi processi per corruzione che hanno investito la Kirchner, già presidente dal 2007 al 2015, non hanno certamente favorito l’attuale governo.

Sia chiaro che il giudizio negativo circa l’attuale dirigenza politica non è condiviso da tutti. Paula Klachko, sociologa, storica e docente universitaria, riferendosi ai dodici anni di “kirchnerismo”, sostiene che questa fase politica, ponendosi in netto contrasto e discontinuità con quella neoliberista degli anni Novanta,  “ha consentito la ripresa del mercato interno, una progressiva redistribuzione della ricchezza, un sostanziale miglioramento della qualità della vita e l’ampliamento dello spettro dei diritti riconosciuti dallo Stato.” Tutti progressi, sempre secondo la  Klachko, in gran parte annullati dal governo della destra (tornata al potere nel 2015 con Mauricio Macri), secondo alcune tendenze che neppure il tandem Fernández Kirchner, complice pure l’emergenza sanitaria, è stato in grado di invertire[2].

Fatto sta che circa un terzo degli argentini ha votato per Javier Milei, considerato esponente della destra conservatrice e tradizionale, fautore di un pensiero ultraliberista in economia. Milei è stato il vincitore delle primarie del 13 agosto, dette “Paso”, le consultazioni con le quali vengono scelti i candidati ufficiali per la Casa Rosada (la residenza ufficiale del capo dello Stato). Le elezioni generali sono previste per il 22 ottobre e se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza prevista si andrà al ballottaggio.

Col 30 per cento dei voti Milei (e la sua formazione La Libertad Avanza) ha superato le opposizioni di destra coalizzate di Juntos por el Cambio, guidate da Patricia Bullrich (28 per cento), mentre i peronisti di Unión por la Patria, che candidano il ministro dell’Economia Sergio Massa, si sono fermati al 27.

L’elettorato sembra in questo modo aver voluto premiare i candidati che, più di altri, si sono espressi a favore dei valori tradizionali: vita, libertà, proprietà. Una netta discontinuità anche rispetto a una fase politica caratterizzata da scandali e corruzione – abbiamo ricordato le inchieste nelle quali è stata coinvolta la Kirchner – riguardo i quali Milei si è presentato agli elettori come la novità, pronto a spazzare via corrotti e corruttori con la sua rivoluzione liberale.

Non che tutti gli argentini abbiano creduto alle promesse dei candidati in lizza. A votare sono state circa 1,4 milioni di persone in meno rispetto alle primarie del 2019, circa 10 milioni coloro che si sono astenuti (su una popolazione di circa 40 milioni).

Milei è un economista, che dichiara di ispirarsi a pensatori ultraliberisti come Milton Friedman o Murray Rothbard; la sua fede nei principi del laissez-faire è tale, che egli sposa questa dottrina persino quando si parla di organi umani, sulla base dell’assunto che ognuno debba essere padrone del proprio corpo.

I punti principali della sua ricetta per la ripresa del paese passa da una forte contrazione della macchina statale, con tagli a ministeri e aziende pubbliche e un’ondata di privatizzazioni; nel suo disegno persino la banca centrale dovrebbe essere liquidata, favorendo la dollarizzazione dell’economia, una soluzione giudicata incostituzionale dal presidente della Corte Suprema di Giustizia. Secondo Milei, quando i politici non hanno altre fonti di finanziamento, ricorrono alla banca centrale, il che genera inflazione[3], per cui la soluzione da lui prospettata sarebbe la chiusura della banca stessa.

Altre misure prevederebbero una riduzione di tasse e della spesa pubblica; una liberalizzazione del mercato del lavoro, con nuova precarietà; maggiore apertura al commercio internazionale, che però rischia di avere pesanti ripercussioni sul mercato interno, causando un aumento dei prezzi; la riforma del mercato energetico e la promozione degli investimenti, specie esteri; la revisione del mercato agricolo e dell’apparato di giustizia, limitando il ruolo politico dei giudici; un ripensamento del welfare state e del sistema sanitario, che verrebbero in larga misura privatizzati, con le conseguenze che si possono immaginare, specie per i ceti più deboli; la riforma del sistema di sicurezza e della scuola, anche qui con forti aperture al privato.

Tra i punti del suo programma, a parte la ricordata dollarizzazione dell’economia, in un paese afflitto da un’inflazione che ha toccato punte del 130 per cento e che ha praticamente azzerato la valuta nazionale, figurano la libertà di educazione per le famiglie (tuttavia Milei si dichiara contrario all’educazione sessuale nelle scuole) e il contrasto a politiche abortiste (persino in caso di stupro) o a favore della comunità LGBT.

Similmente a quanto previsto dalla legislazione in vigore in molti stati degli USA, Milei propenderebbe per una maggiore liberalizzazione del mercato delle armi per la difesa personale. Se le gerarchie cattoliche sembrano appoggiare il candidato per le sue posizioni antiabortiste, i suoi programmi sulla riduzione del welfare destano molte perplessità.

Anche perché in occasione dell’intervista rilasciata al noto giornalista statunitense Tucker Carlson, Milei se la è presa anche col Papa, definendolo "il rappresentante del maligno sulla terra", per aggiungere che "Il Papa fa politica, ha una forte influenza politica e ha anche mostrato una grande affinità con dittatori come (Raúl) Castro e (Nicolás) Maduro. In altre parole, è dalla parte delle dittature sanguinarie (…) Ha un'affinità con i comunisti assassini (...) È accondiscendente con tutti gli uomini di sinistra, anche se sono veri assassini"[4].

Preoccupazioni sono state espresse anche per altre sue esternazioni, come quando ha definito il global warming «una bugia socialista»[5]; in politica estera molte riserve sono arrivate dai presidenti di Messico e Brasile, Obrador e Lula, mentre il collega boliviano Luis Arce, pure lui economista, ha detto che la scelta della dollarizzazione, come dimostrano i precedenti di Ecuador e Panama, sarebbe ben lungi dal risolvere il problema dell’inflazione[6].

Facendo una valutazione complessiva del programma di Milei, il commento di Guido Da Landriano[7], per Scenari economici, è impietoso: “La ricetta Milei è in parte quasi logica, in parte difficilmente realizzabile, in parte incomprensibile e pericolosa. La mia personale sensazione è che alla fine, per una buona metà delle sue proposte, Mieli si comporterà come il perfetto politico mediterraneo: promettendo una cosa e facendo l’esatto opposto, oppure non facendo nulla. Milei rischia solo di essere l’ennesima proposta demagogica”. E tutto questo ci ricorda cose già viste alle nostre latitudini…

Ricardo Roa, direttore del quotidiano Clarin, il più diffuso nel paese, ha detto che: «Nessuno ha capito cosa stava succedendo nella società argentina, un elefante ci è passato davanti e non ce ne siamo accorti»[8].

In effetti, il personaggio si presta a certe valutazioni per via dei suoi modi di fare e delle sue ricorrenti partecipazioni a programmi televisivi, dove veniva spesso invitato per via dei modi aggressivi e della battute rozze (tra le quali quella di essere un coach di sesso tantrico); senza mai dimenticare che quando si criticano certi format bisognerebbe preoccuparsi più di quanti li seguono, che di chi va in onda…

Un ritratto di Milei ci viene offerto anche da Sara Gandolfi[9] per il Corriere della sera: “Economista, polemista di talk show, maestro di sesso tantrico ed ex bambino maltrattato, con un morboso attaccamento alla sorella minore Karina, «il mio Capo», e ai cinque cani mastini con cui condivide casa”, ricordandoci che lui stesso “si definisce «anarco-capitalista», promette di «cacciare a calci nel sedere» i politici, liberalizzare il possesso d’armi e la vendita di organi umani, vietare l’aborto e l’educazione «gender»”.

Pure altri commenti della stampa internazionale sulla personalità e i programmi di Milei sono stati impietosi: dalle accuse di essere un anarchico ultraliberista, trumpiano ed estremista di destra, fino a Repubblica lo definì «loco» (pazzo): un coro di critiche comparso sulle colonne di Der Spiegel, The Guardian, New York Times, Le Monde, Corriere della Sera, El Pais.

Per restare ai fatti internazionali, va ricordata la querelle legata all’ ingresso dell’Argentina nei BRICS, che dovrebbe decorrere dal prossimo primo gennaio. Ci si domanda se, in caso di vittoria di Milei, tale opzione sarebbe confermata. Se è verissimo che esistono una serie di elementi che militano a favore della conferma della decisione presa nell’ultimo vertice di agosto – il forte interscambio con Cina, India e Brasile (paesi fondatori dei BRICS), l’accesso a nuove valute negli scambi internazionali (diverse dal dollaro), la possibilità di accedere ai prestiti della nuova banca di sviluppo, una maggiore forza diplomatica in una serie di vertenze (come la questione delle isole Falkland o Malvinas) – lo è altrettanto che un’eventuale adesione striderebbe non poco con vari punti del programma di Milei: pensiamo alla dollarizzazione dell’economia o all’avversione verso la Cina, più volte palesata. Per questa ragione, ogni previsione in merito sarebbe un azzardo, anche perché, sia pure per ragioni diverse, anche la candidata della destra, Patricia Bullrich, è contraria all’ingresso nei BRICS [10] [11].

Per restare in tema, tra le dichiarazioni più controverse di Milei in politica estera vanno annoverate quelle riferite ai rapporti con Cina e Brasile: egli ha manifestato l’intenzione di rompere le relazioni coi due stati, perché non si possono può avere a che fare con paesi comunisti, e lo stesso discorso lo ha fatto parlando di Venezuela, Cuba o Corea del Nord, a suo dire nazioni non democratiche con le quali non si possono intrattenere rapporti. E non vanno trascurate le uscite sul Mercosur, le “CEE” del Sudamerica, che a suo avviso andrebbe eliminato in quanto ostacolo al libero commercio e allo sviluppo dell’Argentina[12]. In pratica, per Milei, l’unico “faro” sarebbe rappresentato dall’Occidente, tipo quel FMI riguardo al quale l’attuale presidente Fernandez si è espresso in termini tutt’altro che lusinghieri.

Chiaramente prendere per buone queste dichiarazioni, ammesso e non concesso che Milei vinca le elezioni, è tutt’altro discorso. Se già in campagna elettorale Diana Mondino, il principale consulente economico di Milei, ha assunto toni più moderati, per esempio sui rapporti coi vicini latino americani, qualcosa vorrà pur dire. E stesso discorso potrebbe farsi per la Cina, visto che il gigante asiatico – discorso BRICS a parte – ha un peso rilevante per l’Argentina sia come finanziatore, che nel settore agro alimentare, ragion per cui tagliare ogni rapporto sarebbe a dir poco impensabile.

La verità è che visto che Milei, al di là degli aspetti più istrionici, è tutto fuorché un dilettante allo sbaraglio, e persona che conosce l’economia - e (probabilmente) le tecniche di comunicazione di massa – molti dei suoi proclami servono più che altro per fare presa sull’elettorato, presentandosi come un candidato di rottura rispetto al passato. In tal senso, associare semplicisticamente il suo nome a qualche improvvisato di turno potrebbe rivelarsi un errore di valutazione, senza per questo escludere che la sua proposta politica sia in gran parte esercizio di demagogia populista, priva di sostanza, volta a catturare consenso e attenzione, specie agli occhi di coloro che, più che avere fiducia in lui, l’hanno persa nei confronti dei suoi avversari.

Consapevole di ciò, Milei gioca le sue carte con gli slogan contro  la “casta”, con tanto di motosega brandita durante un evento[13], per dimostrare la sua intenzione di dare un “taglio” netto rispetto al passato.

E questi fenomeni politici sono in crescita: se è vero che, nel rispetto dei dibattito e del confronto democratico e pluralista, nessuno può essere escluso dalla competizione elettorale, occorrerebbe semmai interrogarsi sulle ragioni che portano all’emergere di certi personaggi. Anche perché, l’esperienza (non solo argentina) insegna che, al di là del malumore (comprensibile) dell’elettorato e del voto di protesta, per questa via non si ottengono grandi risultati.

Quando la competizione elettorale diviene una gara a chi “la spara più grossa”, forse è arrivato il momento di chiedersi se quella cosa sacrosanta che chiamiamo democrazia sia in pericolo. E non bisognerebbe dimenticare che il contrasto ai programmi irrealistici o mero frutto di demagogia dovrebbero avvenire con le idee e con proposte concrete, non ricorrendo a insulti o sterili etichette (tipo quella abusata di “fascista”). In caso contrario, si finisce per fare il gioco del populista di turno e chi ne esce sconfitto, alla fine della fiera, è sempre il comune cittadino.

E, per l’ennesima volta, non ci stiamo riferendo solo dell’Argentina.

 

FONTI

lanuovabq.it/it/argentina-chi-e-javier-milei-il-candidato-favorito-alla-presidenza#:~:text=Javier%20Milei%2C%20economista%20argentino%2C%20contrario,dei%20partiti%20alle%20elezioni%20presidenziali

www.notiziegeopolitiche.net/argentina-il-presidente-fernandez-non-si-ricandidera-alle-prossime-elezioni/

www.ambito.com/politica/elecciones-2023-estos-son-los-candidatos-presidenciales-confirmados-n5664630

it.insideover.com/politica/largentina-a-destra-guerra-alle-spie-russe-due-anni-di-orrori-in-afghanistan-cose-successo-oggi-nel-mondo.html

www.lantidiplomatico.it/dettnews-nella_crisi_argentina__emerso_un_mostro_protofascista/5496_50569/

www.elmundo.es/internacional/2023/05/24/646cbc6afdddff70758b45bd.html

www.washingtonpost.com/world/2023/08/14/javier-milei-argentina-presidential-election/

scenarieconomici.it/il-programma-di-javier-milei-in-tredici-punti-e-la-nostra-valutazione/

www.corriere.it/esteri/23_agosto_15/argentina-milei-primarie-12d3bd3c-3ad2-11ee-abb0-42043eee8c66.shtml

www.money.it/chi-e-javier-milei-biografia-candidato-destra-presidente-argentina

www.lantidiplomatico.it/dettnews-milei_il_futuro_dellargentina_nei_brics__a_rischio/5871_50901/

www.repubblica.it/esteri/2023/08/14/news/argentina_elezioni_primarie_milei-411036455/

www.repubblica.it/esteri/2023/03/22/news/argentina_javier_milei_candidato_presidenza-393168927/

www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/18/argentina-lultima-uscita-di-javier-milei-il-candidato-di-ultradestra-brandisce-una-motosega-accesa-in-un-comizio/7295730/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_presidente_dellargentina_afferma_che_lfmi_ha_la_stessa_logica_di_un_fondo_avvoltoio/11_50818/

www.esquire.com/it/news/politica/a45097217/javier-milei-argentina-trump/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-fabio_massimo_parenti__leconomia_cinese__in_continua_trasformazione/5694_51035/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-eliminazione_della_banca_centrale_e_dollarizzazione_il_fanatismo_neoliberista_di_milei_minaccia_largentina/82_50784/

phastidio.net/2023/09/01/argentina-e-brics-al-limes-della-realta/

www.limesonline.com/argentina-brics-invito-malvinas-dollaro-brasile-elezioni/133322

https://www.youtube.com/watch?v=adOpfLxdhmc – “Milei dijo que si es presidente romperá relaciones con Brasil y China” – canale YouTube “Esta boca es mìa”

www.tvpublica.com.ar/post/para-milei-la-locura-no-es-querer-cerrar-el-banco-central-sino-tenerlo

www.clarin.com/tema/javier-milei.html

[1] www.ambito.com/politica/elecciones-2023-estos-son-los-candidatos-presidenciales-confirmados-n5664630

[2] www.lantidiplomatico.it/dettnews-nella_crisi_argentina__emerso_un_mostro_protofascista/5496_50569/

[3] www.tvpublica.com.ar/post/para-milei-la-locura-no-es-querer-cerrar-el-banco-central-sino-tenerlo

[4] www.lantidiplomatico.it/dettnews-milei_il_futuro_dellargentina_nei_brics__a_rischio/5871_50901/

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[7] scenarieconomici.it/il-programma-di-javier-milei-in-tredici-punti-e-la-nostra-valutazione/

[8] www.esquire.com/it/news/politica/a45097217/javier-milei-argentina-trump/

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